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Il grande esodo dall’Afghanistan è cominciato, e l’Europa, così come l’Italia, ha l’obbligo morale di accogliere tutti. “Accogliamoli tutti”, è questo il titolo della nostra prima pagina, e dell’editoriale del direttore. Accogliamoli tutti, scrive Stefano Feltri, perché il fallimento di quello che con un gergo ormai passato di moda si chiamava “state building”, la costruzione di uno stato là dove non c’era, è un fallimento condiviso. Degli Stati Uniti, certo, ma anche dell’Unione europea e dell’Italia nello specifico. L’esodo ci sarà, come c’è già stato in altre crisi paragonabili: nel 2019 quello degli afghani era il terzo gruppo di rifugiati al mondo per entità, soprattutto in Turchia, Pakistan e Iran. Da gennaio 2021 alla caduta di Kabul i rifugiati afghani ammessi negli Stati Uniti sono stati solo 460. Anche ora il programma che dovrebbe mettere in salvo gli afghani che hanno cooperato con i militari americani è farraginoso e con barriere enormi. Oggi, di fronte a una crisi che si annuncia peggiore di tutte le altre in tema migratorio, scrive Feltri, l’Italia e l’Europa non hanno che una scelta: accogliere tutti quelli che riusciranno a fuggire, con i corridoi umanitari (strumento utile ma limitato nei numeri) e con ogni mezzo che la disperazione suggerirà loro. È il minimo che possiamo fare. I modi e le forme si troveranno, oggi conta dare un messaggio di speranza a chi si è fidato per vent’anni di Stati Uniti, Nato, Onu e Unione europea.

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