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Al meeting di Comunione e liberazione, all’incontro tra i leader politici, attacchi plurimi sono arrivati, da più parti, al reddito di cittadinanza. Gianni Cuperlo dalle colonne del nostro giornale intavola una riflessione e dà alcuni dati interessanti per capire la questione. A ricevere l’assegno sono state poco più di un milione e mezzo di famiglie. In quasi uno su cinque dei nuclei familiari raggiunti dal reddito vive un disabile. In circa un terzo, ci sono minori, bambini. L’importo medio è di meno di 600 euro.

Una rilevazione prodotta dalla Caritas ci dice anche che grazie a questo reddito di cittadinanza più della metà delle famiglie che lo hanno percepito ha potuto superare la soglia di povertà.

Il rapporto ci dice pure se è per questo che semmai il reddito non basta, nel senso che oltre la metà di famiglie povere non lo ha ricevuto, per una serie di requisiti rigidi e una penalità per le famiglie di extracomunitari a cui viene chiesta una residenza minima di dieci anni. 

Quello che i numeri ci dicono è che per quanto imperfetto si possa ritenerlo, questo strumento ha sostenuto realtà che altrimenti la vecchia crisi e la più recente pandemia avrebbero ammazzato. In tutto l’occidente sviluppato, scrive Cuperlo, il sostegno al reddito fa parte di una strategia per garantire cittadinanza a chi conosce una esclusione non volontaria dal mercato del lavoro, a chi la subisce insomma.

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