Tullio Cannella: «“Verso la fine del 1993, nel corso di un incontro con Filippo Graviano, questi, facendo riferimento al movimento “Sicilia Libera” di cui ero notoriamente promotore, mi disse testualmente: «Ti sei messo in politica, ma perché non lasci stare, visto che c’è chi si cura i politici ..... , ci sono io che ho rapporti ad alti livelli e ben presto verranno risolti i problemi che ci danno i pentiti ...»
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del decreto di archiviazione dell’inchiesta “Sistemi criminali”, della Procura della Repubblica di Palermo, del 21 marzo 2001.
Ed il 23 luglio 1997, interrogato dai Pubblici Ministeri di Palermo, Firenze e Caltanissetta, Cannella precisava: “Sin dal 1990/91 c’era un interesse di “cosa nostra” a creare movimenti separatisti; erano sorti in tutto il Sud movimenti con varie denominazioni ma tutti con ispirazioni e finalità separatiste. Questi movimenti avevano una contrapposizione “di facciata” con la Lega Nord, ma nella sostanza ne condividevano gli obiettivi.
Successivamente, sorgono a Catania “Sicilia Libera” e in altri luoghi del Sud movimenti analoghi. Tutte queste iniziative nascevano dalla volontà di “cosa nostra” di “punire i politici una volta amici”, preparando il terreno a movimenti politici che prevedessero il coinvolgimento diretto di uomini della criminalità organizzata o, meglio, legati alla criminalità, ma “presentabili”.
Nel corso dell’evoluzione di queste iniziative di tipo autonomistico - separatista, erano venute maturando, inoltre, le premesse per la creazione di un movimento politico unita rio che ci avrebbe assicurato gli stessi obiettivi che avevamo iniziato a perseguire con i movimenti separatisti.
Come ho dichiarato nel precedente interrogatorio, pertanto, quando nell’ottobre 1993, su incarico di Bagarella, costituii a Palermo il movimento “Sicilia Libera”, le due strategie già coesistevano, e lo stesso Bagarella sapeva della prossima “discesa in campo” di Silvio Berlusconi. Bagarella, tuttavia, non intendeva rinunciare al programma separatista, perché non voleva ripetere “l’errore” di suo cognato, cioè dare troppa fiducia ai politici e voleva, quindi, conservarsi la carta di un movimento politico in cui “cosa nostra” fosse presente in prima persona. Inoltre, va detto che vi era un’ampia convergenza tra i progetti, per come si andavano delineando, del nuovo movimento politico capeggiato da Berlusconi e quelli dei movimenti separatisti.
Si pensi al progetto di fare della Sicilia un porto franco, che era un impegno dei movimenti separatisti ed un impegno dei siciliani aderenti a “Forza Italia”. Si pensi ancora che, all’inizio del 1994, da esponenti della Lega Nord (Tempesta, Marchioni ed il principe Orsini), con i quali avevo avuto diretti contatti, ero stato notiziato dell’esistenza di trattative fra Bossi e Berlusconi per un apparentamento elettorale e per un futuro accordo di governo che prevedeva, fra l’altro, il federalismo tra gli obiettivi primari da perseguire. Marchioni mi aveva riferito che un parlamentare della Lega Nord, questore del Senato, aveva confermato che il futuro movimento, che avrebbe poi preso il nome di “Forza Italia”, aveva sposato in pieno la tesi federalista. Questo era per noi un primo obiettivo immediato di non scarsa rilevanza nell’ambito del nostro progetto separatista.”
E ha poi aggiunto: “Verso la fine del 1993, nel corso di un incontro con Filippo Graviano, questi, facendo riferimento al movimento “Sicilia Libera” di cui ero notoriamente promotore, mi disse testualmente: ‘Ti sei messo in politica, ma perché non lasci stare, visto che c’è chi si cura i politici ..... , ci sono io che ho rapporti ad alti livelli e ben presto verranno risolti i problemi che ci danno i pentiti ...’ ”.
Dalle dichiarazioni di Cannella emerge dunque un’ulteriore conferma della ben precisa strategia di Cosa Nostra, messa a punto nella stagione in cui, entrato in crisi il rapporto con i vecchi referenti politici, l’organizzazione criminale aveva stabilito di recidere definitivamente tali legami, punendo questi “referenti” per rinnovare il proprio rapporto con la politica. La strategia avrebbe subito nel tempo una graduale accelerazione.
In una prima fase, Cosa Nostra si sarebbe limitata ad osservare con l’interesse di sempre la nascita di movimenti filo-separatisti nel Mezzogiorno; avrebbe in seguito cominciato a dia logare con la Lega Meridionale e poi deciso di scendere direttamente in campo costituendo Sicilia Libera.
Il progetto mafioso - sostiene Cannella - fu appoggiato anche dalla ‘ndrangheta e dalla massoneria. Anche le stragi del ’92 e del ’93 – secondo Cannella - avrebbero fatto parte di questo piano di “assalto” al mondo politico; in seguito, la strategia stragista e separatista avrebbe lasciato il passo, non senza suscitare dissensi all’interno della stessa organizzazione criminale, ad altra strategia non più fondata sulla logica della contrapposizione e delle bombe, ma sulle intese con un nuovo referente politico.
Ai fini, comunque, del presente procedimento, è particolarmente rilevante soprattutto la parte in cui Cannella riferisce quanto egli apprese direttamente da personaggi di primo piano di quegli anni, da Leoluca Bagarella a Ciancimino ai Graviano, circa il comune orientamento, formatosi in una certa fase storica all’interno di Cosa Nostra, di sostegno del progetto neo-secessionista. Così come sono probatoriamente rilevanti le dichiarazioni di Cannella relative all’esperienza da lui vissuta come protagonista della vicenda di Sicilia Libera, sulla quale si tornerà più avanti, di grande utilità per comprendere la genesi e la parabola di quella strategia.
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