«Un politico europeo di rilievo mi ha detto che Meloni non dà motivo di pensare che le paure su di lei siano giustificate. Non avrà parlato troppo presto?», si chiede l’editorialista del Financial Times Gideon Rachman, quando apprende che la scorsa settimana i carabinieri sono entrati nella redazione di Domani per sequestrare un articolo. E che già prima Meloni aveva sfidato per vie legali direttore e vicedirettore di questo giornale. I ripetuti attacchi alla libertà di informazione sono ormai uno scandalo internazionale. Giornalisti, sindacati, organizzazioni per la libertà dei media stanno denunciando il caso, per contrastare le intimidazioni verso la libera informazione.

Oltre al tema mediatico c’è il risvolto politico: «Ecco il vero volto di Meloni», è la reazione di Guy Verhofstadt, ex premier belga ed eurodeputato liberale. «Non importa quanti sforzi i popolari facciano per farla apparire presentabile», dice alludendo all’alleanza tattica tra i leader di Ppe e Fratelli d’Italia. Gli attacchi alla stampa dell’èra Meloni smascherano ogni tentativo della leader di «non sembrare marziana» e normalizzare l’estrema destra.

Allerta internazionale

«Le organizzazioni per la libertà dei media condannano la decisione di emettere un mandato di sequestro per l’articolo di Domani a seguito di una denuncia per diffamazione presentata dal sottosegretario Durigon. Nessun giornalista che esprima la propria opinione o conduca inchieste su questioni di interesse pubblico deve temere o essere sottoposto a intimidazioni, condanne o detenzioni». Così scrivono European Centre for Press and Media Freedom, European Federation of Journalists, International Press Institute e altre organizzazioni: dicono basta a «queste pratiche intimidatorie».

Quando la libertà dei media viene attaccata, come in questo caso, scatta un meccanismo di allerta europea, il Media Freedom Rapid Response. Sielke Kelner, che fa da sentinella italiana, spiega perché l’allarme è scattato: «Il ricorso a un mandato di sequestro di un articolo disponibile online è una reazione spropositata che allarma tutte le organizzazioni europee che si occupano di libertà di stampa. È un atto di intimidazione tout court».

Anche Ricardo Gutiérrez, segretario generale della Federazione europea dei giornalisti (Efj), ritiene l’episodio «scandaloso e intollerabile in una democrazia». Gutiérrez spiega che «l’intervento dei carabinieri mostra la volontà di intimidire, non c’era alcun bisogno di un intervento così estremo. Lo consideriamo molto grave e abbiamo preparato un’allerta per il Consiglio d’Europa». È già la seconda in pochi mesi a seguito degli attacchi a Domani: la prima è scattata dopo che la premier in carica ha querelato i vertici del giornale. «Ora tutti i governi sono al corrente di questa emergenza sulla libertà di stampa». Le varie iniziative costringono insomma sia le capitali che Bruxelles a fare i conti con il problema. Il Committee to Protect Journalists si sta a sua volta attrezzando per una denuncia su scala globale.

La eurodeputata liberale olandese Sophie in’t Veld si è attivata sul caso e sta già esortando la Commissione Ue a pretendere chiarimenti da Meloni. Anche i verdi, con l’eurodeputata tedesca Alexandra Geese, lamentano «l’attacco alla libertà di stampa: l’estremismo di destra la teme». Solidarietà a Domani pure dalla vicepresidente dell’Europarlamento Pina Picierno e dal capodelegazione Pd Brando Benifei.

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