Le notizie contenute in tale documento erano e sono di notevole importanza e meritavano di essere subito approfondite in quanto all’epoca non molto si sapeva sull’attività eversiva dell'estrema destra che era ancora in pieno svolgimento, così come erano aperte e in pieno corso le istruttorie sulla strage di Piazza Fontana e sul progetto di golpe della Rosa dei Venti, istruttorie in cui cui buona parte delle notizie contenute nel documento potevano essere riversate e valorizzate
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci dell’ordinanza del 18 marzo 1995, “Azzi+25” di Guido Salvini, il giudice che a Milano provò, a più di vent’anni di distanza dai fatti avvenuti, a far condannare responsabili e complici di una stagione di sangue
Un secondo documento, contenuto fra l’altro nella parte più delicata e importante dell’archivio riguardante anche gli appunti sulla nascita delle Brigate Rosse, si rivelava di ancor maggiore interesse sul piano investigativo.
Si tratta della fotocopia di cinque fogli dattiloscritti contenenti, come già accennato, confidenze rese da Nico Azzi non solo sui retroscena dell’attentato che lo aveva visto diretto responsabile, ma anche sull’effettivo ruolo svolto negli anni ’70 dal gruppo La Fenice, sui suoi contatti con i gruppi ordinovisti del Veneto nonché con ufficiali dell’Esercito ed esponenti dei Servizi di Sicurezza in un quadro di tipo golpistico (cfr. reperto 35, contenuto in originale nel vol.1, fasc.8).
Accanto al documento si rinveniva una lettera di trasmissione anch’essa in fotocopia (cfr. reperto 6) indirizzata a tale Ettore e con firma autografa Renzo.
Al fine di comprenderne appieno il significato, tale lettera di trasmissione merita di essere integralmente riportata: «Ettore, comincerò con una certa regolarità a mandarti materiale di controinformazione sulle trame “nere” che mi perviene attraverso la rete di informatori che ho messo su a Roma. Come vedrai, il materiale è frammentario a causa del difficile lavoro di coordinamento delle differenti fonti e non può essere utilizzato per singoli articoli, mentre può servire per un lavoro di schedatura. Spesso, come per il materiale su Azzi che ti allego, non conviene pubblicare nulla fintanto che non si è esaurita la fonte di informazione in modo da non creare sospetti. Spesso inoltre le informazioni non possono essere controllate da qui, dovrai quindi provvedere ad una verifica con le notizie in tuo possesso. Per materiale particolarmente confidenziale dovrai darmi istruzioni per definire in che modo comunicartele. Renzo».
Il mittente dell’importantissimo documento veniva senza difficoltà individuato in Renzo Rossellini, figlio del notissimo regista e all’epoca (metà del 1974) vicino ad Avanguardia Operaia e collaboratore a Roma del Quotidiano dei Lavoratori, giornale di tale organizzazione che aveva iniziato le pubblicazioni appunto nei primi mesi di quell’anno.
Ettore veniva individuato con ogni probabilità in Ettore Mazzotti, milanese e all’epoca responsabile del settore “interni” del Quotidiano dei Lavoratori presso la redazione di Milano.
L’estremo interesse degli appunti riguardanti il rinvenimento dell’arsenale di Camerino e le attività eversive del gruppo La Fenice induceva il Pubblico Ministero a formare un separato fascicolo contenente tali due reperti al fine di effettuare ogni possibile indagine per appurare i fatti in essi riportati. Tale fascicolo, che si separava quindi dal procedimento principale concernente l’archivio di Viale Bligny, assumeva il numero 12179/86 C e in seguito il n.1379/86F e dopo le prime assunzioni di testimonianze e acquisizione di dati di riscontro da parte del Pubblico Ministero veniva acquisito all’istruttoria 721/88F concernente le attività della destra eversiva e i suoi rapporti con gli Apparati dello Stato.
Renzo Rossellini, stabilitosi definitivamente in California per svolgere la sua attività nel campo della produzione cinematografica, veniva più volte sentito in qualità di testimone sia dal pm sia dal G.I. in occasione di brevi permanenze in Italia al fine di appurare con sicurezza se egli fosse il mittente della lettera e quale fosse la fonte da cui egli, nel 1974, aveva ricevuto il documento, essendo da escludersi ovviamente un suo rapporto diretto con Nico Azzi allora detenuto.
Renzo Rossellini dichiarava di essere stato, nella prima metà degli anni ’70, vicino ad Avanguardia Operaia pur senza rivestire incarichi ufficiali, di essersi occupato della nascita del Quotidiano dei Lavoratori (per la cui redazione a Roma, tramite sue conoscenze, aveva anche procurato la sede) e di essersi specificamente interessato per l’organizzazione del settore della controinformazione.
