Gianmario Ferramonti, faccendiere arrestato nel ’96 (e poi scagionato) perché ritenuto il principale artefice di una colossale truffa internazionale. Il Ferramonti, già amministratore della “Pontida Fin.” (società finanziaria della Lega Nord) ed esponente della Lega Nord fin dal 1991, era, da una parte, uno stretto collaboratore del professor Gianfranco Miglio e, dall’altra, al centro di una rete di relazioni con esponenti di spicco della massoneria italiana ed internazionale ed ambienti dei servizi italiani e stranieri
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del decreto di archiviazione dell’inchiesta “Sistemi criminali”, della Procura della Repubblica di Palermo, del 21 marzo 2001.
Altre risultanze di rilievo nel presente procedimento sono emerse nell’ambito dell’indagine svolta dalla Procura della Repubblica di Aosta (alcuni atti della quale sono stati acquisiti dall’Ufficio) sulla figura di Gianmario Ferramonti, faccendiere arrestato nel ’96 perché ritenuto il principale artefice di una colossale truffa internazionale.
È invero emerso che il Ferramonti, già amministratore della “Pontida Fin.” (società finanziaria della Lega Nord) ed esponente della Lega Nord fin dal 1991, era, da una parte, uno stretto collaboratore del professor Gianfranco Miglio e, dall’altra, al centro di una rete di relazioni con esponenti di spicco della massoneria italiana ed internazionale ed ambienti dei servizi italiani e stranieri.
Emergenze che quindi costituiscono un sorprendente riscontro alle rivelazioni di Leonardo Messina sull’esistenza di rapporti fra la Lega Nord, in particolare il professor Miglio, ed ambienti della massoneria rappresentati da Licio Gelli. Da tale inchiesta è emerso che il Ferramonti aveva ottime “entrature” negli ambienti dei Servizi italiani e stranieri, tanto da essere ritenuto da molti un uomo le gato alla C.I.A. o comunque ad ambienti dei Servizi (cfr., in particolare, i verbali in atti dell’on. Umberto Bossi e dell’on. Roberto Maroni).
Ed è risultato inoltre certamente in rapporti con esponenti di rilievo della massoneria, fra i quali Iginio Di Mambro. Iginio Di Mambro, chiamato affettuosamente “papà” da Ferramonti nel corso delle telefonate intercettate, è risultato ricoprire un grado elevato della massoneria di Piazza del Gesù (secondo Ferramonti farebbe parte della massoneria americana) ed essere in contatto con varie organizzazioni italo-americane, nonché con gli ambienti più disparati: da Enzo De Chiara (di cui si dirà oltre) all’ex-agente del SISDE Roberto Napoli (quello che rivelò l’esistenza del c.d. “dossier Achille”, attività di dossieraggio sull’allora P.M. di Milano Antonio Di Pietro), dai massimi esponenti nazionali della Lega Nord ad alcuni personaggi siciliani di spicco della massoneria (fra i quali il Principe Alliata di Montereale ed il già citato Giorgio Paternò, fondatore con Lana ri della Lega Meridionale) [Un’approfondita ricostruzione del profilo massonico di Iginio Di Mambro è contenuta nella relazione di consulenza tecnica completata in data 23.12.1996 dalla dott.ssa Piera Amendola su incarico della Procura della Repubblica di Aosta.].
Significativi, poi, i rapporti di Ferramonti con Enzo De Chiara, indicato da numerosi testi (fra cui il Prefetto Umberto Pierantoni) come emissario della C.I.A. e già “consulente” della Casa Bianca; ritenuto da alcuni testi esponente della massone ria americana e certamente appartenente all’Ordine dei Cavalieri di Malta; in Italia alloggiava all’Hotel Ambasciatori - lo stesso di Licio Gelli - ed è certo che si conoscesse con quest’ultimo, come dimostra la sua agenda in sequestro; esponente della associazione italo-americana N.I.A.F, anch’egli in rapporti con vari esponenti della Lega, a partire dalla stessa epoca di Ferramonti (‘90-‘91).
Il Ferramonti è risultato inoltre essere in rapporti con personaggi contigui alla criminalità organizzata: in particolare, è stato “socio” di tale Girolamo Scalesse, in contatto – a sua volta - con la ‘ndrangheta. Peraltro, Ferramonti nelle sue dichiarazioni, oltre ad attribuirsi il merito di avere contribuito all’accordo di Forza Italia con AN e con la Lega per le elezioni del 1994, è stato fra gli organizzatori dell’incontro (confermato dagli altri partecipanti) che si svolse presso un hotel di Roma, prima della formazione del Governo Berlusconi del ‘94, avente ad oggetto l’assegnazione del Ministero dell’Interno alla Lega: all’incontro parteciparono, con Ferramonti, l’allora Capo della Polizia Vincenzo Parisi, Enzo De Chiara, l’on. Umberto Bossi e l’on. Roberto Maroni (poi effettivamente nominato Ministro).
E prima d’allora, il Ferramonti era stato protagonista di un’altra vicenda, certamente inquietante: nel novembre del 1993, si era rivolto ad Enzo De Chiara perché vi fosse un intervento “americano” per “congelare” un progetto del governo Ciampi di ristrutturazione dei Servizi di Sicurezza e il paventato affidamento al prof. Pino Arlacchi di un incarico governativo di controllo dei Servizi di Sicurezza (cfr., in merito, le deposizioni di Ferramonti e di Arlacchi, in atti).
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