parla l’eurodeputata liberale olandese

«Eva Kaili ha provato a frenare le indagini sul software Pegasus». Intervista a Sophie in’t Veld

Sophie in't Veld © European Union\\u00A0- EP
Sophie in't Veld © European Union - EP
  • La liberale olandese Sophie in’t Veld è all’Europarlamento da quasi vent’anni ed è diventata un simbolo dell’europeismo intransigente: quando Bruxelles tergiversava con Orbán, quando von der Leyen nascondeva i suoi messaggini con le aziende, in’t Veld era in prima fila a esigere trasparenza e diritti. 
  • In questa intervista, le abbiamo chiesto se c’è una via europeista per riprendersi dalla Tangentopoli europea. E ci siamo fatti raccontare da in’t Veld, che ha stilato il rapporto su Pegasus, se ha notato anomalie su quel dossier.
  • L’utilizzo del software spione ai danni degli europei è partito anche dal Marocco; c’è il Marocco pure nello scandalo mazzette. Nella commissione Pega figurano Cozzolino e Arena, i cui nomi sono finiti nell’affaire Qatar. Gli interventi di Kaili «mi puzzavano», racconta in’t Veld. Anche per questo «ho tirato dritto per la mia strada».

Lo scandalo delle mazzette rischia di trascinare a fondo la reputazione delle istituzioni europee, ma deve pur esserci una via europeista per uscirne. E se c’è, la conosce Sophie in ’t Veld. Liberale, olandese, è al parlamento europeo da quasi vent’anni ed è diventata uno dei simboli dell’europeismo intransigente. Quando Bruxelles tergiversava con Viktor Orbán, quando Ursula von der Leyen nascondeva i suoi messaggini con gli amministratori delegati, in ’t Veld era in prima fila a esigere traspa

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