Ci sono due ragioni che hanno spinto Ursula von der Leyen a planare a Washington per l’incontro con Joe Biden. I dossier europei sono la prima ragione, quella ufficiale. E poi c’è il dossier von der Leyen. La presidente della Commissione europea – appellata non a caso «la presidente americana» dai cronisti brussellesi – sta lavorando al proprio futuro dopo le europee del 2024. E visti i problemi in Ue, è anche all’appoggio Usa che von der Leyen guarda.

I colloqui con Biden

All’ora di cena italiana, questo venerdì i presidenti della Commissione Ue e degli Stati Uniti hanno avuto il loro colloquio alla Casa Bianca. Una parte ingombrante di questa conversazione riguarda il versante industriale e non è che la continuazione di altri due viaggi a Washington: quello di Emmanuel Macron, presidente francese, che ha incontrato Biden a dicembre, e quello più recente di Robert Habeck e Bruno Le Maire, ministri dell’Economia di Germania e Francia, che hanno incontrato esponenti dell’amministrazione Usa. I temi sono due, e sono connessi fra loro: gli aiuti di stato e le materie prime. Lo Inflation Reduction Act – il piano di Biden per sussidiare le imprese impegnate nella transizione green – è diventato da mesi l’alibi perfetto per la Francia, in accordo con la Germania, e ha portato a una posizione più favorevole dell’Ue verso gli aiuti di stato, con l’argomento di bilanciare quelli statunitensi. Macron a dicembre si era recato da Biden nella speranza di ottenere qualche deroga o comunque di arginare la fuga delle imprese europee oltre oceano. Il presidente Usa lo aveva congedato con la promessa di coordinarsi e aveva espresso l’intenzione di «mettere in sicurezza la catena di distribuzione». «Non dobbiamo dipendere da nessun altro», aveva detto in quell’occasione. Il secondo viaggio, di Habeck e Le Maire, ha portato avanti entrambi i punti: il coordinamento sugli aiuti – il primo obiettivo del viaggio era conoscerne l’ammontare esatto, come aveva chiarito il ministro delle Finanze francese – e le materie prime. Il duo francotedesco si era congedato da Washington ventilando un accordo su questo. Ora von der Leyen ha tirato le fila, mettendo l’accento su un aspetto, e cioè quel bideniano «non dipendere da nessuno» che allude neanche troppo velatamente a Pechino.

Il ruolo di von der Leyen

Le potenze economiche europee come la Germania fanno ancora fatica ad assumere un atteggiamento tranchant a favore del disaccoppiamento dalla Cina. La presidente della Commissione europea invece fa di questa attitudine uno dei suoi punti di forza, anche per rinsaldare i rapporti con gli Usa: è ormai da mesi che Bruxelles, compreso il vicepresidente di Commissione ed alto rappresentante Ue Borrell, considera la Cina una antagonista. Sia per il suo ruolo di rango europeo che per la sua postura geopolitica, Ursula von der Leyen è l’interlocutrice giusta per chiudere con Biden un patto che si allarga dai sussidi alle imprese alla gestione delle materie prime. Bruxelles si sta già preparando a imbastire un centro di acquisti per litio, materiali rari e altre risorse scarse e la prossima settimana presenterà la sua proposta di “Critical Raw Materials Act”; prevede anche agevolazioni per le estrazioni minerarie Ue. Intanto a Washington la presidente di Commissione si accorda con Biden per avviare i negoziati su questi materiali, così cruciali per la transizione e per le batterie delle auto elettriche toccate dall’Ira. Le indiscrezioni che hanno preceduto l’incontro Biden-von der Leyen sono in linea con l’auspicio già espresso dal Tesoro Usa: che l’Ue aiuti gli Stati Uniti con questi materiali. Un aiuto pesante, nel contesto attuale, in cambio del quale l’Ue otterrebbe l’uso di questi materiali nelle produzioni coperte dai sussidi Usa.

La presidente americana

L’apertura dei negoziati viene gestita da una presidente della Commissione europea che guarda già al proprio futuro dopo le elezioni del 2024. La sua famiglia politica di appartenenza, che è quella popolare, sotto la guida di Manfred Weber punta all’alleanza tattica coi meloniani e a Roberta Metsola – comunque non al rinnovo di von der Leyen – per la presidenza di Commissione dal 2024. Inoltre la procura europea sta indagando sui negoziati per i vaccini e la difensora civica Ue ha già stigmatizzato la «malamministrazione» di von der Leyen, che ha contrattato a colpi di messaggini segreti col ceo di Pfizer. Così la attuale leader, debole in Ue, cerca il supporto Usa, in vista di piani alternativi. Tra i rumors c’è quello di von der Leyen alla guida della Nato dal 2024, con il sostegno della Casa Bianca.

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