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Il caso degli imprenditori italiani che dialogano con Putin in piena crisi ucraina, e soprattutto il ruolo del governo in questa storia, è una storia non solo italiana ma internazionale, anche per i suoi effetti: consegna l’immagine inopportuna di un paese compiacente con la Russia proprio quando Nato e Stati Uniti le mostrano i denti. Giovanna Faggionato chiarisce proprio quel punto e cioè qual è il ruolo del governo in questa storia: chi sapeva? Da quando? Di questo vertice tra enel e altre 15 aziende col presidente russo il ministro degli Esteri non era al corrente secondo tre membri del Copasir. La responsabilità viene così scaricata sulle imprese e sull’ambasciatore. Tutta la ricostruzione la trovate sul giornale.

Ma è importante capire il contesto, perché questo episodio è il casus belli, ma il vero punto politico è quale sia la strategia del nostro governo rispetto a Mosca mentre Washington allerta su un attacco imminente a Est.

Provo a ricostruire per voi questa strategia. E allora, cominciamo proprio dagli incontri significativi. Alla vigilia di una cruciale telefonata tra Biden e Putin, e nel giorno in cui la crisi ucraina era oggetto di una videochiamata tra il presidente Usa, Draghi e altri tre leader, intanto Di Maio dialogava con il ministro dell’Industria di Mosca, alla presenza di imprese italiane e russe; tra i temi, l’energia. 

Ecco, il fatto è che il ruolo «distensivo» dell’Italia nei confronti di Mosca va ben oltre l’epoca berlusconiana del lettone di Putin. Anche con il governo Draghi, Roma sostiene la linea del «dialogo» e non rinuncia alla stretta cooperazione con la Russia, pur nel pieno della crisi ucraina. Anzi, finché il contesto non ha reso la cosa troppo stridente, Draghi ne ha ridimensionato la portata, e pure la possibilità di reazione per l’Europa.


 

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