Strada (Pd): «Il patto con Tirana è un fallimento. L’Ue è ricattabile»

Il patto Ue per le migrazioni non ha fatto in tempo a entrare in vigore che le istituzioni europee stanno cercando di modificarlo, in peggio. «La Commissione ha deciso di cambiare le regole negoziate per dieci anni dal parlamento e di farlo in velocità», dice l’eurodeputata del Partito democratico Cecilia Strada, membro della Commissione Libe. Il rischio per Strada è la fine del diritto di asilo: «Culturalmente è preoccupante che le istituzioni non considerino più le persone migranti esseri umani, ma pacchi da spostare». In commissione sono state presentate due modifiche «estremamente preoccupanti» – così le definisce – sui concetti di paesi di origine sicuri e paesi terzi sicuri, che verranno votate il 3 dicembre. Nel primo caso, si propone di stilare una lista comune di paesi di origine sicuri tanto da giustificare le procedure accelerate di frontiera. In altre parole, significa avere meno garanzie e una buona possibilità che la propria domanda di asilo venga rigettata perché la situazione del paese giustificherebbe la sua infondatezza. Un concetto diventato centrale anche nella prima fase dell’intesa Italia-Albania. Nel secondo caso, invece, si propone di delegare a un paese terzo la valutazione delle richieste. Il narcostato premiato con i soldi degli italiani: nuovo incontro Rama-Meloni Sono davvero sicuri i paesi inclusi nella prima lista? Ci sono i paesi candidati considerati automaticamente sicuri, come la Serbia. Ma lo stesso parlamento ha approvato una risoluzione di condanna del paese per le gravi restrizioni dello spazio democratico. Poi ci sono paesi terzi come Egitto e Tunisia, in cui le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno e le categorie di persone a rischio coprono nei fatti tutta la popolazione: giornalisti, persone Lgbt, donne, oppositori politici. Abbiamo presentato diversi emendamenti per togliere una serie di paesi dalla lista e allargare le categorie di persone da tutelare. Cosa significa trasferire una persona in un paese con cui non ha alcun legame per l’esame della richiesta di asilo? Gli stati membri hanno l’obbligo di protezione. In questo modo si delega la responsabilità a un paese che consideriamo sicuro. Il testo toglie il criterio di connessione con quel paese e ne inserisce altri due: il transito e l’esistenza di un accordo. Trasferire una persona in un paese da cui è transitata vuol dire usare la geografia come un muro. Ho chiesto il rigetto del testo. Perché i paesi terzi dovrebbero accettare questa responsabilità? La risposta è solo una: per soldi o altri vantaggi, altrimenti nessuno accetterebbe le responsabilità. È veramente problematico. Stiamo istituzionalizzando la decisione di spostare le persone attraverso le frontiere in cambio di denaro. Quello che imputiamo ai trafficanti: la compravendita di esseri umani. Cosa succederà quando questi paesi vorranno più soldi? Saremo ricattabili. Come assicurarsi la garanzia degli standard europei? La Commissione dice che ci saranno salvaguardie dei diritti umani. Come? Nessuno lo sa. Non ha fatto alcuna valutazione d’impatto. Edi Rama oggi è a Roma. L’esecutivo continua a definire l’intesa con l’Albania un modello. Lo è davvero? Sì, è decisamente un modello. Che mostra come non fare le cose. Il centro in Albania non ha senso. Trasferiamo le persone per poi nella maggior parte dei casi riportarle in Italia e liberarle. La mancanza di trasparenza del governo sull’operazione Albania è agghiacciante. Non ci dicono quante persone sono trattenute o quante vengono liberate. Non sappiamo i criteri per cui le persone vengono trasferite in Albania. Queste modifiche riusciranno ad ottenere una maggioranza per l’approvazione? Con altri colleghi socialisti abbiamo presentato gli emendamenti, ma il timore è che il centro guardi più a destra e voglia andare avanti così. L’Ue sembra abdicare a uno dei suoi pilastri, il diritto di asilo. Vede un cambio di paradigma? Il fenomeno migratorio è un’arma di distrazione di massa perché la popolazione non guardi i veri responsabili della situazione: i politici, i governi. Cinque milioni di persone in Italia che non possono più permettersi cure sanitarie. La sicurezza delle persone è avere un lavoro, un tetto, non essere sfruttato, curarsi. È responsabilità dei governi ottenerla, ma governare è difficile. Quando era la popolazione europea a emigrare non la chiamavamo invasione. Adesso, si danno informazioni false, poi si soffia sul fuoco della paura e della sicurezza. È molto triste fare politica sulla pelle delle persone più vulnerabili.