Bocciata a sorpresa la “svolta anti migranti” voluta dall’asse tra Cdu e ultradestra. Perdono pezzi i cristiano-democratici. E la corsa alla cancelleria si fa più aspra
Alla fine, contro ogni previsione, il “Muro di fuoco” contro l’ultradestra più radicale d’Europa ha retto. Al culmine di una giornata parlamentare convulsa – il dibattito è stato interrotto per ore, con i vari gruppi parlamentari riuniti in conciliaboli estenuanti e numerosi tentativi di mediazione – il Bundestag ha bocciato la proposta di legge anti-migranti lanciata dalla Cdu di Friedrich Merz. Il quale per la prima volta nella storia del dopoguerra tedesco aveva aperto la strada all’apporto dell’AfD, formazione nazional-populista guidato da Alice Weidel e attenzionata dagli 007 tedeschi come soggetto «apertamente estremista».
Lo ha fatto contro i partiti con i quali potrebbe essere costretto a formare una maggioranza dopo le elezioni – già definite “storiche” – del prossimo 23 febbraio, ossia l’Spd di Olaf Scholz e i Verdi di Robert Habeck e Annalena Baerbock. E contro decine di migliaia di persone che giovedì sera e nella giornata di venerdì avevano affollato le piazze delle città tedesche gettando slogan sull’AfD e gridando la paura di una Germania in scivolamento verso le ombre nere dell’estrema destra.
La posta in gioco
Dopo che già mercoledì la Cdu aveva accettato di far approvare una mozione con i voti dell’estrema destra, fino al momento dell’impatto frontale venerdì Merz aveva continuato lungo la sua strada: il risultato è una clamorosa sconfitta per l’uomo che – in teoria – ha le maggiori chance di essere il prossimo cancelliere tedesco. Sostenuto sulla carta dall’Unione Cdu/Csu, dai liberali dell’Fdp, dai “rossobruni” del BSW e, appunto, dall’AfD, il disegno di legge che avrebbe rappresentato un drastico giro di vite sulle regole per l’immigrazione ha incassato solo 338 voti a favore: un bel pezzo in meno dei 367 necessari alla sua approvazione. Eppure, i quattro partiti assieme ne avrebbero dovuto disporre addirittura di 372. La matematica non mente: vuol dire che una bella fetta degli stessi parlamentari cristiano-democratici ha votato contro: almeno 29, secondo lo stesso Merz.
Per il leader Cdu è un colpo durissimo. Fino all’ultimo istante ha tenuto duro sul suo progetto di legge resistendo a una formidabile ondata di critiche e polemiche che sono andate ben oltre gli attacchi di socialdemocratici e ambientalisti. Tra i corridoi del Bundestag c’è chi ritiene che abbia contribuito la sortita, giovedì, di Angela Merkel, che per la prima volta dal suo addio alla cancelleria, ha calato la scure della sua eredità storica: «Caro Merz, manchi di senso di responsabilità e di stato», il suo messaggio al suo successore. È stato il “colpo d’Angela”, si potrebbe dire. Molto emblematicamente, a un certo punto una copia della sua autobiografia è comparsa sui banchi del governo, proprio tra gli scranni di Scholz e Habeck.
Che l’esito del voto fosse inaspettato si è visto dalle espressioni incredule dei parlamentari Cdu subito dopo il risultato. Analoga scena tra i banchi dell’AfD: la leader Alice Weidel è sembrata «sotto shock», ha commentato a caldo la Bild. Uscita dal turbamento, ha calato la scure sull’uomo che stava per “normalizzare” l’ultradestra: «È la fine della sua candidatura a cancelliere».
La giornata caotica del Bundestag la dice lunga del tabù rappresentato da un’ipotetica apertura all’AfD. Originariamente la discussione della proposta di legge della Cdu era in programma alle 10.30, ma la seduta è stata interrotta a lungo per trovare un compromesso. D’altra parte, i cristiano-democratici hanno accusato a più riprese Verdi e socialdemocratici di non aver lasciato altra soluzione se non quella di ricorrere ai voti dell’estrema destra per approvare una proposta di legge «giusta».
La Fdp a un certo punto ha proposto di rispedire il testo in commissione, una via di fuga che la Cdu però non ha voluto raccogliere. Socialdemocratici e verdi hanno ripreso l’idea, ma anche l’ultimo tentativo di evitare il voto è andato fallito. Caduti nel vuoto anche l’invito a ritirare il testo e la proposta di discutere un’altra legge, entrambi lanciati dall’Spd.
Ipoteca sul futuro
Ora si apre la “questione Merz”, questo è ovvio: non solo perché c’è stato chi ha riconsegnato onori al merito della presidenza federale (anche un sopravvissuto alla Shoah) e chi scende in piazza da due giorni per esprimere la propria indignazione. Lui, subito dopo il voto, ha messo nel mirino l’Fdp e la sua presunta mancanza di disciplina nell’urna, dall’altra ha accusato Spd e Verdi di non aver voluto “la svolta” sulla migrazione a suo dire così necessaria alla Germania, specie dopo gli attentati di Solingen e Magdeburgo. E però si dovrà assumere la responsabilità della faglia molto importante nella politica tedesca che si è aperta questa settimana: c’è da capire come arriverà alle elezioni la Cdu, a questo punto spaccata come non mai. E anche i discorsi sulle potenziali coalizioni si fanno ben più complicati.
Merz nel suo intervento ha ricordato a Spd e Verdi che dopo il 23 febbraio ci sarà anche il 24. Tradotto: dopo la campagna elettorale bisognerà sedersi allo stesso tavolo per trattare la formazione di una maggioranza. Ma dopo un livello di scontro altissimo – una durissima Baerbock ha chiesto «quali immagini ha inviato il nostro Paese a tutta l’Europa e soprattutto a Mosca?» – su cosa sarà ancora possibile discutere? Il destino di Merz sembra tutt’altro che certo, a questo punto. E il futuro, prima o dopo le elezioni, è tutto da scrivere.
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