Seduto davanti al presidente Vladimir Putin, il ministro della difesa russo Sergej Shoigu, che era praticamente sparito dallo scorso 28 febbraio, ha annunciato la conquista di Mariupol, la città portuale sotto assedio dai primi giorni dell’invasione.

Ma gli ucraini che difendono la città non si sono ancora arresi e continuano a presidiare l’immensa acciaieria Azovstal, dove secondo stime non confermate sono nascoste tra cunicoli e strettoie tra le mille e le duemila persone.

Presentando il suo rapporto finale sulla battaglia di Mariupol, definita dal ministro russo come la capitale del battaglione ultranazionalista Azov, Shoigu ha rassicurato Putin garantendo che entro tre o quattro giorni anche l’acciaieria sarà liberata.

«Considero inappropriata la proposta di assalto alla zona industriale. Ti ordino di cancellare questo progetto», ha risposto il presidente russo. «Questo è il caso in cui dobbiamo pensare – cioè dobbiamo sempre pensare, ma in questo caso ancora di più – a preservare la vita e la salute dei nostri soldati e ufficiali», ha detto Putin. A Shoigu non è restato che annuire.

«Non c’è bisogno di arrampicarsi in queste catacombe e strisciare sottoterra attraverso queste strutture industriali. Quindi, blocca questa zona industriale in modo che non possa sfuggire neanche una mosca», è l’ordine finale del presidente.

Quello che in un primo momento può apparire come un gesto di “grazia” da parte di Putin è in realtà una strategia chiara che punta a stremare i soldati ucraini che si trovano nell’acciaieria e da giorni sono a corto di viveri.

Nei giorni scorsi il capo dei marine ucraini ha più volte ribadito che non hanno intenzione di arrendersi e ha provato a rivolgersi ai leader della Comunità internazionale per chiedere ancora una volta aiuto.

La propaganda

Nella sua relazione, il ministro della Difesa ha seguito il copione propagandistico recitato dai membri del Cremlino negli ultimi due mesi. Si parla di «liberazione», di rispetto del diritto umanitario e si allude a Mariupol come una città sotto il pieno comando del battaglione Azov, giustificando la cosiddetta «denazificazione» dell’Ucraina. «Durante la liberazione di Mariupol, l'esercito russo e le unità della milizia popolare della Dpr hanno adottato tutte le misure per salvare la vita dei civili. Qui, su tua istruzione, Vladimir Vladimirovich, dal 21 marzo sono stati aperti quotidianamente corridoi umanitari per l’evacuazione di civili e cittadini stranieri», ha detto il ministro Shoigu.

Una narrazione che non trova riscontro in ciò che è accaduto sul campo in queste settimane di guerra. I russi hanno bombardato un ospedale pediatrico, il teatro della città e sono accusati di aver usato armi chimiche contro la popolazione. Il sindaco di Mariupol, Vadym Boichenko, stima circa 21mila civili uccisi.

Mentre anche la Croce Rossa ha più volte denunciato violazioni di cessate il fuoco che hanno impedito la buona riuscita dell’evacuazione dei civili attraverso i corridoi umanitari. Come accaduto ieri. Il sindaco Vadym Boichenko ha detto che gli autobus non sono riusciti ad arrivare in città e circa duecento persone sono in attesa di essere evacuate.

La vittoria è vicina

«Il completamento dei combattimenti per liberare Mariupol è un successo. Congratulazioni. Manda i tuoi ringraziamenti alle truppe», ha detto il presidente Putin al ministro Shoigu a cui ha anche chiesto di pensare alle onorificenze da consegnare a quelli che ha definito «eroi». Dopo le medaglie concesse alla 64esima brigata fucilieri motorizzati di fanteria accusata di aver commesso crimini di guerra a Bucha, ora anche chi ha distrutto Mariupol riceverà un’alta onorificenza della Federazione russa.

La conquista di Mariupol costituirebbe per Vladimir Putin una delle vittoria più importanti ottenute dal 24 febbraio scorso in Ucraina. Mariupol sarebbe la più grande città completamente occupata dalla Russia, situata nell’importante corridoio terreste che dal Donbass arriva fino in Crimea.

Controllando Mariupol i russi eliminerebbero anche un’importante avamposto che minaccia Donetsk, controllata dai cosiddetti separatisti filorussi e libererebbero truppe che potrebbero utilizzare in altre offensive.

Ma questa si tratterebbe anche di una vittoria psicologica per sollevare il morale dei soldati russi dopo settimane in cui lungo il fronte hanno regnato frustrazione e delusione per una guerra che sta provocando perdite significative sia tra gli ufficiali di alto rango sia tra giovani coscritti. Putin appare in video soddisfatto e orgoglioso dei suoi uomini. Nella giornata di ieri ha annunciato di scansare l’assalto per evitare vittime tra le sue fila visto che l’acciaieria favorisce chi difende ed è un terreno difficile per chi attacca.

Tuttavia, nel pomeriggio di ieri uno dei consiglieri del sindaco di Mariupol ha detto che l’Azovstal sarebbe stata «bombardata, nonostante il fatto che Putin abbia detto che avrebbe annullato l’assalto all’impianto». Il bombardamento e il logoramento delle condizioni di vita è la strategia usata da Putin per far arrendere gli ultimi difensori rimasti. Ramzan Kadyrov, il leader della Repubblica cecena che ha mandato i suoi uomini a combattere al fianco dei Putin in Ucraina, ha annunciato con fierezza in un audio diffuso su Telegram che in poche ore l’Azovstal sarebbe caduta.

Dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti, Joe Biden ha annunciato l’invio di nuove armi per un valore di 800 milioni di dollari e in conferenza stampa ha detto che la sua intelligence non ha prove della caduta della città.

Gli Stati Uniti «non rinunceranno mai a combattere contro i tiranni», ha detto Biden. Ma a non rinunciarci sono gli ucraini.

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