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Il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato che “in Italia la terza dose di vaccino ci sarà”. “Partiremo già da settembre con pazienti fragili come gli oncologici o i trapiantati”, ha detto. “Poi valuteremo di proseguire con gli ultraottantenni, ospiti delle rsa e personale sanitario, le prime categorie che hanno ricevuto il vaccino”. In Israele addirittura si programma la quarta, dose, mentre la terza viene inoculata ormai da agosto, e prima era solo per gli anziani, oggi per chiunque dai 12 anni in su. Anche Joe Biden negli Stati Uniti il 20 settembre voleva partire con il “booster”, il richiamo, per tutti, ma gli scienziati protestano. E come mai?

Il fatto è che se proviamo a guardare qual è la situazione nel mondo, scopriamo le profonde disuguaglianze che dividono i paesi ad alto reddito, dove una persona su due ha completato il ciclo vaccinale, e quelli più poveri, dove la cifra cambia radicalmente. E cioè, sei persone ogni mille.

Perciò da settimane ormai, il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità chiede: fermatevi, con questo booster. Vacciniamo prima tutti. Anche l’agenzia europea del farmaco dice lo stesso: non c’è urgenza di fare richiami a tutti. Come vi spiego dettagliatamente su Domani, c’è un report tecnico stilato a livello europeo che mette in guardia: la terza dose può comportare persino dei rischi di salute pubblica. Questo perché aumenta le diseguaglianze, non dà dosi a chi non ne ha, e dunque nel sud globale potrebbero proliferare ancora le varianti.

Chi pensa di salvare se stesso, come stanno facendo uno a uno i paesi europei, che continuano in tutto questo a non concedere deroghe sui brevetti, dimentica una cosa: che con le pandemie, come con molte altre cose, non si salva uno solo se non si salvano tutti.

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