Ione Belarra, nata a Pamplona 33 anni fa, psicologa di professione e attualmente ministra dei Diritti sociali e Agenda 2020, è la nuova segretaria di Podemos, prima firmataria della mozione “Crecer”, crescere, eletta con l’89 per cento.

Un’assemblea per ripartire

I voti sono quelli degli oltre 53mila iscritti alla Quarta Assemblea del partito, le cui conclusioni si sono celebrate ad Alcorcón, comune dell’area metropolitana di Madrid, sabato e domenica 12 e 13 giugno. Belarra avrà il compito di guidare la formazione viola nella nuova fase apertasi con l’addio di Pablo Iglesias, alla testa di un gruppo dirigente in cui per la prima volta non figura nessuno dei fondatori originari del partito. La sua direzione sarà all’insegna della collegialità, del femminismo e della plurinazionalità. Condividendo la leadership dello spazio alla sinistra del Psoe con Yolanda Díaz, ministra del Lavoro e vice-presidente del governo spagnolo e probabile candidata alle future elezioni politiche per la coalizione di Unidas Podemos.

Indignati al governo

Nel suo primo discorso da segretaria, Belarra ringrazia le persone intervenute all’assemblea: le forze politiche della coalizione e della maggioranza di governo, i segretari generali dei sindacati confederali, le espressioni territoriali collegate al partito, gli alleati internazionali, i rappresentanti di alcune vertenze aperte nelle imprese e sul territorio per la difesa del lavoro e dei diritti sociali e di cittadinanza. E non sembra lo faccia solo per un dovere di ospitalità, ma per dar conto di quello che Podemos è diventato in questi sette anni dalla nascita e ancor più per dimostrare quello che ambisce a essere: un partito capace di andare al governo del paese costruendo un blocco progressista per cambiare in meglio la vita delle persone, che ha le sue radici nel movimento degli Indignati e nelle lotte repubblicane contro la dittatura, che perciò non smarrisce il rapporto col conflitto sociale e i cui militanti, come amano dire, «ci mettono il proprio corpo». E, nel catino assolato del Recinto Ferial dove si tiene l’assemblea, l’incertezza per la fragilità del momento sembra accompagnarsi nuovamente all’entusiasmo di altri tempi.

Il rinnovo del gruppo dirigente

Subito dopo, la neosegretaria si rivolge al suo predecessore. Iglesias ha scelto di non intervenire nel conclave di Podemos per non togliere protagonismo al nuovo gruppo dirigente. Da quando si è dimesso da tutti gli incarichi politici, dopo la sconfitta delle sinistre nelle elezioni di Madrid dello scorso 4 maggio a cui si era presentato per sconfiggere la popolare Isabel Díaz Ayuso, l’ex segretario del partito si tiene lontano dal fuoco dei riflettori godendosi la ritrovata riservatezza, le sue ultime immagini lo ritraggono con i capelli corti senza più l’iconica coleta. Ma il suo nome è riecheggiato ripetutamente nel corso dell’assemblea, che gli ha riservato un omaggio in apertura della seconda giornata. Belarra lo ringrazia «per averci insegnato che un militante deve stare dov’è più utile», «Senza Pablo Iglesias, Podemos non esisterebbe. Ma in quest’assemblea avete dimostrato che abbiamo un progetto politico forte e destinato a durare nel tempo per continuare a cambiare la Spagna».

Questa di Alcorcón, anche detta quarta assemblea di Vistalegre per contiguità con le precedenti, è la quarta assise congressuale della formazione viola. La prima si tenne alla sua nascita: sul palco l’intero gruppo dei fondatori che con gli anni si sarebbe sempre più assottigliato. La seconda fu segnata dallo scontro tra Pablo Iglesias e Íñigo Errejón che, sconfitto dal voto dei militanti, nel 2019 uscì dal partito per formare Más País. Nel 2020, in piena pandemia, se ne tenne una terza tutta telematica che riconfermò la leadership di Iglesias. Questa appena celebrata vuole essere l’assemblea del cambio e della continuità. Del cambio nel modo di essere del suo gruppo dirigente, non più verticalizzato e accentratore come prima, ma collegiale, femminilizzato e diffuso sul territorio. La direzione eletta garantisce la continuità di linea politica, ma ora il gruppo di testa che accompagna Belarra è tutto femminile. La più votata è stata la ministra di Pari Opportunità Irene Montero, compagna di Iglesias, che nel suo intervento afferma con orgoglio: «Siamo capaci di prendere le decisioni corrette nei momenti difficili, disposti a pagarne il prezzo» e a Belarra dice: «Per me è un privilegio camminare al tuo fianco». Seguono quindi, per voti emessi, la segretaria di stato di Pari Opportunità e contro la Violenza di Genere Noelia Vera e la ex deputata all’assemblea di Madrid Isa Serra.

