Il presente procedimento ha avuto per (unico ed esclusivo) oggetto la verifica dell’ipotesi investigativa secondo cui la strategia d’attacco di Cosa Nostra, iniziata a Palermo con l’omicidio dell’on. Salvo Lima nel 1992, ha costituito l’attuazione del programma criminoso di un’associazione finalizzata all’eversione dell’ordine costituzionale
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del decreto di archiviazione dell’inchiesta “Sistemi criminali”, della Procura della Repubblica di Palermo, del 21 marzo 2001.
Prima di entrare nel merito della disamina delle specifiche risultanze acquisite, corre l’obbligo di precisare ancor meglio l’oggetto del presente procedimento, anche per sgombrare fin da subito il campo dalla ridda di ipotesi, travisamenti e indiscrezioni, spesso infondate e tendenziose, che in questi anni sono state ventilate sul suo contenuto, talvolta ispirate dall’intento, neppure dissimulato, di screditarne i risultati con la vecchia tecnica del “polverone”.
Il presente procedimento ha avuto per (unico ed esclusivo) oggetto la verifica dell’ipotesi investigativa secondo cui la strategia d’attacco di Cosa Nostra, iniziata a Palermo con l’omicidio dell’on. Salvo Lima nel 1992, ha costituito l’attuazione del programma criminoso di un’associazione finalizzata all’eversione dell’ordine costituzionale, costituita fra il 1990 ed il 1991, nel quale sono confluiti soggetti diversi e portatori di interessi talvolta eterogenei ma comunque convergenti: e cioè, uomini di vertice di Cosa Nostra (in particolare, appartenenti allo schieramento corleonese e particolarmente vicini a Totò Riina), uomini provenienti dalle fila della massoneria “deviata” e dall’eversione nera, a loro volta legati alla medesima organizzazione mafiosa Cosa Nostra (nelle sue varie articolazioni territoriali) o ad altre mafie nazionali, come la ‘ndrangheta calabrese, risultate anch’esse interessate nel medesimo periodo storico a partecipare attivamente ad un progetto eversivo-criminale.
Da una pluralità di risultanze e di fonti, di estrazione e qualità diverse, è invero emerso che fra gli anni ’80 e gli anni ’90 si è consolidato un processo di integrazione degli interessi illeciti delle “mafie nazionali”, spintosi al punto di individuare momenti di elaborazione di grandi strategie comuni.
Si è altresì delineata l’ipotesi che tali strategie siano state ispirate da un certo entourage di dette organizzazioni mafiose, garante dell’efficienza delle “relazioni esterne” di queste ultime con il mondo della politica, dell’economia, delle professioni e delle istituzioni. Un entourage capace di orientare le scelte strategiche ad ampio respiro delle organizzazioni mafiose, ma anche “tessuto connettivo” fra le varie mafie nazionali, delle quali ha agevolato il processo di integrazione e compenetrazione che ha dato luogo in una certa fase storica (quella, appunto, oggetto della presente indagine) ad uno dei più ambiziosi progetti criminali della storia repubblicana:
• superare la forma tradizionale di interrelazione fra “le mafie”, fondata cioè su rapporti bilaterali organizzati in relazione a singoli affari illegali (nei traffici illeciti più disparati: stupefacenti, armi, sigarette, esseri umani, riciclaggio, etc.), nell’ambito dei quali avvalersi delle complicità e delle coperture di soggetti collusi del mondo dell’economia, della politica, della finanza, delle istituzioni, etc.;
• creare un connubio ancor più stretto fra le organizzazioni mafiose nazionali, e fra queste ed altri centri di potere criminale, stabilmente raccordandoli per elaborare e realizzare un progetto eversivo, un vero e proprio “colpo di stato”.
Si è, insomma, delineata la fisionomia di un progetto di riorganizzazione del sistema dei poteri criminali nazionali, finalizzato ad impossessarsi dello Stato. Secondo tale ipotesi, tale progetto criminale avrebbe avuto un duplice obiettivo:
l’azzeramento del quadro politico-istituzionale nazionale, ponendo fine ad un sistema di relazioni politico-collusive che aveva per anni costituito “garanzia” dei poteri criminali, e del potere mafioso in primo luogo;
la totale destabilizzazione del paese per agevolare la realizzazione di una forma di golpe che mutasse radicalmente il quadro politico-istituzionale in modo più idoneo alla realizzazione degli interessi illeciti mafiosi: praticamente, la presa del potere da parte del c.d. sistema criminale.
