L’Austria è la prima d’Europa a tornare al passato. Da lunedì il paese entra in lockdown, per tutti, per tre settimane. Scenario che gli europei ricordano bene, a cui si aggiunge una novità: da febbraio, per gli austriaci il vaccino sarà obbligatorio.

La Germania, con contagi mai così alti, si ritiene «in emergenza nazionale»: presto lockdown anche a Berlino? «In questa situazione non possiamo escludere nulla», dice il governo. Così dopo che i mercatini natalizi della Baviera hanno già annunciato che chiudono baracca, quelli di Chemnitz in Sassonia si preparano alle feste con un cartello: «Alles in Gärung», la situazione «è in fermento».

L’epidemia del resto «ha lo stesso andamento di diffusione del Boléro di Ravel: ciascuno strumento musicale entra in scena uno dopo l’altro», non tutta Europa si muove insieme ma un paese dopo l’altro: lo dice da tempo Antoine Flahaut, che dirige l’Istituto di salute globale all’università di Ginevra.

L’Austria apripista

Nel giro di una settimana Vienna ha anticipato gli altri paesi in almeno tre modi: lunedì il primo lockdown per non vaccinati, oggi l’annuncio che da lunedì prossimo comincia un lockdown generale, e poi la previsione dell’obbligo vaccinale da febbraio. Sempre nel giro di una settimana, la curva dei contagi ha continuato a salire: negli ultimi sette giorni, oltre 88mila contagi, un record per l’Austria; il record precedente risaliva alla settimana prima, dal 7 al 13 novembre, con quasi 76mila contagi.

Insomma, il paese sta toccando un livello di contagi mai così alto dall’inizio della pandemia. Per quel che riguarda i decessi invece, i 302 dell’ultima settimana sono distanti dal momento peggiore vissuto dagli austriaci, con 878 morti tra il 13 e il 19 dicembre di un anno fa.

Ad oggi poco più di sei austriaci su dieci hanno ricevuto entrambe le dosi di vaccino. Numeri «vergognosamente bassi» ha detto il cancelliere Alexander Schallenberg, fedele ministro degli Esteri di Sebastian Kurz finché quest’ultimo non ha dovuto dimettersi per la raffica di scandali e lo ha indicato al suo posto. Ora Schallenberg porta avanti la linea dura: prima ha imposto l’isolamento mirato ai non vaccinati, e cioè a due milioni su nove di austriaci. Possono solo fare l’essenziale: spesa e lavoro. Dal 1 novembre il governo ha già esteso il green pass anche sui luoghi di lavoro.

A una manciata di giorni di distanza, adesso l’annuncio che da lunedì prossimo il lockdown sarà generalizzato. Ristoranti chiusi, commerci ridotti al minimo. Non si uscirà da casa se non per comprare l’essenziale, cibo, farmaci, e per un minimo di attività fisica o una boccata d’aria; non sarà necessaria l’autocertificazione degli spostamenti, come del resto è sempre stato in Austria, e il telelavoro sarà fortemente incentivato. Scuole aperte, ma con l’invito ai genitori di tenere i bambini a casa se possono. Durata prevista, fino al 13 dicembre.

Obbligo vaccinale

Vienna è anche la prima capitale a decidere per l’obbligo di vaccino. Il tema è dibattuto in Europa da mesi. Già a luglio, quando a fare da apripista europeo fu Emmanuel Macron imponendo il “pass totale” e cioè un certificato che era di fatto condizione per il vivere sociale, l’opposizione socialista si è espressa contro quel sistema ma ha proposto al contempo l’obbligo vaccinale.

L’Austria si decide anche sulla base di un dato: la soglia di vaccinazioni è ancora sotto la media europea (67 per cento). Le rilevazioni di inizio autunno indicano pure che nel paese gli scettici sono un austriaco su quattro. Un segnale è il recente ingresso in un consiglio regionale di un partito appena nato, il Menschen-Freiheit-Grundrechte, che ha raccolto consensi proprio tra i No-vax; ha superato il 6 per cento e ottenuto tre seggi nel Land dell’Alta Austria. Dal primo febbraio, non ci saranno alternative al vaccino, per legge.

