La presidente presenta la Bussola sulla competitività assieme a Séjourné, che la definisce «uno shock di semplificazione». Ma si rischia la deregolamentazione sociale e ambientale
Preceduta dalle richieste di deregolamentazione delle grandi imprese e dai timori di smantellamento degli standard socioambientali da parte di sindacati e società civile, questo mercoledì la “Bussola per la competitività” è stata finalmente ufficializzata. Dovrebbe orientare i prossimi cinque anni dell’Unione europea, dovrebbe «fare di noi i primi nella competizione globale», a detta di Ursula von der Leyen.
Ma il documento finale è soprattutto un elenco vago, il che per la presidente della Commissione europea è forse una dannazione (come intende finanziare i piani? Che fine ha fatto l’indebitamento comune?, le contestano i dem). Ma è anche e soprattutto una salvezza tattica: il “Compass” risulta abbastanza generico da consentirle di lanciare grandi promesse, ma indefinito a sufficienza per rinviarle delusioni e critiche. Il chiaro pericolo di deregolamentazione socioambientale, ad esempio, si vedrà quando arriveranno i testi applicativi.
Le cose «in grande»
In attesa che arrivino le proposte legislative dettagliate, von der Leyen può ancora ripetere che «continuiamo sulla direttrice verde», nonostante tutti i bollettini brussellesi – compreso il moderato Politico – preannuncino altre retromarce della presidente sul Green Deal. E certo, appaiono scintillanti gli annunci di «AI factories» e di «strategie per facilitare l’adozione dell’intelligenza artificiale da parte delle imprese», finché non bisogna dettagliare poi come gestire i posti di lavoro persi con l’automazione.
La portata effettiva delle trenta pagine di comunicazione approvate questo mercoledì nel collegio dei commissari si vedrà dalla serie di proposte legislative che seguiranno, a cominciare da quella sulla semplificazione che arriva il 26 febbraio. Ma un punto è certo: la Bussola è concepita anzitutto per favorire le grandi imprese, sulla base dell’assunto che – citando von der Leyen – «non si possa più pensare solo a una concorrenza equa nel mercato comune, ma alla competizione nel mercato globale». Vengono introdotte facilitazioni per imprese più grandi rispetto alle pmi; il vecchio spirito antimonopolistico viene seppellito, mentre l’espressione «strategia di scala» diventa il nuovo mantra: «Scale up!», invoca la presidente.
Uno shock per gli europei
«Abbiamo un obiettivo ambizioso: ridurre gli obblighi di rendicontazione di un quarto per tutte le aziende e del 35 per cento per le pmi», dice von der Leyen, affiancata dal vicepresidente con delega alla Strategia industriale Stéphane Séjourné. Il fedelissimo di Emmanuel Macron – che è tra i grandi sostenitori sia del rapporto Draghi che della bussola – ha definito il documento come la «dottrina economica di questa Commissione» e sùbito dopo ne ha chiarito l’ambizione: «un choc de simplification», e cioè una scossa – o un trauma, in base alla lettura – di «semplificazione». Sia nelle espressioni che nei contenuti, la Bussola evoca i documenti e le richieste della lobby europea delle imprese (Business Europe): dice la Bussola che «il fardello regolatorio è diventato un freno sulla competitività», e il titolo della lista di richieste di Business Europe era proprio «ridurre il fardello regolatorio per ripristinare la competitività».
Mentre l’interlocuzione della Commissione (e di Séjourné) con i rappresentanti delle imprese è fitta, non vale altrettanto per i lavoratori: la Confederazione europea dei sindacati (Etuc) ha respinto questo mercoledì la richiesta di appoggiare la Bussola sia per lo spettro delle deregolamentazioni sia perché «i negoziati avrebbero dovuto esserci prima della pubblicazione».
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