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Torniamo a Santa Maria Capua Vetere. Parla un familiare di una delle vittime, che dice: «A me non sembra una cosa normale, il fatto che dopo articoli, dopo denunce, mio fratello sia rimasto nello stesso reparto con i suoi aguzzini per mesi. Come avrebbe potuto denunciarli? Ha avuto paura di ritorsioni».

Questa è solo una delle storie raccolte da Nello Trocchia, e queste storie si intrecciano peraltro con la storia passata. C’è Pietro Ioia, garante dei detenuti di Napoli, che dice: «Ci sono passato anche io. Erano gli anni ottanta, oltre trent’anni fa. Quando ti portavano in cella zero, gli agenti ti piegavano a forza di colpi. Ho capito che è successo di nuovo e in maniera indecente». Ioia non è neppure riuscito a vedere del tutto i video perché gli ricordavano la sua storia.

«Sembra che non sia cambiato niente». Erano gli anni della cella zero, di un carcere, quello di Poggioreale, dove agivano le squadrette e dove lo stato non controllava nulla. Nelle chat, agli atti dell’inchiesta, gli indagati per il pestaggio di Santa Maria Capua Vetere parlano non a caso proprio di ‘Sistema Poggioreale’. Questo e altro ve lo racconta su Domani Nello Trocchia.

E poi in prima pagina appuntamento con l’analisi del politologo Piero Ignazi, che dice: finalmente il Pd ha trovato il coraggio di rischiare. Il partito democratico ha insistito e ottenuto di portare il disegno di legge Zan contro l’omotransfobia al voto in Parlamento la prossima settimana rifiutando ogni tattica dilatoria avanzata da Lega e Italia Viva. I due Mattei, Renzi e Salvini, uniti, avevano confezionato una bella manovra di aggiramento e accerchiamento nei confronti dei democratici. Per troppo tempo il partito non ha saputo dire dei no e perciò ha pagato prezzi salati senza ricevere in cambio nulla se non emorragia di consensi, nota il politologo. Che perciò conclude: Enrico Letta segna un cambiamento di “tono” del partito.

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