Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del libro “Io, sbirro a Palermo” di Maurizio Ortolan pubblicato per Melampo nel 2018 con la prefazione di Alessandra Dino e sarà ristampato per la Zolfo Editore alla fine di gennaio 2023.


Il 5 aprile abbiamo la certezza che nella casetta c’è qualcuno: Giovanni Marino sta sistemando un’antenna per la televisione su un palo, a una decina di metri dall’edificio; la sposta, la orienta, sembra rivolgersi a qualcuno che è in casa… sposta ancora l’antenna, sembra chiedere a qualcuno che sta all’interno, ma che non si affaccia mai, se la ricezione migliora.

Una sera, con discrezione, i magistrati vengono al Duomo, a rendersi conto di persona; da Roma scende Gilberto Caldarozzi, che è il direttore “reggente” del servizio centrale operativo.

Anche lui guarda le telecamere, con il dirigente della squadra mobile, Giuseppe Gualtieri. Noi siamo divisi: una parte vorrebbe intervenire subito, già quella stessa sera, perché ora pare esserci qualcuno, ma domani chi lo sa? Altri sono più prudenti: e se la casetta fosse solo un’ulteriore tappa del percorso dei sacchetti? La domanda è legittima, ma nessuno può rispondere.

Alla fine è Caldarozzi a decidere: si aspetterà di veder arrivare il prossimo pacco alla casetta di Montagna dei Cavalli, si farà osservazione diretta tutta la notte e poi a oltranza, fino a una nuova visita di Bernardo Riina, e allora si interverrà.

Avrei preferito agire di notte, e nel caso non si trovasse nessuno lasciare delle microspie, ma il capo è Gilberto, e la responsabilità è sua. Ci prepariamo all’azione, guardo avanti e guardo indietro, a vicende vissute in Polizia; l’esperienza mi ha insegnato che una cosa è raccontare, descrivere anche nei particolari, e una cosa è far vedere e documentare i fatti attraverso le immagini.

Un’intuizione efficace

Di mia iniziativa dico a Daniele, un collega della Catturandi, di procurarsi una telecamera e gli dico che dovrà riprendere tutto, dall’inizio alla fine, e se si troverà qualcosa dovranno essere le immagini, prima dei verbali, a far vedere a tutti cosa si è trovato, come si è trovato e dove si è trovato.

Gli dico che è una cosa per noi, la metto sul gioco, gli dico di fare anche delle riprese in ufficio, al Duomo, prima dell’intervento, per un ricordo solo nostro. L’idea gli piace e inizia a darsi da fare. La mattina dell’11 aprile vediamo Giovanni Marino sulla porta della casetta, sembra bussare, ci pare di vedere una mano che attraverso la porta socchiusa gli porge qualcosa.

Alle 9.58 arriva Bernardo Riina, ha con sé un pacchetto, entra nella casetta. Inizia l’operazione: si parte! Tutti vogliono partecipare, tutti vogliono essere presenti; non è più la “sindrome del centravanti”, è un gruppo di persone che hanno lavorato, che si sono sacrificate, che si sono impegnate e ci hanno creduto, e ora si aspettano di raccogliere il frutto del lavoro svolto.

Non è possibile andare tutti, bisogna continuare ad ascoltare i telefoni e a guardare le telecamere. Renato Cortese indica i ragazzi della Catturandi che devono rimanere al Duomo, poi si rivolge a me. – Per lo Sco, decidi tu, è il tuo ufficio, almeno due devono restare… Mi sento morire.

Non è vero che è il mio ufficio, perché lui è un funzionario del Servizio Centrale Operativo, e ora devo essere io a scegliere i due colleghi che non giocheranno la partita? I mezzi sono pronti, il fuoristrada, il furgone, altre due auto.

Non posso mettermi a fare la polemica che vorrei: si sta andando ad arrestare, probabilmente, Bernardo Provenzano, latitante da quarantatré anni. Può essere un’occasione irripetibile per la Polizia e per la società tutta. – Luigi, io e te restiamo. L’esempio non si dà solo sfondando le porte o suonando la carica, ma anche rinunciando alla vanità di recitare il ruolo del protagonista.

