- Costruito quattro anni fa con la promessa di dare «dignità» e «solidarietà» ai lavoratori, è un agglomerato di 70 container esposti al sole a quasi un’ora di cammino dalla città più vicina.
- Fuori dalle sue recinzioni, tra le 20 e le 30 persone dormono all’aperto, tra immondizia e cartoni perché il campo è al completo.
- Attivisti e sindacalisti sostengono che non è una soluzione dignitosa, né una risposta allo sfruttamento, ma tra comune, regione, prefettura e croce rossa, non è chiaro a chi spetti il compito di intervenire.
Avrebbe dovuto essere un “campo modello” per dare finalmente un alloggio dignitoso ai braccianti agricoli stranieri che lavorano a Nardò, il comune in provincia di Lecce dove si è celebrato il più importante processo contro il caporalato agricolo. Ma oggi, a un mese dall’inizio della stagione della raccolta, decine di persone dormono ancora all’aperto, in mezzo ai rifiuti e senza possibilità di lavarsi. La situazione tra gli operatori del campo e i braccianti che vivono al suo esterno è tesa