Movimento plurinazionale

Isa Serra è in attesa che il Tribunal Supremo si pronunci sulla sentenza di condanna a un anno e sette mesi di carcere e l’inabilitazione a incarichi pubblici del Tribunal Superior de Justicia de Madrid per un presunto delitto di lesioni all’autorità in una manifestazione a Madrid contro uno sfratto, nel 2014. «Una sentenza vergognosa e ingiusta – sostiene Serra – con accuse false. Mi arrestarono in un secondo momento e lo fecero perché ero un’attivista». Il primo giorno dell’assemblea ha presentato la mozione “Crecer” di Belarra e ora torna a spiegarne i contenuti. «Dobbiamo prenderci cura di Podemos e farlo crescere, Podemos è una maniera di fare politica che non si era vista nella sinistra di questo paese da molto tempo», spiega la dirigente madrilena, evidenziando la cultura mai minoritaria della formazione viola. «I successi che abbiamo realizzato in questi sette anni sono inediti per una forza politica. Questo peculiare modo di fare politica significa avere un’aspirazione di vittoria: aspiriamo a essere la forza maggioritaria di un governo progressista». «Siamo entrati nel governo e facciamo il possibile perché l’accordo di coalizione si realizzi, perché i nostri voti valgono lo stesso di quelli di qualunque altro partito: questa è l’eredità di Iglesias e va preservata. Ma adesso questa forza va fatta crescere, va radicata territorialmente».

«Vincere per Podemos vuol dire trasformare la vita della gente, favorire trasformazioni sociali e politiche nel paese. Podemos è stato e continuerà a essere il motore del cambio», dice Serra, enumerando i provvedimenti adottati dal governo per la protezione del lavoro nella pandemia e contenere la crisi economica e l’approvazione della finanziaria 2021. «È facile affermare che si difendono i diritti, più difficile è combattere quotidianamente dalle istituzioni per ottenerli».Di fronte al rischio dell’esaurimento dell’iniziativa politica sul versante istituzionale, Podemos promette di assomigliare di più al paese e alla società che rappresenta: «Perché viviamo in un paese plurinazionale dove ci sono più lingue e culture. Le destre che negano questa plurinazionalità non conoscono questo paese e sono incapaci di rappresentarlo. Un Podemos più simile al paese è un partito dove c’è più voce dai territori che non sono Madrid», dice Serra.

Cambio generazionale

Il fatto che nella nuova direzione per la prima volta non ci sia nessuno dei fondatori del progetto originario, risponde la dirigente del partito, è segno dell’esistenza di «un cambio generazionale, un fatto positivo che vuol dire che abbiamo un futuro davanti a noi», chiosa con convinzione. Podemos non si esaurisce nel suo leader, per quanto carismatico sia. Perché rappresenta la sedimentazione di una domanda di trasformazione che nasce col movimento degli Indignati e che radica nel passato repubblicano e diventa coscienza collettiva, iniziativa nel sociale e progetto politico.

Podemos è ancora oggi la formazione nella sinistra europea non socialista con maggiore forza elettorale e radicamento sociale. Esiste uno spazio elettorale alla sinistra del Psoe che si calcola di almeno il 10 per cento. Ma siccome Podemos non ha una vocazione residuale, oggi punta a “Crecer”. E crescere non significa solo ampliare la propria presenza sul territorio, ma assumere anche «che siamo dentro una nuova tappa, che dobbiamo scommettere di più sul femminismo, la coralità e la pluralità».

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