È durato due giorni il rimpasto di governo che nelle intenzioni di Boris Johnson dovrà condurre il “suo” partito conservatore a una folgorante riconferma alle prossime elezioni previste per il 2024. Vaccino, Brexit allargata a una non ancora ben definita “Global Britain” e consolidamento in quello che era il nord laburista sono i punti chiave della sua strategia. Due giorni di tensioni e addii che si sono conclusi, sebbene le cose non siano esplicitamente collegate, con l’annuncio che il Regno Unito tornerà al sistema di misurazione imperiale, quello dei “piedi” e delle “inches” emanato quando ancora la regina Vittoria non era stata incoronata.

O si tratta di un gesto disperato per ricompattare un esecutivo sotto pressione dall’inizio dell’estate fra problemi con i controlli sulle importazioni dall’Ue e la crisi in Afghanistan, oppure siamo di fronte all’ennesimo balzo in avanti del post-populismo di Boris Johnson. E in tutto questo il partito laburista continua a essere “non pervenuto”.

Il rimpasto

Il nuovo governo ha cambiato soltanto cinque ministri, di cui uno solo importante, e un numero non di molto superiore di sottosegretari. Ma è un governo veramente nuovo, libero da qualsiasi residuo legato ai predecessori Teresa May e David Cameron, ormai xenofobo e neo-nazionalista, impiombato insieme dal patriottismo del vaccino e dall’ideologizzazione della Brexit nell’anacronistica visione di una presunta Global Britain che puzza un po’ di neo-imperialismo. Nel presentare AUKUS, la nuova alleanza anti-cinese fra Regno Unito, Australia e Stati Uniti, Johnson ha parlato di un patto fra «democrazie marittime». Cosa indichi non è molto chiaro. Ma stiamone certi, ne sentiremo parlare ancora.

Quanto questa mossa possa essere l’istituzionalizzazione di un distinto "johnsonismo” lo vedremo da qui alle prossime elezioni. Di certo, l’intenzione è dare rilancio all’esecutivo, togliersi dalle scarpe critici e potenziali contendenti alla leadership e spostare l’attenzione da quello che sembra essere a tutti gli effetti un autunno molto problematico fra nuovo lockdown, vaccino obbligatorio, riforma del sistema previdenziale e cronica crisi della sanità.

Il primo ministro ha scaricato chi ci si aspettava avrebbe cacciato a pedate: nomi poco noti fuori dai confini inglesi come il ministro all’istruzione Gavin Williamson o Robert Jenrick che sedeva al ministero per i rapporti con le amministrazioni locali, ma parecchio detestati dall’opinione pubblica e soprattutto invisi all’elettorato conservatore.

Ha declassato Dominique Raab, il quale in agosto se ne era rimasto in spiaggia durante la crisi afgana, dal ministero degli esteri a quello della giustizia; ha riconfermato il cancelliere dello scacchiere Rishi Sunak e Priti Patel agli interni, saldando la nuova ortodossia anti-immigrazione; ha rimpolpato il governo con un paio di groupies, l’ultraliberista Liz Truss agli esteri e alla cultura Nadine Dorries, ex concorrente della versione inglese dell’isola dei famosi e romanziera di successo la quale non ha mai fatto mistero di voler cancellare il canone per la BBC e la stessa tv pubblica considerata il ‘braccio armato’ della sinistra.

Ma soprattutto ha dato a Michael Gove, il compito chiave di concretizzare a un nuovo livello le promesse fatte agli elettori. Il neologismo inventato per questa operazione è “levelling up”, espressione che non apporta granché di nuovo e che non diventerà di certo l’idea dell’anno; del resto, cosa di diverso dovrebbe fare un governo eletto se non materializzare le promesse elettorali?

Il “johnsonismo” forse è proprio questo: un post-populismo fatto di continui annunci, dove si alza sempre un po’ l’asticella e si improvvisano politiche e risposte agganciandole a una interpretazione quasi mitologica di un passato ‘disinfettato’, dove esiste una perenne ‘egemonia della sinistra’ sui mezzi di comunicazione e con la cultura ‘non si mangia’, dove il governo sembra essere la sala d’attesa per le udienze col capo e dove l’opposizione, specialmente quella di sinistra, non batte colpi e continua a litigare su se stessa. Vi ricorda qualcosa?

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