Valéry Giscard d’Estaing, morto mercoledì a 94 anni, era il rampollo di una famiglia dell’alta borghesia francese, quel particolare ceto transalpino che negli altri paesi europei è mescolato all’aristocrazia, ma che in Francia ha origini diverse pur assumendone usi e costumi. Una classe alta di grande cultura e raffinatezza, a cui Vge (la sigla del suo nome era il suo soprannome) aggiungeva la presenza nell’albero genealogico di varie figure politiche.

Dopo gli studi di economia, dal 1959 era stato nominato prima sottosegretario e poi ministro delle Finanze fino al 1966, quando aveva rotto con De Gaulle iniziando a virare verso il liberalismo. Da quel momento la posizione di Giscard si allontana dal nazionalismo gollista per avvicinarsi all’ala liberale che lo contraddistinguerà per tutta la carriera. Il successore del generale, Georges Pompidou, lo richiamò al governo nel 1969 e fino al 1974 sarà di nuovo ministro delle finanze. In quell’anno si candida alle presidenziali e giunge al secondo turno dopo aver eliminato a sorpresa Jacques Chaban-Delmas, uno dei pesi massimi del gollismo dell’epoca. Nel ballottaggio affronta il leader socialista François Mitterrand. In occasione del dibattito in tv con il socialista è rimasta famosa la battuta con cui Giscard, più giovane e moderno, tappa la bocca al già maturo socialista che gli sta rimproverando i suoi privilegi: «Signor Mitterrand, lei non ha il monopolio del cuore!». Alcuni osservatori sostengono ancora che con tali parole Giscard si assicurò la vittoria.

Con lui giunse all’Eliseo un presidente molto diverso dalle abitudini retrò della quinta repubblica. Moderno e sportivo, Giscard ammise le televisioni nella sua vita privata mostrandosi al pubblico senza timore: con lui la politica francese iniziava a divenire comunicazione.

Il presidente incarnò la posizione liberale da sempre minoritaria in Francia. Fedele al suo spirito, Vge modernizzò la Francia: legge sul divorzio consensuale; depenalizzazione dell’aborto, norme in difesa dei disabili; riduzione della maggior età a 18 anni; uguaglianza professionale tra uomini e donne. D’altro canto il suo liberalismo lo porta ad assumere posizioni più chiuse sulle questioni socio-economiche mediante – soprattutto con l’arrivo di Barre– le regole di austerità o le prime norme anti immigrazione e contro i ricongiungimenti familiari. Nella Francia post sessantottina tutto questo creerà le premesse per la sua successiva sconfitta del 1981.

La Françafrique

In politica estera Giscard fu molto europeista ma anche un aperto sostenitore della molto gollista Françafrique, quel sistema di relazioni politico-personali tra Eliseo e leader africani che costituiva lo spazio riservato francese nel continente. Amante dei safari e della caccia grossa, la passione per l’Africa divenne talmente forte da costargli critiche e indagini successive, per la sua vicinanza a leader africani corrotti o violenti, come nel noto caso dei “diamanti di Bokassa”, senza che nessun processo portasse mai a condanne. La parabola presidenziale terminò con le elezioni del 1981 quando il candidato dell’unione della sinistra riuscì a sconfiggerlo, a causa di un cattivo riporto dei voti del secondo turno da parte dei gollisti. Fu il modo di Chirac di vendicarsi delle dimissioni del 1976.Giscard rimane il simbolo del liberalismo modernizzante. Sotto di lui la Francia cambiò volto: il treno ad alta velocità, il Concorde, l’automazione, il Minitel (il sistema internet francese ora scomparso) e l’Airbus, assieme a tante altre innovazioni che fecero della Francia un paesemolto tecnologico. Anche in termini di usi e costumi della società Vge è ricordato come un innovatore, sensibile alle trasformazioni sociali e ai cambiamenti. Con Giscard la Francia scelse definitivamente l’occidente, divenendo uno dei paesi pilota dello schieramento.

Fu il presidente francese ad esempio a proporre l’idea del G5, il club dei paesi più ricchi da cui aveva escluso l’Italia, che protestò. Appoggiata dagli Stati Uniti, riuscì a entrare. In cambio la Francia chiese che fosse incluso anche il Canada: così l’iniziale G5 divenne da subito il G7. All’attuale inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, lo unisce un amore per l’Europa a tutta prova, arricchito dal suo essere stato al vertice della Convenzione per l’Europa e aver firmato l’unico (sfortunato) progetto di Costituzione europea a oggi esistente.

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