Dopo l’ondata di indignazione per gli attacchi del governo alla libertà dei media, prendono il via le iniziative europee. Si comincia con un’interrogazione partita dall’Europarlamento in direzione della Commissione perché stigmatizzi i comportamenti di Giorgia Meloni e del suo esecutivo.

Intanto la mobilitazione a sostegno di Domani si espande in tutto l’arco progressista europeo: socialdemocratici, liberali, verdi, sinistra. Il sindacato dei giornalisti britannico, che ha appena affrontato il caso Bbc, esprime solidarietà a Domani; e il Committee to Protect Journalists chiede conto alle autorità italiane sul caso Durigon.

L’interrogazione in Ue

«Domani è stato colpito da una “slapp” (una querela temeraria ndr) da parte della premier Meloni. Poi in redazione sono arrivate le forze dell’ordine. Una coalizione composta dalle principali organizzazioni per la libertà di stampa ha invocato il ritiro della querela e la riforma delle leggi italiane sulla diffamazione».

Comincia così l’interrogazione depositata lunedì dalla europarlamentare liberale olandese Sophie in’t Veld, che chiama in causa la Commissione: «Non ha ancora denunciato i fatti. La vicepresidente Věra Jourová ha detto che non può commentare casi individuali». In’t Veld incalza Bruxelles a reagire: «La Commissione concorda che queste slapp e l’intervento dei carabinieri sono una grave minaccia alla libertà dei media in Italia e avranno un pesante effetto inibitorio? Come mai la Commissione sottolinea l’importanza della libertà mediatica ma rifiuta di condannare gli attacchi ai giornalisti da parte del governo? Cosa ne pensa del fatto che i governi che attaccano i giornalisti tramite slapp sono gli stessi a dover decidere sulla legislazione Ue anti slapp?».

In’t Veld, che ha un’esperienza ventennale da eurodeputata e gode della stima dei colleghi di ogni schieramento, avverte: «Finché politici potenti come i premier cercano di intimidire i giornalisti, la Commissione ha paura di chiamare le cose col loro nome, e gli altri premier fingono di non vedere. Ma i media liberi sono l’ossigeno di una democrazia: se sono minacciati bisogna dirlo forte e chiaro. Le slapp e l’intervento delle forze dell’ordine spingono all’autocensura altri giornalisti».

Un fronte ampio

In Ue l’intero arco progressista si ritrova unito per Domani: la scorsa settimana si sono attivati esponenti dei liberali, socialdemocratici e verdi. Questo martedì è arrivata la presa di posizione della capogruppo della sinistra europea Manon Aubry, che vede «lo stato di diritto a rischio».

«Gli attacchi di Meloni alla libertà di stampa non stupiscono ma allarmano. Le slapp e le forze dell’ordine in redazione sono metodi consueti per i governi di estrema destra, ma vanno denunciati con la più grande fermezza», dice Aubry. «Sullo stato di diritto non si transige: la storia ci ha già insegnato cosa succede se lo si fa. È prioritario rafforzare il cordone sanitario contro l’estrema destra».

Il Committee to Protect Journalists, che si occupa di libertà di stampa su scala globale, ha pubblicato questo martedì una dichiarazione a sostegno di Domani. Il capofila europeo, Attila Mong, si rivolge alle autorità italiane: «In una democrazia, un governo deve accettare le critiche e le autorità non devono consentire l’utilizzo delle forze dell’ordine come grimaldello contro la stampa».

Il sindacato dei giornalisti britannici – la National Union of Journalists – ha appena affrontato gli effetti delle ingerenze conservatrici nella Bbc e la sospensione dell’ex calciatore Gary Lineker, oggi commentatore televisivo, che aveva criticato la riforma anti rifugiati del governo Sunak. La mobilitazione ha costretto la direzione della Bbc a tornare sui suoi passi. Tim Dawson della NUJ porta solidarietà a Domani: «Questi attacchi ai media in Italia rappresentano un tentativo di silenziare una voce critica, il che deve mettere in allerta i giornalisti in tutta Europa. Se non ci mobilitiamo tutti per la libertà di stampa, certi politici ce la sfileranno da sotto il naso un passo alla volta».

© Riproduzione riservata