È Giuseppe Valditara – docente ordinario di diritto romano all’università di Torino – il nuovo ministro dell’Istruzione. 

Federalismo

Profilo tecnico, gradito nell’ambiente di Fratelli d’Italia, Valditara, 61 anni, è stimato consigliere di Matteo Salvini. Il 25 settembre era candidato in Lombardia con la Lega, ma non è stato eletto.

La sua trentennale carriera politica è una storia di fedeltà al centrodestra, ma la Lega è il vecchio amore che ritorna. Milanese di nascita e lombardo di “fede”, nel 1993 entra come giurista nel consiglio direttivo della Fondazione Salvadori, presieduta da Gianfranco Miglio, storico ideologo della Lega Nord e strenuo sostenitore di una trasformazione in senso federale dello stato italiano. In quel periodo il giovane Valditara partecipa proprio alla stesura della bozza della Costituzione federale, approvata poi al Congresso di Assago. 

Negli anni Novanta si fa promotore di un’idea di destra riorganizzata sull’esempio americano, con un grande partito repubblicano che riunisca tutte le anime della destra italiana che, spiega, deve essere “gollista e federalista”. 

Tecnico trasversale 

E il desiderio di una coesione nell’area conservatrice e liberale si può dire coerente con il vissuto politico di Valditara, tecnico trasversale e poco interessato alle logiche di partito. 

Dopo gli esordi nel partito di Umberto Bossi si avvicina ad Alleanza nazionale e nel 2001 viene eletto senatore per la prima volta. In parlamento ci resta per tre legislature, fino al 2013, e si occupa a più riprese del mondo scolastico, fino a essere relatore di maggioranza della riforma dell’università durante il governo Berlusconi, con Maria Stella Gelmini a capo del ministero. 

E in viale Trastevere il professore lombardo ci è già passato nel 2018, con l’insediamento del primo governo Conte, come capo dipartimento per la Formazione superiore e la ricerca al Miur nel dicastero guidato dal leghista Marco Bussetti. 

Vita accademica

Laureato in Giurisprudenza all’Università degli studi di Milano, il politico lombardo, che qualcuno si spinge a considerare ideologo di riferimento di Salvini, ha all’attivo una lunga e proficua carriera accademica. 

La pubblicazione del libro Studi sul magister populi. Dagli ausiliari militari del rex ai primi magistrati repubblicani gli è valsa, nel 1992, il prestigioso premio internazionale per la storia delle istituzioni politiche e giuridiche, messo in palio dal presidente della Corte costituzionale. Attualmente è anche direttore scientifico della rivista Studi giuridici europei. 

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