Quello che per comodità di esposizione viene qui chiamato “sistema criminale” non ha costituito oggetto di questo procedimento nella sua interezza, essendo ovviamente estraneo all’oggetto delle investigazioni di questo Ufficio (anche per difetto di competenza) l’indagine sull’intero complesso delle organizzazioni mafiose operanti in Italia, delle altre organizzazioni illecite ad esse collegate e delle relazioni esterne di ciascuna di esse. Ciò che ha costituito oggetto di specifica verifica è, invece, il ruolo svolto, non solo da Cosa Nostra, ma anche da entità esterne alla stessa, nell’elaborazione della “strategia del terrore” messa in atto nel 1992, verificando - in particolare – se pezzi di questo sistema criminale abbiano costituito e/o fatto parte di un’associazione finalizzata all’eversione dell’ordine costituzionale mediante atti violenti. Va, in proposito, evidenziato che la fattispecie di cui all’art. 270 bis c.p. ha come suo unico elemento costitutivo la sussistenza di un’associazione criminosa che abbia in programma il compimento di atti di violenza con finalità di eversione dell’ordine costituzionale. Sicché, ai fini della configurabilità del delitto, è sufficiente l’accertamento di responsabilità in ordine alla partecipazione ad un’associazione siffatta, indipendentemente dall’effettiva realizzazione del programma criminoso e quindi – a maggior ragione - indipendentemente dalla ascrivibilità a ciascuno della responsabilità dei singoli reati, in cui si sarebbe poi realizzato il programma criminoso.
Ciò nondimeno, le acquisizioni agli atti del presente procedimento concernono anche i fatti omicidiari e stragisti verificatasi nel ’92-’93, riferibili all’organizzazione Cosa Nostra, all’evidente fine di verificare se da tali successivi delitti possano arguirsi ulteriori elementi di prova circa la costituzione, in epoca antecedente, dell’associazione eversiva ipotizzata.
E ciò anche al fine di accertare la sussistenza del requisito organizzativo del reato per cui si procede: verificare, cioè, se il progetto criminale eversivo si sia tradotto in una stabile organizzazione di uomini e mezzi, sufficientemente distinta dalle organizzazioni di provenienza di ciascun associato (Cosa Nostra, ‘ndrangheta, associazioni massoniche, e così via), nonché adeguata rispetto all’ambizioso programma criminoso da attuare.
Un programma criminoso peraltro, che - come si evidenzierà in seguito – risulta poi essere stato realizzato soltanto in parte (almeno rispetto alla sua originaria concezione), ed ha subito fasi alterne di attuazione, attraversando anche momenti di stasi dovuti – fra l’altro - al confronto di strategie diverse, ed al verificarsi di eventi accidentali ed imprevisti (come l’arresto di Riina) che possono aver inciso in modo significativo sulla concreta attuazione del programma dell’associazione e sulle modifiche apportate al progetto criminale originario. Ed è questo il motivo per il quale le acquisizioni del presente procedimento concernono anche altre vicende, verificatesi in epoca successiva rispetto alla supposta costituzione dell’associazione in discorso e ad essa apparentemente estranee, come – ad esempio - la vicenda della c.d. “trattativa” fra Cosa Nostra ed esponenti delle istituzioni, sviluppatasi nel pieno della stagione stragista.
Come si esporrà analiticamente nel prosieguo, le risultanze probatorie acquisite consentono di configurare il seguente quadro. Fra il 1990 ed il 1991, alcuni vertici di Cosa Nostra, unitamente ad altri soggetti esterni, mettono a punto un progetto di destabilizzazione politica finalizzato, in ultima analisi, a ripristinare nuove e diverse “relazioni” con il mondo della politica, ritenute più vantaggiose per l’associazione criminale.
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