- «Cartuccia di dinamite sotto i diritti delle donne», come l’ha definita una femminista infuriata in piazza a Madrid, o «il riconoscimento dei nostri diritti e della nostra dignità», con le parole dell’attivista trans spagnola Carla Antonelli? La ley trans che è stata approvata questo giovedì dal Congresso spagnolo è anzitutto e sicuramente un’apripista in Europa.
- Già ai tempi di Zapatero la Spagna si era spinta avanti sui diritti. Ora basterà una scelta totalmente individuale, un’autodeterminazione svincolata da percorsi e valutazioni mediche, per determinare chi si è all’anagrafe.
- La legge è stata fortemente voluta dalla ministra Irene Montero di Podemos, e ha già marcato divisioni a sinistra, divergenze nei movimenti, distanze generazionali. Ma soprattutto ha aperto uno spazio per chi finora si è sentito ingiustamente escluso: al Congreso, sotto una cupola affrescata che dà l’immagine di un tempo fermo, si sono fatte strada dalle tribune le urla di gioia degli attivisti Lgbt.
«Cartuccia di dinamite sotto i diritti delle donne», come l’ha definita una femminista infuriata in piazza a Madrid, o «il riconoscimento dei nostri diritti e della nostra dignità», con le parole dell’attivista trans spagnola Carla Antonelli? La ley trans che è stata approvata questo giovedì dal Congresso spagnolo è anzitutto e sicuramente «un’apripista in Europa». Su questo nessuno potrà dar torto a Irene Montero, la ministra per l’Uguaglianza di Podemos, che ha fortemente voluto la nuova legg



