Il 4 febbraio 1993 Leonardo Messina precisava più dettagliatamente quanto aveva appreso da esponenti di vertice delle famiglie nissene circa il crescente interesse di Cosa Nostra nei confronti del movimento leghista
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del decreto di archiviazione dell’inchiesta “Sistemi criminali”, della Procura della Repubblica di Palermo, del 21 marzo 2001.
PRESIDENTE. Lei ha accennato più volte alla questione del separatismo ed ha spiegato il tipo di intese che vi possono essere dietro, nonché la ragione e lo scopo del separatismo. Vi sono o meno forze politiche siciliane d’accordo su questo progetto del separatismo?
LEONARDO MESSINA. Loro appoggeranno una forza politica a distanza di qualche anno che partirà dal sud. Ora la manovra non viene dal sud.
PRESIDENTE. La manovra viene da altre parti, però Cosa nostra appoggerà una forza politica siciliana. E’ questo che sta dicendo?
LEONARDO MESSINA. Si.
PRESIDENTE. Una forza politica nuova o tradizionale?
LEONARDO MESSINA. Nuova, con un nome nuovo.
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PRESIDENTE. Riina è il capo di questa strategia tendente a separare la Sicilia dal resto d’Italia?
LEONARDO MESSINA. Si, è uno dei capi.
PRESIDENTE. E gli altri capi chi sono?
LEONARDO MESSINA. I capi della provincia che voi chiamate corleonesi, che sono i rappresentanti provinciali.
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PRESIDENTE. Lei comprende che questa questione interessa particolarmente la nostra Commissione perchè riguarda la struttura dello Stato. Quindi, in merito alla strategia separatista, se ha gli clementi per farlo, può spiegare più approfonditamente alla Commissione cosa vuol dire?
LEONARDO MESSINA. In pratica, devono appoggiare nuovi partiti che tentano...
PRESIDENTE. Che tentano di separare la Sicilia dal resto d’Italia?
LEONARDO MESSINA. Si.
PRESIDENTE. Lei ha detto prima che questi gruppi non vogliono più dipendere dallo Stato nazionale.
LEONARDO MESSINA. In un certo senso. Finora hanno controllato lo Stato. Adesso vogliono diventare Stato.
ROMANO FERRAUTO. Solo la Sicilia interessa questo movimento separatista?
LEONARDO MESSINA. No. Io parlo di Cosa nostra, che è la stessa in Calabria come in Sicilia.
PRESIDENTE. Il tipo di separatismo di cui lei ha sentito parlare, di cui si decideva ad Enna, riguardava soltanto la Sicilia o anche altre parti d’Italia?
LEONARDO MESSINA. Riguardava l'organizzazione di Cosa nostra. Non si parlava della Sicilia ma dell’organizzazione, quindi delle regioni dove c'è Cosa nostra.
PRESIDENTE. Quindi, la separazione dovrebbe riguardare non solo la Sicilia.
LEONARDO MESSINA. Sicilia, Campania, Calabria, Puglia.
PRESIDENTE. Questo è il tipo di questione che è stato affrontato ad Enna?
LEONARDO MESSINA. Si.
CARLO D'AMATO. Anche la Lombardia si doveva separare?
LEONARDO MESSINA. Dipende.
PRESIDENTE. Quindi, il problema era di disporre di aree sulle quali esercitare un controllo davvero totale, per divenire stabile. Non doveva trattarsi di un controllo di altri ma dell’impossessamento totale.
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PRESIDENTE. Tornando al tema del separatismo, vorrei chiederle se in Sicilia oggi ci sono alleati politici favorevoli e questo progetto.
LEONARDO MESSINA. Li stanno creando.
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PRESIDENTE. Ora che il tentativo di un nuovo compromesso, oppure si è deciso di non avere più compromessi?
LEONARDO MESSINA. Ci sarà un nuovo compromesso con chi rappresenterà il nuovo Stato, se ce la faranno.
PRESIDENTE. Pero, se c’è un progetto separatista, si tratta di una cosa distinta: un compromesso vuole dire che si resta comunque all’interno dello Stato unitario, oppure no?
LEONARDO MESSINA. Sì, ma loro hanno interesse ad arrivare al potere con i propri uomini, che sono la loro espressione: non saranno più sudditi di nessuno.
PRESIDENTE. Quindi, possono essere strade diverse per raggiungere lo stesso tipo di obiettivo? LEONARDO MESSINA. Loro devono raggiungere un fine: che sia la massoneria, che sia la Chiesa, che sia un’altra cosa, devono raggiungere l’obiettivo. Cosa nostra deve raggiungere l’obiettivo, qualsiasi sia la strada.
E nell’interrogatorio reso a questo Ufficio il 4 febbraio 1993 Leonardo Messina precisava più dettagliatamente quanto aveva appreso da esponenti di vertice delle famiglie nissene circa il crescente interesse di Cosa Nostra nei confronti del movimento leghista:
“Una delle tante volte in cui io mi trovai a conversare con il Micciche’, il Potente ed il Monachino, il discorso cadde sull’on. Bossi della Lega Nord, che poco tempo prima era andato a Catania. Io, che allora consideravo Bossi un “nemico della Sicilia”, dissi: “Perché un’altra volta che viene qua non l’ammazziamo?”. Al che il Micciche’ Borino esclamò: “Ma che sei pazzo? Bossi è giusto”. Il Micciche’ spiegò quindi che la Lega Nord, e all’interno di essa non tanto Bossi, che era un “pupo”, quanto il senatore Miglio, era l’espressione di una parte della Democrazia Cristiana e della Massoneria che faceva capo all’On. Andreotti e a Licio Gelli. Il Miccichè spiegò ancora che dopo la Lega del Nord sarebbe nata una Lega del Sud, in maniera tale da non apparire espressione di Cosa Nostra, ma in effetti al servizio di Cosa Nostra; ed in questo modo “noi saremmo divenuti Stato”. Queste cose il Micciche’ disse di averle sapute proprio da Riina Salvatore e da altri componenti della “regione”.
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