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Non è più l’era del cordone sanitario, quel separé immaginario che teneva ben distinti europeisti e non, populisti di destra e non. «Ormai è diventato un cordino», come dice Roberta Metsola, la vicepresidente del parlamento europeo. E la novità è che proprio attorno al suo nome pure il cordino potrebbe scivolare via. 

A inizio 2022 c’è un ricambio di poltrone all’Europarlamento, che con le elezioni di midterm sceglie di nuovo il proprio presidente. La prima preoccupazione dei popolari europei è che il nome sia loro. «Spetta a noi ora decidere il candidato», dice infatti Manfred Weber, che è presidente del gruppo popolare al parlamento Ue, e che si trova a Roma per un vertice del partito.

Quale nome allora? Come vi racconto, quello di Roberta Metsola fa cadere cordoni e cordini almeno nel centrodestra italiano. La europarlamentare maltese, che fa parte dei popolari europei, attira infatti gli apprezzamenti ad esempio di Fratelli d’Italia. Tra i fedelissimi di Giorgia Meloni a Bruxelles c’è chi ammette che sì, come presidente dell’Europarlamento a gennaio, alle elezioni di midterm, si potrebbe pure votare la popolare maltese. Considerato il ruolo di Meloni, che è presidente dei conservatori europei, non si tratterebbe di una scelta isolata. Certo, la politica a Bruxelles ha dinamiche tutte sue. Ma se si considera che i voti a von der Leyen dei cinque stelle ne hanno segnato la mutazione, la caduta dei separé non va sottovalutata. 

Metsola per esempio, quando le si chiede se punterà sui voti di sovranisti e populisti di destra, dice ovviamente di no: lei non chiederà nulla. Ma se arrivano, ben venga. E siccome con le elezioni di metà mandato non cambia solo il presidente ma si rinfrescano anche altri incarichi, sarebbe disposta a concedere posti ai sostenitori più a destra del Ppe? Sta alla loro arguzia proporre i candidati più compatibili. 

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