È stato definitivamente accertato che l'assunzione di Vittorio Mangano ad Arcore, avvenuta nell'estate del 1974, è stata decisa non tanto per la nota passione di Mangano per i cavalli, ma per garantire un presidio mafioso all'interno della villa dell'imprenditore milanese
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza d'appello, presidente del tribunale Raimondo Loforti, giudici Daniela Troja e Mario Conte
È stato definitivamente accertato che l'assunzione di Vittorio Mangano ad Arcore, avvenuta nell'estate del 1974, è stata decisa non tanto per la nota passione di Mangano per i cavalli, ma per garantire un presidio mafioso all'interno della villa dell'imprenditore milanese (pag. 100 sentenza Cass.). Detta decisione è stata presa all'esito della più volte citata riunione tenutasi a Milano tra il 16 ed il 29 maggio 1974, sulla base di un accordo "di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia tramite Dell'Utri che di quell'assunzione è stato l'artefice grazie anche all'impegno specifico profuso da Cinà" (pag 102- 105).
Orbene, reputa il Collegio, che la presenza di Mangano ad Arcore e la decisione sottesa all'assunzione costituiscono un altro dei passaggi fondamentali di quella parte della decisione che a seguito della sentenza dei giudici di legittimità è ormai divenuta definitiva e che, secondo questo Collegio ha assunto un rilievo determinante in quanto - seppur temporalmente collocato in un periodo in cui ogni valutazione di merito è definitivamente preclusa - ha permeato di significati decisivi il periodo successivo e cioè quello oggetto del giudizio di rinvio compreso tra il 1978 ed il 1992.
Vittorio Mangano, che era andato ad Arcore nel maggio/giugno 1974 dopo l'incontro di Milano esclusivamente per proteggere l'imprenditore e la propria famiglia (la Corte di Cassazione ha indicato gli argomenti per i quali era da escludersi ogni altro scopo dell'assunzione che era seguita all'incontro ed ha anche indicato le dichiarazioni di Galliano e di Cucuzza a conferma di quelle di Di Carlo), era stato assunto su indicazione di Dell 'Utri.
Quest'ultimo, seppur confermando detta circostanza (Dell'Utri: "Il Mangano venne assunto alle dipendenze del dr. Berlusconi su mia indicazione") ,ha affermato che la finalità di detta assunzione era stata quella, definitivamente esclusa dalla Corte di Cassazione, di trovare un soggetto che potesse " mandare avanti la Villa Casati".
Dell'Utri ha sempre negato che Mangano fosse un amico per lui (come invece lo era stato il Cinà) ed ha anzi affermato di esserne intimorito, tanto da sopportare i contatti con lui.
Deve essere solo accennato (la disamina dei rapporti con Mangano sarà oggetto di successiva trattazione) che il rapporto tra i due non si è mai interrotto almeno fino al 1992 ed ha subito delle forzate interruzioni per i periodi di detenzione del Mangano che già nel dicembre 1975 e cioè dopo meno di un anno dal momento in cui aveva definitivamente lasciato Arcore, veniva affiliato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova all'epoca formalmente aggregata al mandamento di Santa Maria di Gesù, comandato da Stefano Bontate.
La continuità della frequentazione, l'avere pranzato in diverse occasioni con lui sono circostanze che hanno consentito di escludere che i rapporti svoltisi in un arco temporale che ha coperto quasi un ventennio nel corso del quale il Mangano è stato arrestato e prosciolto e poi nuovamente arrestato e poi ancora prosciolto, possano essere stati determinati da paura. Del resto, Dell 'Utri non ha mai mostrato di temere i contatti con i boss mafiosi e di concludere accordi con loro. L'incontro milanese del 1974 lo aveva posto a contatto con mafiosi del calibro del Bontate e del Teresi che erano i capi di "cosa nostra".
Né può affermarsi che Dell'Utri, fin da momento in cui Mangano era stato assunto nella Villa di Arcore, non già come stalliere o custode, ma solo per realizzare concretamente il patto di protezione stipulato tramite lo stesso Dell'Utri tra "cosa nostra" e Berlusconi, non fosse stato consapevole del fatto che Mangano era un soggetto dotato di una particolare caratura criminale. Va rammentato che nel 1975 Mangano, anche se non in maniera traumatica - come lui stesso ha affermato - era stato allontanato dalla Villa di Arcore non solo in quanto coinvolto come basista nel tentato sequestro del principe D' Angerio, ma perché era stato arrestato seppur per pochi giorni.
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