Immaginate di camminare per strada, fermare una persona a caso e chiederle cosa pensa dell'Europa. All'inizio degli anni Cinquanta, una troupe televisiva fece esattamente questo e un'anziana contadina rispose: «Beh, se è per la pace, va bene».

Sessant'anni dopo, la stessa domanda è stata posta a un'anziana signora ucraina. Siamo nel 2014, durante le settimane della "Rivoluzione della dignità". La signora mostra con orgoglio un'enorme distesa di grano dicendo che, grazie ad essa, tutta l'Europa sarebbe stata sfamata.

La delicatezza con cui allora veniva pronunciata la parola "Europa" al giorno d’oggi sembra purtroppo non esistere più.

Nel dibattito pubblico odierno, l’ Europa viene spesso citata in relazione a cattive notizie, contraddizioni o, nella migliore delle ipotesi, a grandi problemi globali da affrontare.

Eppure, negli ultimi anni, questa "Europa" ha significato molto quando abbiamo avuto bisogno di solidarietà durante la pandemia e di azioni coordinate per affrontare la guerra e la crisi climatica.

Scossa da crisi, guerre e sfide, la società europea si ritrova divisa ed impaurita, consapevole anche della incapacità dei suoi leader a traghettarla fuori dalle tempeste.

Al posto di discorsi pacati e strategie solide capaci di ricostruire un rapporto di fiducia tra dirigenti e società civile, siamo di fronte a un numero crescente di forze che amplificano le divisioni, le paure e le interferenze e che agiscono con sempre maggiore forza contro l'unità e la solidarietà europea.

Questo è il contesto in cui tra un anno esatto si svolgeranno le elezioni europee. Un contesto ben diverso rispetto anche a soli 5 anni fa ed estremamente preoccupante.

Secondo un sondaggio di Eurobarometro, i tre valori principali che l'Europa deve difendere sono la democrazia, i diritti umani e la libertà di parola.

Dopo la Seconda guerra mondiale, la democrazia, la libertà di movimento e di parola, la crescita economica, gli scambi culturali, ma anche amicizie e amori, sono sorti laddove un tempo passavano gli eserciti.

Eppure, ancora oggi, dopo 70 anni di pace e di unione, molti europei fanno fatica a vedere tutto questo, a realizzare  che l'Unione europea è un modello cui aspirare per chi vive ai suoi confini.

Siamo il continente con il più grande mercato economico, con il sistema di welfare più completo; il più sicuro, da ogni punto di vista, e tutto ciò grazie a questo: «il solo progetto politico mai elaborato dal dopoguerra ad oggi», per citare Bronisław Geremek.

L'Europa è nata sulle frontiere tra Stati abituati a combattere guerre tra loro, che hanno deciso di abbattere le barriere, affrontare il proprio passato e guardare con fiducia al futuro.

In effetti, parafrasando il sociologo Abdelmalek Sayad, ciò che accade alle frontiere di una comunità è lo specchio delle «contraddizioni più profonde di una società, della sua organizzazione politica e delle sue relazioni con le altre società».

Quelle frontiere che un tempo passavano per Verdun e la Somme, oggi si trovano altrove, da Cutro a Kiev; senza dimenticare le frontiere tra vincitori e vinti di una globalizzazione non sufficientemente regolata, sempre più definita dalla spaccatura tra centri economici e periferie europee.

Le contraddizioni vive che definiscono le nuove "frontiere" vanno quindi affrontate, per ritrovare l'obiettivo e lo spirito originario del progetto europeo.

Secondo l'Eurobarometro, i sentimenti predominanti tra gli europei sono, nell'ordine, l'incertezza, la frustrazione, l'impotenza, la rabbia, la paura - tutti sentimenti che alimentano la divisione dell’Unione.

Per più di un europeo su tre, tra quei sentimenti predominanti alberga però la speranza. Non una speranza fatta di vuota e sognante attesa, ma una speranza attiva e propositiva. La speranza che spinge tanti, dentro e fuori l'Ue, a continuare a lottare per i valori europei anche a costo di rischiare la vita.

L'Europa deve essere all'altezza di questa speranza di libertà. È per questo che, a un anno da elezioni tanto cruciali per la nostra Unione, di fronte a tante forze che cercano di far leva su emozioni negative e divisioni, vogliamo costruire un fronte alternativo, capace di proporre una strada diversa, concreta, per trasformare e rilanciare l'Europa e la sua democrazia.

Una strada che parte dall'ascolto di coloro che porteranno il peso del futuro sulle loro spalle: i giovani europei.

Nell'era dei social media, i giovani cittadini sono particolarmente esposti alla disinformazione e sono stati pesantemente colpiti da eventi recenti come la pandemia, la guerra, l'inflazione, la mancanza di lavoro  e l'ansia climatica.

Nostro obiettivo è quello di rafforzare il dialogo positivo tra i giovani, al di là delle frontiere e delle barriere linguistiche, in tutta la loro diversità.

Dobbiamo modellare il dibattito politico sulle priorità dei giovani per ricostruire fiducia e per  far si che le loro priorità per il futuro dell'Europa siano poste al centro della campagna elettorale 2024, sostituendo l'agenda della paura e della divisione con la loro "Agenda della Speranza".

