Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie del Blog Mafie è dedicata al maxi processo in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci


A conclusione delle dichiarazioni del Calzetta Stefano, che spiegava l'attentato in termini di vendetta da parte dei fratelli Zanca per le accuse fatte contro di loro, il Giudice Istruttore emetteva il mandato di cattura n. 237/83 del 31 maggio 1983 contro Greco Michele + 124, dando loro carico dei reati di associazione per delinquere aggravata e del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, commessi in Palermo ed in varie località del territorio nazionale in epoca anteriore e fino al 5 maggio 1983.

Dopo ulteriori accertamenti istruttori, venivano emessi in data 8 agosto 1983 i mandati di cattura nn. 372/83 e 373/83, con i quali si dava carico a tutti i soggetti indicati da Calzetta Stefano degli omicidi e dei fatti delittuosi oggetto delle sue dichiarazioni.

Le indagini, intanto, proseguivano anche su altri fronti.

Veniva, infatti, acquisito il rapporto della Squadra Mobile di Palermo del 4 luglio 1983, relativo all'arresto di Testa Giuseppe, trovato in possesso a Bangkok di una valigia contenente Kg. 1,700 di eroina.

Successivi accertamenti inquadravano tale episodio in un più vasto traffico di stupefacenti, da parte della famiglia mafiosa dei Marchese e dei fratelli Lupo Benedetto e Luigi, scomparsi il 7 gennaio 1982 e sostituiti dal cognato Malfattore Nicolò, che era anche cugino di Marchese Pietro.

Di estremo interesse si rivelavano, inoltre, le indagini conseguenti all'arresto di Fici Giovanni, avvenuto in Villabate l'11 novembre 1983.

In un appunto manoscritto, trovato nel suo borsello, erano infatti annotati taluni numeri telefonici con cifre invertite, all'evidente scopo di impedire che si risalisse con facilita' ai loro intestatari.

Tra essi, numerosi residenti nella zona di Ciaculli e Gibilrossa, come Galati Benedetto, La Rosa Giovanni, poi identificato come favoreggiatore del Fici, e Buonaccorso Domenico, una delle persone destinatarie delle minacce e dei danneggiamenti, destinati a fare allontanare dalla zona talune famiglie non gradite.

Nel medesimo borsello veniva rinvenuto un mazzo di chiavi con varie etichette, che risultavano aprire vari cancelli d'ingresso in proprieta' della zona di Ciaculli tra loro collegate con stradelle interpoderali.

Nel corso dei sopralluoghi si accertava che tutta la zona di Ciaculli era percorsa da una fitta rete di vie interne e che nei punti di congiunzione delle varie strade interpoderali si trovavano installati cancelli per consentire l'accesso soltanto ai possessori delle chiavi delle relative serrature.

Tale sistema era stato creato allo scopo di rendere sicuri gli spostamenti ai latitanti e difficili le ricerche da parte della Polizia.

Al medesimo scopo apparivano finalizzati sistematici danneggiamenti verificatisi nella zona di Ciaculli ai danni delle proprietà di quelle famiglie considerate non fidate dalle cosche dominanti, come quelle facenti capo a Marchese Pietro, a Greco Salvatore, padre di Greco Giovanni, a Greco Salvatore, inteso "Cicchiteddu", e a Greco Giuseppe detto "Pine'", nonché gli altri episodi di violenza e di minaccia posti in essere nei confronti di talune famiglie costrette ad allontanarsi fisicamente dalla zona di Ciaculli, come risulta dai rapporti della Squadra Mobile di Palermo del 3 novembre e del 10 dicembre 1983.

Frattanto, in Spagna veniva arrestato Azzoli Rodolfo, il quale, interrogato in sede di commissione rogatoria internazionale a Madrid, in data 17 novembre 1983, forniva precisi riscontri a quanto già dichiarato da Totta Gennaro, circa i traffici di rilevante quantità di sostanze stupefacenti, posti in essere dai componenti della famiglia Grado, i quali, oltre a smerciare nella zona di Milano tali sostanze, si rifornivano di morfina base, di origine turca, destinata alla trasformazione in eroina presso laboratori esistenti in Palermo, dove veniva fatta pervenire, occultandola nelle ruote di scorta di autovetture.

Le successive indagini svolte in Spagna, consistenti principalmente in accertamenti bancari, compiuti presso l'agenzia del Banco di Bilbao di Benidorm, e nell'audizione di numerosi testi spagnoli, consentivano di accertare che a partire dal mese di ottobre 1980 sul conto corrente intrattenuto presso la citata agenzia, erano stati effettuati numerosi versamenti dell'ordine di diverse centinaia di milioni di pesetas su ordine di varie banche svizzere di Lugano, Berna e Zurigo, ed, inoltre, che era stato effettuato l'acquisto di vari immobili, da parte dello Azzoli, a partire dal novembre 1981.

Veniva, altresì, riscontrata la presenza a Benidorm, insieme ai fratelli Grado, di Zarcone Giovanni, di Vitale Gregorio e di Matranga Gioacchino. L'Azzoli Rodolfo confermava, altresi', che fratelli Grado si erano allontanati assieme ai loro familiari dall'Italia e si erano rifugiàti in Spagna, perche' avevano saputo dai fratelli Fidanzati che le altre famiglie legate al traffico della droga volevano sterminarli.

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