Dichiarava altresì di avere conosciuto e di avere avuto rapporti in quel periodo con il dr. Improta, allora dirigente dell’Ufficio Politico presso la Questura di Roma, e con altri funzionari in quanto egli era stato incaricato da Avanguardia Operaia di contattare il personale della Questura prima delle manifestazioni e di altre varie iniziative al fine di concordarne le modalità e al fine di segnalarsi reciprocamente eventuali pericoli o difficoltà.
Renzo Rossellini, avuta visione della lettera di accompagnamento del documento Azzi, riconosceva come propria la firma “Renzo” e dichiarava di avere inviato il documento alla struttura informativa di Milano nella persona di Ettore Mazzotti.
In merito all’origine di un così importante documento, affermava di non ricordare quale fosse stata in tale occasione la sua specifica fonte e cioè chi glielo avesse materialmente consegnato.
Era tuttavia in grado di precisare che, all’epoca, nell’ambito della sua attività egli aveva contatti con una vasta rete di informatori e di fonti di notizie fra cui numerosi avvocati (cfr. deposizione al pm in data 16.1.1987), […]. Renzo Rossellini affermava comunque di non essere in grado di ricordare, nonostante ogni sforzo di memoria, chi gli avesse fornito il documento Azzi, che tuttavia era certamente entrato nella sua disponibilità nel corso di quell’attività che egli aveva sinteticamente descritto. […].
Nel corso dell’attività di indagine della Commissione Parlamentare costituita per far luce sul sequestro e uccisione dell’onorevole Aldo Moro, era stato del resto sentito proprio in relazione alla trasmissione di Radio Città Futura il dr. Umberto Improta, già dirigente dell’Ufficio Politico della Questura di Roma. Il dr. Improta ( cfr. resoconto della seduta dell’11.5.1982) aveva dichiarato alla Commissione che sia lui sia altri funzionari conoscevano Renzo Rossellini e che questi aveva l’incarico di contattarli in Questura prima di ogni manifestazione, anche allo scopo di segnalare alla Polizia pericoli che potevano provenire dai gruppi più estremisti quali i Collettivi Autonomi.
In sostanza, secondo il dr. Improta, Renzo Rossellini, anche se non era un informatore o un confidente secondo l’uso corrente del termine, era una persona comunque in contatto con la Questura di Roma e nel corso di tali incontri si era creata certamente una certa familiarità ed un certo reciproco scambio di notizie. È quindi estremamente probabile che Renzo Rossellini abbia avuto la disponibilità di una copia del documento coltivando qualche rapporto personale che era nato durante i suoi incontri con funzionari dell’Ufficio Politico della Questura di Roma.
Renzo Rossellini ha più volte affermato dinanzi al pm ed al G.I., anche con accenti di sincerità, di non essere più in grado di ricordare chi gli avesse fornito il documento sia a causa del lunghissimo periodo di tempo trascorso sia a causa di vicende private (un grave incidente stradale e vicissitudini dolorose personali e familiari) che avevano affievolito i suoi ricordi ed operato nella sua mente una sorta di rimozione degli avvenimenti di quell’epoca per lui ormai psicologicamente e anche geograficamente molto lontani.
È certamente possibile che Renzo Rossellini dica la verità in merito alla sua mancanza di ricordi. È tuttavia anche possibile che egli sia volutamente reticente preferendo non riferire chi fosse il suo contatto nelle forze di Polizia che gli aveva consentito, nel 1974, di venire in possesso delle confidenze di Nico Azzi. […]
Certamente può affermarsi, a conclusione delle indagini svolte, che il documento Azzi, sia per le sue caratteristiche e per il linguaggio usato nell’esposizione sia per gli accertati contatti fra Rossellini e funzionari di Polizia, nel 1974 fosse nella disponibilità di uno di questi ultimi come appunto informale probabilmente proveniente da un sottufficiale o comunque da un subalterno.
Le notizie contenute in tale documento erano e sono di notevole importanza e meritavano di essere subito approfondite in quanto all’epoca non molto si sapeva sull’attività eversiva dell’estrema destra che era ancora in pieno svolgimento, così come erano aperte e in pieno corso le istruttorie del G.I. di Milano dr. D’Ambrosio sulla strage di Piazza Fontana e del G.I. di Padova dr. Tamburino sul progetto di golpe della Rosa dei Venti, istruttorie in cui cui buona parte delle notizie contenute nel documento potevano essere riversate e valorizzate.
Tuttavia il funzionario di Polizia che disponeva di tali notizie seppur confidenziali non ha ritenuto, come era suo dovere, approfondirle e a trasmetterle in forma ufficiale ai suoi superiori perché potessero essere portate a conoscenza dell’Autorità inquirente.
È stato così impedito il tempestivo utilizzo e lo sviluppo di molte notizie che, come si vedrà, potevano essere di notevole utilità per l’orientamento delle indagini allora in corso.
È la prima traccia di un’attività di depistaggio, sotto il profilo dell’omissione, venuta alla luce in questa istruttoria.
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