È così che Europa e Speranza torneranno ad avere lo stesso suono: EurHope. Oggi invitiamo tutti i giovani cittadini, tutti i membri della società civile, tutti gli stati membri, le città e le regioni e tutte le organizzazioni impegnate a unirsi alla Rivoluzione della Speranza!

I firmatari di EurHope

Gian Paolo ACCARDO, Fondatore e Capo redattore di VOXEUROP;

Alberto ALEMANNO, Professore cattedra Jean Monnet a HEC Parigi, Fondatore di The Good Lobby;

Antonio ARGENZIANO, Presidente dei Giovani Federalisti Europei (JEF);

Frédéric BAILLY, Vice Presidente esecutivo del Gruppo SOS, Segretario generale della Alleanza Patto per l’Impatto;

Mikulàs BEK, PhDr, Ministro per gli Affari Europei della Repubblica Ceca;

Brando BENIFEI, Deputato al Parlamento europeo, Presidente della delegazione PD;

Laurent BERGER, Segretario Generale della Confederazione democratica francese del Lavoro, Presidente della Confederazione Europea dei Sindacati;

Gabriele BISCHOFF, Deputata al Parlamento Europeo;

Damian BOESELAGER, Deputato al Parlamento europeo;

Jean Marc BORELLO, Presidente e Fondatore del Gruppo SOS;

Gilbert BOURSEUL, Presidente di TOPICS;

Maroua BOUZAIDA, Vice Presidente di Toulouse Métropole;

Mercedes BRESSO, Deputata al Parlamento europeo, ex Presidente del Comitato Delle Regioni;

Jeanne BRETECHER, Presidente di Social Good Accelerator;

Flavio BRUGNOLI, Direttore del Centro Studi sul Federalismo;

Pascal CANFIN, Deputato al Parlamento europeo, Presidente della Commissione Ambiente e Sanità;

Marco CAPPATO, Presidente di EUMANS, ex deputato al Parlamento Europeo;

Karine CAUNES, Capo Editore dell’European Law Journal;

Daniel COHN-BENDIT, ex Deputato al Parlamento Europeo;

Fabio COLASANTI, ex Direttore generale alla Commissione Europea;

Alicia COMBAZ, Amministratore delegato di Make.org;

Olivier COSTA, Ricercatore al CNRS, Professore al Collegio d’Europa;

Pier Virgilio DASTOLI, Presidente del Movimento Europeo Italia;

Axel DAUCHEZ, Presidente di Make.org;

Valerie DECAMP, Direttore Esecutivo di Mediatransports;

Tremeur DENIGOT, Co-Presidente di CIVICO Europa;

Adrien DUGUET, Presidente dell’Associazione europea delle CIVIC TECH;

Eva EISLER, Professore, Designer, Artista;

Virginia FIUME, Co-Presidente di EUMANS;

Cynthia FLEURY, Filosofo e Psicoanalista, Francia;

Martial FOUCAULT, Direttore del CEVIPOF;

Malte GALLÉE,  Deputata al Parlamento Europeo;

Sandro GOZI, Deputato al Parlamento Europeo, Presidente dell’ UEF;

Patrizia HEIDEGGER, Segretario Generale Aggiunto dell’Ufficio Europeo per l’Ambiente;

Veera HEINONEN, Direttore di Democrazia e Partecipazione, Fondo pubblico Finlandese Per l’Innovazione SITRA;

Gergely KARACSONY, Sindaco di Budapest;

Guillaume KLOSSA, Co-Presidente di CIVICO Europa, Fondatore di Europa Nova;

Biliana KOTSAKOVA, Avvocato, Difensore dei diritti umani;

Luca JAHIER, Vice Presidente del Gruppo Semestre Europeo, ex Presidente del Comitato Economico e Sociale;

Benedek JAVOR, Ex Deputato al Parlamento europeo;

Zora JAUROVA, Produttrice, drammaturga, consultante in politiche culturali;

Christophe LECLERCQ, Fondatore di EURACTIV e di Europe’s Media Lab;

Nathalie LOISEAU, Deputata al Parlamento europeo, Ex Ministro per gli Affari Europei;

Robert MENASSE, Scrittore, Austria;

Mario MONTI, Senatore a vita, Ex Presidente del Consiglio dei Ministri, Ex Commissario europeo;

Isabelle NEGRIER, Direttore generale di Europa Nova;

Ignacy NIEMCZYCKI, Presidente del Board della Fondazione Geremek;

Elisabetta OLIVI, Ex portavoce della Commissione Europea, Ex portavoce del Governo Monti;

Bernard PANCHER, Deputato all’Assemblea francese, Presidente di ‘Decidere insieme’;

Clemence PÈNE, Vice Presidente di ‘A Voté ‘;

Francesca RATTI, Ex Segretario Generale Aggiunto al parlamento Europeo,

Membro Fondatore di CIVICO Europa;

María RODRIGUES ALCÁZAR, Presidente del European Youth Forum;

Jacques RUPNIK, Ricercatore Emerito Science Po, Ex consigliere di Vaclav Havel;

Emma SMETANA, Artista, Attrice e giornalista, Repubblica Ceca;

Nathalie TOCCI, Direttore all’Istituto Affari Internazionali;

Inga WACHSMANN, Presidente di Citizens for Europe;

Slavoj ZIZEK, Filosofo, Slovenia

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