Germania e ospedali

La Germania condivide con l’Austria un problema di sfiduciati sul vaccino, e anche se quasi sette tedeschi su dieci sono pienamente vaccinati ci sono aree nell’est e nel sud del paese dove la tendenza è al di sotto della media e le ospedalizzazioni sono da record.

Proprio le ospedalizzazioni diventano il criterio di base per Berlino per valutare le restrizioni da attivare nei vari Land. Sopra le tre ogni centomila abitanti, scattano misure mirate: attività ricreative in pubblico concesse solo a vaccinati (o guariti). Con sei ospedalizzazioni su centomila, serve anche il tampone; in Germania i test sono gratuiti per tutti. Dalle nove in poi, contatti da limitare.

Oggi, di fronte al sistema sanitario sotto pressione e a livelli di contagio alti che si prevede raddoppino a breve, il governo ha parlato di «emergenza nazionale» e ha detto che «nulla può essere escluso»: si riferiva alle misure da prendere, e all’ipotesi lockdown in particolare.

Il parlamento tedesco non intende rinnovare lo stato di emergenza, ovvero la etichetta di “situazione epidemica da allerta nazionale”, con tutti i poteri d’emergenza che comporta. Ma al contempo rafforza le misure: proprio oggi la Germania ha cambiato e rinnovato il suo “Infection protection act”, e si dota quindi di nuovi strumenti per tenere sotto controllo l’epidemia.

Tra questi, test quotidiani obbligatori per chi lavora (o chi va in visita) in case di riposo anche se vaccinato; la richiesta di essere vaccinati, testati o guariti (il nostro “green pass”) sia sui mezzi di trasporto pubblici che sui luoghi di lavoro. E poi il ritorno al lavoro da casa come scenario favorito.

Ogni stato modulerà i suoi piani, e il leader della Csu Markus Söder, che è presidente in Baviera, ha già previsto un «lockdown de facto» per i non vaccinati nel territorio da lui governato; dove i mercatini di Natale hanno chiuso per Covid. La cancelliera Angela Merkel fino a una settimana fa escludeva l’ipotesi di vaccino obbligatorio, ma oggi tra i Verdi che sono parte della nuova coalizione di governo l’ipotesi circola: è considerata preferibile al ritorno alla chiusura totale.

Pass vaccinale

Con l’Europa tornata epicentro di contagi, non solo irrompe nel dibattito il tema dell’obbligo vaccinale, ma la anche il pass “all’italiana”, cioè indispensabile per fare tutto o quasi, si diffonde sempre più. Mercoledì Stoccolma ha previsto un aumento dei casi perché «non siamo certo isolati dal resto del mondo», per dirla con la ministra della Salute Lena Hallengren, e quindi ha disposto l’introduzione di un certificato vaccinale per raduni al chiuso con più di cento persone, a partire dal primo dicembre.

Nei paesi dell’Europa dell’est, dove il tasso di vaccinati rimane ben sotto la media europea e dove i contagi crescono, l’uso del pass si diffonde. A Praga, il premier uscente Andrej Babis ha previsto che da lunedì prossimo chi non è vaccinato non possa partecipare a eventi e neppure entrare in bar e ristoranti con il semplice tampone: servirà essere vaccinati.

La Slovacchia da lunedì prevede il lockdown per non vaccinati, che qui non sono certo pochi. Solo il 42 per cento della popolazione ha completato il ciclo vaccinale. A Budapest, dove il livello di contagi è da record, Viktor Orbán ha disposto che il richiamo sia obbligatorio da oggi, per ora per gli operatori sanitari. «Chi non si vaccina muore», ha detto il premier.

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