Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per un mese pubblichiamo ampi stralci della prima grande inchiesta di Giovanni Falcone, l’ordinanza di rinvio a giudizio “Rosario Spatola e altri” del 1980


Il 5 giugno 1980, veniva emesso mandato di cattura contro Gallina Salvatore, essendo stato accertato che egli aveva spedito da Palermo, nell'agosto ’79, pacchi contenenti eroina, sequestrata a New York.

Le indagini successive consentivano di stabilire che il Gallina, nonchè Salvatore Vallelunga e Fortunato Inzone nei cui confronti veniva emesso, altresì, mandato di cattura, facevano parte anch'essi dell'organizzazione di Salvatore Inzerillo.

Il 4 luglio 1980, veniva emesso mandato di cattura, per associazione per delinquere e falsità in atti, contro Sansone Rosario e Buscemi Luigi, che avevano sottoscritto un atto di notorietà, nel quale si affermava che la fotografia di Giovanni Gambino fosse, invece, quella di Rosario Spatola, così consentendo il rilascio a favore del Gambino di una carta di identità con le generalità dello Spatola, ma con l'effigie del primo: Rosario Sansone veniva arrestato e, successivamente, incriminato anche per calunnia, avendo affermato che era stato l'ufficiale dello stato civile a fargli sottoscrivere l'atto di notorietà, senza che egli si rendesse conto della falsità dello stesso.

Il 15 luglio 1980, veniva emesso mandato di cattura contro Muratore Giorgio, Lo Presti Francesco, Battaglia Franca, Di Pasquale Mario, Lo Presti Letizia, Ferrara Salvatore, Ferrara Esmeralda, Di Pasquale Sergio, Di Salvo Giovanni, Ficano Angelo, Castronovo Francesco e Vella Angelo.

Venivano arrestati soltanto il Muratore, Lo Presti Francesco, la Battaglia, i due Ferrara, Di Pasquale Sergio e Vella Angelo.

Tutti i predetti erano stati denunziati dalla Guardia di Finanza e dalla Criminalpol di Palermo come implicati nelle operazioni di spedizione di oltre 40 chilogrammi di eroina, sequestrati il 18 marzo 1980 a Cedrate di Gallarate: per tale fatto, erano già stati arrestati, a Vanzaghello, i fratelli Emanuele, Domenico e Antonio Adamita.

Successivamente, il procedimento penale contro gli Adamita veniva trasmesso a Palermo, per competenza territoriale, e riunito a questo procedimento.

Si accertava che Vella Angelo era estraneo alla vicenda e se ne ordinava la scarcerazione; infatti, l'autovettura Mercedes, a lui intestata, utilizzata da uno dei partecipanti ad un incontro preparatorio della spedizione dell’eroina suddetta, era da tempo in possesso di Catalano Onofrio, nei confronti del quale, pertanto, veniva emesso mandato di cattura.

Il Catalano si rendeva latitante e gli accertamenti bancari dimostravano, fra l’altro, che egli aveva negoziato 4 vaglia cambiari, di Lire 10 milioni ciascuno, che erano stati emessi il 15.1.1980 dall'Agenzia n.3 di Palermo del Banco di Sicilia, a richiesta di Sampino Antonietta: questa ultima aveva richiesto quel giorno assegni per 500 milioni, che erano stati negoziati, tutti, da personaggi già da tempo sospettati di gravitare nell'ambiente dell'organizzazione del crimine.

Venivano arrestati per falsa testimonianza, per avere reso dichiarazioni mendaci circa la provenienza di alcuni di tali assegni, Greco Leonardo, Caltagirone Francesco Paolo, Prestigiacomo Salvatore, Scaduto Giovanni.

Venivano arrestati, altresì, Gargano Carmelo, Cinquemani Carmelo ed Oliveri Giovanni, che avevano reso false dichiarazioni sulla provenienza di alcuni assegni bancari tratti da Catalano Onofrio sul suo conto corrente.

Nell’esame di documentazione bancaria, riguardante conti correnti e libretti di deposito a risparmio della Cassa Rurale ed Artigiana di Monreale, si accertava che Mondino Girolamo ed Inzerillo Salvatore di Francesco avevano utilizzato conti correnti e libretti di deposito a risparmio nell'interesse di Salvatore Inzerillo di Giuseppe e che vi avevano versato danaro di provenienza illecita; nei loro confronti veniva emesso mandato di cattura per associazione per delinquere ed altri reati.

Il Mondino si rendeva latitante, mentre l'Inzerillo Salvatore di Francesco veniva arrestato.

Si accertava, altresì, che Spatola Giovanni, il cui conto corrente era stato utilizzato anch'esso nell’interesse pressocché esclusivo di Salvatore Inzerillo di Giuseppe, aveva versato su tale conto denaro ed assegni di provenienza illecita (quanto meno, contrabbando di sigarette) e che assegni da lui emessi, per 138 milioni, erano stati negoziati con falso nome, da Agostino Giuseppe, Mazzaferro Francesco, Novembre Salvatore, Lombardo Rocco e Femia Vincenzo, tutti indiziati di appartenenza alla mafia calabrese.

Nei confronti di essi veniva emesso mandato di cattura per ricettazione e falso e gli stessi si costituivano, o venivano arrestati, dopo diversi mesi.

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