Mentre al Forum Ambrosetti sfilano finanza e governo, a pochi passi da Villa d’Este si apre una due giorni di idee e proposte per un’alternativa pacifica all’agenda dell’élite italiana e mondiale. Di fronte allo spreco di risorse per le guerre, una rete di rappresentanti di associazioni, organizzazioni sindacali e istituti di ricerca crede che un’altra strada sia possibile: al centro cooperazione, sicurezza comune, diritti e ambiente
La cornice è la stessa, l’agenda è opposta. A poche centinaia di metri dal Forum Ambrosetti (5–7 settembre) – dove è atteso anche un intervento da remoto di Volodymyr Zelensky – va in scena “Addio alle armi!”, il XV forum nazionale dell’«Altra Cernobbio» promosso da Sbilanciamoci! e Rete Italiana Pace e Disarmo. Due giorni per costruire un “Peace deal” contro il “War deal”: ridurre le spese militari e spostare risorse su welfare, sanità, scuola e transizione ecologica. Il programma pubblicato dagli organizzatori dettaglia sessioni su cause del riarmo, alternative economico-sociali e campagne legislative.
L’apertura oggi, venerdì 5 settembre alle 16.30 (saluti di Danilo Lillia, ANPI Como, e di Giulio Marcon, portavoce Sbilanciamoci!). A seguire, una prima sessione su «cause della guerra e del riarmo» con Marco Mascia (Università di Padova) e Francesco Strazzari (Sant’Anna di Pisa), quindi l’assemblea «La pace in movimento» coordinata da Sergio Bassoli (Rete Pace Disarmo) e dallo stesso Marcon, con interventi – tra gli altri – di ACLI, ARCI, Emergency, ANPI e Pax Christi, collegamenti da remoto di Alex Zanotelli e, sabato, tavoli tematici su «Riarmo o welfare?», «Riarmo o lavoro?», «Riarmo o ambiente?», «Riarmo o democrazia?». In chiusura di sabato il lancio delle mobilitazioni autunnali.
L’altra agenda
Nel merito, l’”altra agenda” prova a trasformare le parole in atti di governo possibili. I quattro tavoli sono pensati come cantieri permanenti: «Riarmo o welfare?» mette in fila sanità territoriale, scuola dell’obbligo, edilizia popolare e non autosufficienza, con proposte di riallineamento dei fondi oggi assorbiti da programmi d’armamento; «Riarmo o lavoro?» incrocia contrattazione e politiche industriali, puntando su riconversioni produttive, filiere verdi e clausole sociali negli appalti; «Riarmo o ambiente?» lega sicurezza climatica, prevenzione del dissesto e piani energetici locali; «Riarmo o democrazia?» riapre il capitolo trasparenza su spese e export militari, partecipazione civica e tutela delle libertà. L’obiettivo dichiarato è consegnare una piattaforma comune con tempi, coperture e indicatori di risultato, perché la pace diventi politica pubblica misurabile.
Gli organizzatori indicano inoltre interventi (in orario da definire) dei leader di opposizione: Elly Schlein (PD), Giuseppe Conte (M5S), Angelo Bonelli (Europa Verde), Nicola Fratoianni (SI) e Maurizio Acerbo (PRC). Il format prevede anche un collegamento con la Global Sumud Flotilla (Free Flotilla) in navigazione per Gaza: testimonianza di Maria Elena Delia, referente per l’Italia del Global Movement to Gaza.
Secondo le note ufficiali, al forum prendono parte «oltre 50 relatori e più di 200 rappresentanti delle organizzazioni della società civile»; altre fonti indicano «oltre 250 delegati» attesi. Tra le adesioni figurano reti ecopacifiste e sindacali (CGIL nazionale e territoriali, Legambiente, Greenpeace, Movimento Nonviolento, Assopace Palestina), con segretari e presidenti in panel dedicati a lavoro, ambiente e democrazia. La sede è la Sala polifunzionale di via Cinque Giornate 8, Cernobbio.
La sfida ai partiti
Il contrappunto con la “kermesse ufficiale” è esplicito anche nei contenuti: mentre il Forum Ambrosetti concentra i riflettori su competitività, debito e macro-geopolitica, l’«Altra Cernobbio» mette sul tavolo campagne e strumenti concreti (dalla difesa della legge 185/1990 sul controllo dell’export di armamenti alla piattaforma «Un’altra difesa è possibile», fino a «Ferma il riarmo» e «StopRearmEurope»). Non è un evento “contro” e basta, spiegano gli organizzatori: è la prosecuzione di un percorso avviato gli anni scorsi – nonostante divieti e “zona rossa” attorno a Cernobbio denunciati dagli organizzatori – e oggi riproposto con un’agenda di lavoro.
La cassetta degli attrezzi include impegni verificabili: no allo svuotamento della legge 185/1990 e tracciabilità effettiva delle licenze; rafforzamento dell’Agenzia per la cooperazione con criteri di coerenza delle politiche per lo sviluppo; istituzione di un Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta con dotazione stabile; piano pluriennale per la riconversione delle produzioni militari verso tecnologie sanitarie, mobilità sostenibile, efficienza energetica; un calendario di campagne su fisco progressivo, salario minimo, qualità del lavoro nella transizione verde. La sfida lanciata ai partiti è di metodo: indicare priorità, coperture e scadenze, tenendo insieme vincoli di finanza pubblica e riqualificazione della spesa.
Il messaggio politico è chiaro: «ReArm Europe», il piano europeo ridenominato “Readiness 2030” dopo le polemiche di marzo, punta a mobilitare oltre 800 miliardi per la difesa attraverso flessibilità fiscale e leve finanziarie. Le reti pacifiste contestano la priorità del riarmo e propongono di destinare la spesa pubblica a sanità, scuola, abitare, ambiente e lavoro. La “Controfinanziaria 2025” di Sbilanciamoci! elenca 102 misure a saldo zero per oltre 54 miliardi, compresa l’istituzione di un Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta e la riconversione industriale.
© Riproduzione riservata



