Dopo il via libera degli iscritti, arriva finalmente la firma al contratto di governo tra Cdu/Csu e Spd. Il giuramento del nuovo esecutivo tedesco è fissato per oggi, in un paese quanto mai diviso: da un lato, le trattative dell’ennesima Grande coalizione, dall’altra la partita di AfD, che vuole portare in tribunale l’intelligence che l’ha dichiarata «di estrema destra».

Nel fine settimana, è stato pubblicato un sondaggio che mostra come il 61 per cento dei tedeschi ritiene quello di Weidel un partito di estrema destra e il 48 per cento vorrebbe vederlo vietato.

La politica, per il momento, non ha ancora preso posizione: le opposizioni di Verdi e Linke spingono per chiedere un divieto del partito ai giudici, i partiti di governo sono meno decisi. A Brema la coalizione Spd-Linke-Verdi ha intenzione di discuterne con il governo federale e nel Bundesrat, due dei tre organi che possono proporre la valutazione del divieto.

Anche la Spd berlinese si sta scaldando sul tema, e c’è il rischio che la decisione su che approccio tenere con gli estremisti diventi il primo grande screzio interno alla nuova grande coalizione.

Ieri mattina la Spd ha fatto sapere che sarà rappresentata da quattro donne e tre uomini (più due sottosegretarie, una ai Migranti e l’altra alla Germania orientale). Quattro delle sei future componenti del governo sono sotto i quarant’anni e due di loro hanno origini non tedesche.

Un altro film rispetto alle scelte più “tradizionaliste” di Merz, che ha puntato su volti poco noti ma fedeli a lui e riconoscibile per gruppi di stakeholder della Cdu, come nel caso della manager scelta per l’Economia Katherina Reiche e il sottosegretario alla Cultura, l’ex direttore della Welt, l’ultraconservatore Wolfram Weimer. I due incarichi più “telefonati” sono il ministero delle Finanze e quello della Difesa: due ruoli di peso, il primo sarà occupato dal segretario Lars Klingbeil, che avrà in mano il controllo dei due fondi speciali che Friedrich Merz ha fatto approvare prima dell’inizio della discussione del contratto di governo, mentre al secondo è confermato Boris Pistorius.

Il ministro vecchio e nuovo è impossibile da sostituire e continua a essere il politico con il gradimento più alto in Germania: solido alleato di Kiev, ha convinto nel passaggio dalla politica regionale a quella nazionale.

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Volti nuovi

Altra carta su cui i socialdemocratici puntano forte è la Giustizia. Considerata la compensazione del ministero dell’Interno (in mano ai conservatori della Csu con il rigido Alexander Dobrindt) così come la Difesa è il riequilibrio degli Esteri, passati alla Cdu, la Spd crede in Stefanie Hubig. Già sottosegretaria nello stesso ministero due legislature fa, conosce bene la macchina e può arginare gli eccessi dei cristianodemocratici. Insieme a Pistorius, è l’unica con della seria esperienza di governo e grande competenza nella materia di cui si occuperà.

L’altra veterana (del partito, non di lavoro da esecutivo) è Bärbel Bas: presidente del Bundestag nell’ultima legislatura, è considerata una prima linea e fin da subito un posto nel totonomi. Ora, sarà ministra del Lavoro, un ruolo chiave per i socialdemocratici. La Spd prende anche l’Ambiente con Carsten Schneider, ma a colpire gli osservatori è la carica di astri nascenti che ha schierato Klingbeil: Reem Alabali-Radovan (Sviluppo economico e cooperazione), Verena Hubertz (Diritto all’Abitare, sviluppo urbano ed edilizia), Elisabeth Kaiser (Germania orientale) e Natalie Pawlik (Migranti).

Tutte e quattro sotto i quarant’anni, due con background migratori (Pawlik è nata in Russia ed è tornata in Germania con la famiglia di Russlanddeutsche, i tedeschi di Russia discendenti degli emigranti ai tempi di Caterina II, Alabali-Radovan è di origini irachene) e due originarie della Germania est, altro passaggio importante nella selezione dei componenti dei governi tedeschi, spesso sbilanciati verso l’ovest.

Complessivamente un elemento, quello della provenienza geografica, che a questo giro pare lo speculare opposto della Germania formato AfD.

Niente spazio nella squadra socialdemocratica invece per Saskia Esken, cosegretaria insieme a Klingbeil: da tempo sotto attacco delle correnti interne, è uno dei volti del partito che ha pagato lo scotto di non essere in buoni rapporti con il collega Klingbeil. Una delle critiche sollevate più spesso dai detrattori del leader è quella di aver accentrato troppo su di sé la squadra: i prescelti sono suoi amici, protetti o emanazioni dei circoli regionali più potenti, di cui Klingbeil vuole raccogliere il sostegno.

C’è chi parla già dei “Frols”, friends of Lars, una citazione dei Frogs, i friends of Gerhard Schröder. Non è un caso che Klingbeil fosse suo allievo in Bassa Sassonia, da dove arrivano anche Bas e Matthias Miersch, confermato capogruppo al Bundestag. Se la scommessa della nuova Spd non pagherà, la responsabilità sarà tutta di Klingbeil.

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