È riunito a Bruxelles il vertice Ue-Comunità di stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac), con i capi di stato e di governo delle due regioni. L’appuntamento punta a rilanciare il rapporto con un «partner naturale, col quale condividiamo valori e interessi» ha detto la presidente della Commissione Ue von der Leyen.

Al centro dell’agenda: accordi commerciali, transizione verde e digitale, dialogo politico. Grandi aspettative che potrebbero essere deluse dai risultati. «La celebrazione del vertice è già un successo. Il ritorno di questo summit dopo 8 anni è un risultato diplomatico di primo livello» dichiara a Domani Javi López, socialista spagnolo, copresidente dell’assemblea parlamentare euro-latinoamericana.

Ventisei dei 33 paesi membri Celac sono rappresentati da capi di stato o di governo, La presenza di Lula ha innalzato il valore politico di un vertice che parte in salita. L’Ue è la prima fonte di investimenti in America latina, concentrati in settori strategici (energie rinnovabili, telecomunicazioni) con grandi imprese, come l’italiana Enel, le spagnole Telefonica e Santander.

Gli accordi

Lunedì mattina, prima dell’inaugurazione, nella Business Round Table, si è tenuto un incontro tra gli ad e i leader politici. Poi la presentazione del piano di investimenti europei Global Gateway, 10 miliardi.

Bersaglio grosso sono gli accordi commerciali. «Ne abbiamo con quasi con tutti i paesi della regione, alcuni talmente vecchi che ci siamo dimenticati della loro esistenza. Altri non sono mai stati ratificati» ha scritto l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, lo spagnolo Josep Borrell.

Tre sono in trattativa: quello col Cile dovrebbe essere rinnovato senza difficoltà; quello col Messico forse entro fino anno, ma pesano le tensioni con la Spagna; ultimo e più difficile, quello con il Mercosur (Mercato del sud, Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay).

Questo accordo creerebbe un mercato di quasi 800 milioni di persone. «Sarebbe il game-changer nelle relazioni tra le nostre regioni. Ci sono resistenze, come quella della Francia, che invoca l’autonomia strategica europea. Ma deve capire l’importanza di firmare accordi che ci rendano davvero autonomi» critica Javi López.

La Francia, ufficialmente, non vuole sottoscrivere l’accordo per ragioni ambientali, ma teme ripercussioni sul proprio settore agricolo. Il Brasile ha criticato la scelta europea di inserire in forma unilaterale nell’accordo norme di protezione ambientale. «Adesso c’è una finestra d’opportunità per firmarlo» dicono fonti ufficiali Ue, ma le chance sono piuttosto basse.

I temi

L’altro capitolo importante del vertice di Bruxelles è la transizione verde e l’approvvigionamento di materie prime critiche (metalli, minerali e materiali naturali). Secondo previsioni Ocse, l’uso di tali materiali raddoppierà entro il 2060 (+110 % rispetto al 2011).

E l’Ue sta cercando un posto al sole, in un contesto mondiale altamente competitivo. Punta all’America Latina: al litio nel triangolo Bolivia, Cile, Argentina; al rame di cui sono ricchi Perù e Cile; niobio e tantalio, di cui il Brasile è il secondo produttore mondiale.

La transizione verde è modernissima, ma si basa su una relazione economica antica: le periferie del mondo che esportano materie prime verso il centro. Lula di recente ha criticato l’evoluzione delle trattative sull’accordo Ue-Mercosur, «non siamo interessati ad accordi che ci condannino all'eterno ruolo di esportatori di materie prime. Non vogliamo rinunciare al nostro sviluppo industriale».

Bruxelles punta a saldare la relazione anche sul piano politico. Vuole recuperare il terreno perso e guadagnato soprattutto dalla Cina, martedì primo partner commerciale di tutti i paesi sudamericani. Terreno di prova del dialogo politico è la posizione sull'aggressione russa in Ucraina. Quasi tutti i paesi Celac, a parte il Nicaragua, l’hanno condannata, ma si sono rifiutati di inviare armi a Kyiv. La possibile presenza del presidente ucraino Zelensky al vertice è stata respinta dai paesi Celac.

L’Unione

Il dialogo politico avviene su un piano asimmetrico, come si è visto alla conferenza stampa delle istituzioni europee di presentazione del vertice del 14 luglio, i funzionari europei si coordinavano, l’Ue parla con una voce sola.

«E dopo l’invasione russa, l’Ue è più unita che mai» spiega Carlos Malamud, ricercatore del Real Instituto Elcano. Celac invece non ha una segreteria permanente e il suo peso dipende dal ciclo politico. Martedì la presidenza è espressa da Saint Vincent e Grenadine, stato insulare dei Caraibi.

Celac ha vissuto un declino causato dall’abbandono del Brasile, durante la presidenza Bolsonaro, e dalle tensioni interne sulla questione venezuelana. Con il ritorno di Lula, Celac e l’integrazione regionale latinoamericana sono tornate in auge.

«L’Ue si è trovata isolata di fronte al Sud globale, per questo l’alleanza con l’America latina deve essere una priorità. L’Europa deve giocare tutte le carte, sia il dialogo bi-regionale con la Celac, sia i dialoghi bilaterali, con i paesi latinoamericani del G20, sia con altri, come Cile, Colombia e Perù» conclude Malamud.

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