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C’è una legge, che dovrebbe garantire la parità di genere, e c’è chi le si oppone, chi la insabbia. Chi e come, ce lo racconta in questa edizione Rita Rapisardi.

In breve. La legge è quella nazionale del 2016, titolata: “Rappresentanza donne e uomini nei consigli regionali”. Grazie a quella legge possiamo esprimere due preferenze, e sempre per quella legge, è previsto - spiega Rapisardi - che nessun genere possa essere rappresentato nelle liste elettorali meno del 40 per cento. 

Questa regola ha consentito di fatto alle donne, che erano in netta minoranza, di acquisire una certa rappresentanza politica.

Peccato che però ci siano quattro regioni che ancora quella legge non l’hanno recepita.

In Friuli-Venezia Giulia, regione guidata dal leghista Massimiliano Fedriga, va in scena un continuo rimpallo di responsabilità. La Valle d’Aosta, con sole quattro donne su 35 eletti, non ha a quanto pare neppure una commissione pari opportunità che possa far pressione sul tema. In Piemonte forse qualcosa si smuove, mentre la Sicilia a quanto pare è nei guai: basti pensare che a inizio anno quando Musumeci ha presentato l’organo di governo neppure una donna figurava lì dentro. 

Insomma nelle regioni senza la legge attiva le giunte dominate dagli uomini insabbiano la discussione sul tema. Ed ecco perché siamo qui a parlarne. 

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