In un’intervista al giornale Noz, la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock accusa Vladimir Putin di terrorismo. Dice di comprendere il timore delle persone che «la guerra possa arrivare in Germania» ma sottolinea che il conflitto ha portato con sé anche conseguenze positive, come l’unità dei governi europei. 

Baerbock ribadisce che i referendum di annessione non sono da considerare validi, ma conferma la posizione di Berlino che vuole evitare fughe in solitaria sulla consegna di mezzi corazzati, che negli ultimi mesi gli ucraini hanno chiesto a più riprese. Il governo tedesco, però, si è sempre rifiutato di fornirli, consegnando a Kiev altri mezzi di difesa antiaerea e lavorando sul cosiddetto scambio ad anello, rifornendo cioè gli eserciti che inviavano mezzi a Kiev in maniera diretta. 

Le armi e la pace

Secondo Baerbock «i nostri mezzi militari sono limitati e sarebbe presuntuoso credere che la Germania possa cambiare l’andamento della guerra in solitaria». Di fronte alla domanda se sia per paura della minaccia della boma atomica che la Germania non fornisce più armi, la ministra degli Esteri risponde di valutare ogni passo con grande attenzione, cosciente che non agire potrebbe portare ad ancora più distruzione e conseguenze per la pace in Europa. 

Nonostante ciò Baerbock assicura di prendere «le sue parole molto sul serio, tutto il resto sarebbe dissennato. Non dobbiamo cedere al ricatto, Putin lo intenderebbe come un invito a portare avanti l’escalation». Tuttavia, dice la ministra degli Esteri, anche la mobilitazione non sta andando come Putin sperava: «I giovani lasciano il paese a centinaia di migliaia, il presidente russo è solo e isolato come mai prima d’ora». Berlino ha aperto a concedere visti a giornalisti e attivisti perseguitati dal regime di Mosca. Più difficile l’accoglienza dei disertori, per cui Baerbock dice di aver bisogno della collaborazione dei paesi baltici, ostili all’idea. Per il momento, poi, la ministra non vede possibilità di trattative diplomatiche con Mosca.

L’Iran

La responsabile degli Esteri promette poi di tenere d’occhio la situazione in Iran, dove vuole sostenere le proteste delle donne contro il regime: «Sto lavorando per aumentare le sanzioni contro coloro che nel sistema iraniano sono responsabili dei terribili crimini contro manifestanti e donne che non cercano altro se non la propria salvezza. La difficoltà della politica estera però è quella di dover sopportare che i nostri strumenti per far pressione sono limitati». 

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