L’arresto

Partono, alle 11.21 lo arrestano, lo vediamo in diretta, dalle telecamere, mi arriva un sms di conferma; al diavolo telefoni e telecamere, salgo anch’io e faccio in tempo a vedere i luoghi, i “pizzini”, il vecchio mafioso con i tre crocifissi al collo che ripete: – Non sapete che avete fatto… Fisso in mente solo alcune immagini: una lettera iniziata infilata nel rullo di una delle macchine da scrivere, Adriano che aiuta il vecchio boss ad allacciarsi le scarpe, e il particolare mi fa piacere, perché noi del Servizio abbiamo sempre goduto di cattiva fama, quanto a durezza di modi.

Ma non c’è tempo, devo tornare di corsa: ci sono i verbali da preparare, le ordinanze di custodia cautelare da notificargli, mi precipito a Palermo e vado al Duomo a prendere le carte.

Le copie dei numerosi provvedimenti restrittivi pendenti le abbiamo preparate già dal giorno precedente, e abbiamo fatto bene ad anticipare, con un collega della Squadra Mobile che si è sobbarcato il lungo lavoro di ricerca e di fotocopia; io ho predisposto il verbale. Mi telefonano che stanno arrivando, e porteranno l’arrestato proprio lì alla Squadra Mobile, dove li devo raggiungere subito.

Dal Duomo alla Squadra Mobile, in piazza della Vittoria, saranno sì e no trecento metri, ma quando arrivo davanti la piazza è piena: c’è un’infinità di poliziotti, in divisa e in borghese, ma anche tanta gente; ormai le televisioni di mezzo mondo stanno parlando dell’arresto, ci sono giornalisti e telecamere, alcuni furgoni attrezzati si stanno organizzando per la diretta, contendendosi i posti migliori.

Provo a farmi largo ma non è facile, tutti vogliono essere in prima fila. Per fortuna tra i colleghi al portone ce n’è uno che mi conosce, sa quel che devo fare e ha una voce possente: – Maurizio, fate passare Maurizio! All’invito autorevole la folla si apre, guadagno l’ingresso, salgo al primo piano, alla Segreteria trovo un pc e inizio a stampare il verbale di notifica che ho preparato su un floppy. Nei corridoi della Mobile non si riesce a passare per quanti colleghi ci sono; preparo e stampo il verbale di arresto, poi mi portano Bernardo Provenzano: gli devo notificare le ordinanze.

Appare smarrito per la confusione, ma non sembra particolarmente turbato. È solo preoccupato per la sua salute, e anche a me ripete che ha urgenza di farsi praticare un’iniezione. Lo rassicuro, in carcere troverà chi se ne farà carico. Passo al verbale, sono tre pagine, che gli leggo: il provvedimento più vecchio è l’ordine di cattura 170/82 emesso il 26.07.1982 dalla procura della Repubblica di Palermo per «associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la persona, traffico di sostanze stupefacenti ed altri gravi reati”; proseguo, e scandisco bene quando arrivo all’ordine di esecuzione 74/98 emesso l’1.12.1998 procura della Repubblica presso il tribunale di Caltanissetta»…dovendo espiare l’ergastolo per la strage di Capaci e reati connessi”, e all’ordine di esecuzione 241/03 Res emesso il 7.04.2005 dalla procura generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Caltanissetta “…dovendo espiare l’ergastolo per vari reati, tra i quali la strage di Via D’Amelio, gli attentati di Roma, Firenze e Milano del 1993, il tentato omicidio di Salvatore ‘Totuccio’ Contorno”.

Gli spiego che si tratta dei provvedimenti restrittivi che lo riguardano, che gliene darò una copia, che se vuole mi firmerà una copia del verbale per ricevuta, altrimenti darò atto che si rifiuta di firmare. – Se lei mi dice che non importa, non firmo… Passo al verbale di sequestro: ottomilaseicento euro, un bisturi ancora sigillato in una busta di carta… Poi entra Mauro, collega dello Sco, e mi porge un libro rosso che ha in mano: – Dice Caldarozzi se gli dai un’occhiata, se è pure da sequestrare…

Prendo il libro in mano: è una Bibbia, assai consunta, guardo l’edizione, è del 1968; tra le pagine numerosi bigliettini, numerosissime sottolineature, e poi segnalibri, segni, crocette, qua e là qualche annotazione… – …e dice di sbrigarsi, perché c’è l’elicottero della Polizia che aspetta a Boccadifalco per portarlo in carcere e i tempi sono stretti perché di notte non vola… Impossibile sfogliarla tutta in pochi minuti: con Mauro conveniamo di sequestrarla, per poterla esaminare con calma. [...]. 

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