Fra i principali protagonisti di questa strategia politico-criminale vi sono stati non soltanto appartenenti a Cosa Nostra (a cominciare da Totò Riina), ma anche soggetti “esterni” a essa legati come Licio Gelli (indicato da alcuni collaboranti come “regista” del progetto, e certamente attivo protagonista del fenomeno delle leghe meridionali)
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del decreto di archiviazione dell’inchiesta “Sistemi criminali”, della Procura della Repubblica di Palermo, del 21 marzo 2001.
La sintetica rassegna fin qui svolta delle risultanze in atti, acquisite direttamente dall’Ufficio o da altre autorità giudiziarie nell’ambito del presente procedimento, fornisce un quadro sufficientemente compiuto dei risultati della complessa ed imponente attività investigativa svolta (l’intero incartamento processuale consta di ben 47 faldoni), avvalendosi di mezzi di ricerca della prova di varia natura e qualità: dall’esame dei numerosi collaboratori di giustizia (agli atti vi sono le dichiarazioni di più di sessanta collaboranti) all’audizione di molte persone informate sui fatti protagoniste delle numerose vicende costituenti oggetto del procedimento, dalle intercettazioni telefoniche all’acquisizione di tabulati telefonici, dalle metodiche tradizionali di indagine per la puntuale ricerca di riscontri obiettivi alle dichiarazioni di collaboratori e testi, fino all’analisi ragionata ed incrociata di documenti di provenienza diversa (si segnalano, in questo senso, l’approfondito studio dell’evoluzione dei movimenti leghisti meridionali contenuto nelle informative del I Reparto della Dia e la consulenza tecnica della dott.ssa Piera Amendola sulle interrelazioni fra i soggetti indagati nel contesto dei rapporti fra criminalità organizzata e massoneria).
Peraltro, va segnalato che nella presente richiesta sono stati presi in considerazione soltanto quegli elementi ritenuti probatoriamente significativi in quanto provenienti da fonti la cui attendibilità è stata sufficientemente riscontrata.
Pertanto, non si è fatta neppure menzione delle dichiarazioni provenienti da soggetti, la cui attendibilità non è stata positivamente riscontrata, anche allorquando si trattava di dichiarazioni convergenti col quadro probatorio finora delineato.
Per questo motivo, ad esempio, non sono state in questa sede riportate né le dichiarazioni di Elmo Francesco, stante la loro totale inutilizzabilità – allo stato degli atti - in mancanza dell’identificazione della fonte (un misterioso personaggio che farebbe parte di una non meglio precisata “struttura” dei servizi di sicurezza) che avrebbe fornito al dichiarante informazioni sul “piano eversivo”, né quelle del noto faccendiere Francesco Pazienza che ha fatto oscuri e criptici riferimenti agli obiettivi perseguiti dalla mafia con la strategia stragista.
Poiché l’avvenuta scadenza dei termini delle indagini preliminari impone di assumere le determinazioni in ordine all’esercizio dell’azione penale, occorre passare alla disamina del materiale probatorio acquisito per verificare se esso sia costituito da elementi idonei per sostenere l’accusa in giudizio nei confronti degli indagati.
Riassumendo conclusivamente le emergenze processuali si può ritenere, in sintesi, sufficientemente provato:
• che fra la fine del 1991 e gli inizi del 1992 si svolsero riunioni fra i capi di Cosa Nostra delle varie province per deliberare l’approvazione di una profonda ristrutturazione dei rapporti con la politica che si articolava in due fasi: l’azzeramento dei rapporti con i referenti tradizionali e la creazione delle con dizioni più propizie per il sorgere di nuovi soggetti politici che fossero diretti interpreti delle istanze della criminalità organizzata e degli interessi con esse convergenti di quello che si è definito il “sistema criminale”;
• che in Cosa Nostra si pensò che per raggiungere tali obiettivi fosse necessaria l’attuazione di una strategia della tensione da realizzarsi anche mediante una campagna di attentati indiscriminati che determinasse effetti destabilizzanti;
• che nello stesso periodo venne proposta l’adesione a tale strategia alle altre organizzazioni criminali del meridione (in particolare, alla ‘ndrangheta e alla Sacra Corona Unita);
• che, all’interno di Cosa Nostra, si ipotizzò che tale fine potesse essere realizza to mediante l’inasprimento delle istanze separatiste storicamente latenti in Sicilia e lo sfruttamento del successo politico della Lega Nord, al fine di favorire la secessione della Sicilia e delle altre regioni meridionali d’Italia dal resto della nazione, così ritenendo di poter meglio gestire in sede politica gli interessi illeciti del “sistema criminale”;
• che nel medesimo periodo cominciarono a formarsi nel meridione d’Italia nuovi soggetti politici di ispirazione separatista;
• che la costituzione dei nuovi movimenti politici meridionalisti era prevalente mente ispirata da personaggi legati alla massoneria ed alla criminalità organizzata;
• che tali nuovi soggetti politici stabilirono rapporti con la Lega Nord;
• che all’interno della Lega Nord, soprattutto alle sue origini, vi erano influenti personaggi legati alla massoneria;
• che, negli anni immediatamente successivi all’elaborazione del progetto di “ristrutturazione violenta” dei rapporti della criminalità organizzata con la politica, furono posti in essere omicidi e stragi con la finalità di azzerare i rapporti con i vecchi referenti politici e di determinare effetti destabilizzanti nel Paese;
• che fra i principali protagonisti di questa strategia politico-criminale vi sono stati non soltanto appartenenti a Cosa Nostra (a cominciare da Totò Riina), ma anche soggetti “esterni” ad essa legati come Licio Gelli (indicato da alcuni collaboranti come “regista” del progetto, e certamente attivo protagonista del fenomeno delle leghe meridionali);
• che improvvisamente, alla fine del ’93, Cosa Nostra rinunciò alla strategia stragista nel momento del suo massimo inasprimento;
• che, quasi contestualmente, l’investimento nel progetto separatista fu abbandonato e la ristrutturazione dei rapporti della criminalità organizzata con la politica venne poi perseguita dirottando tutte le risorse nel sostegno di una nuova formazione politica nazionale.
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