E’ il momento della solidarietà anche fisica al presidente ucraino Volodymyr Zelensky: dopo la visita della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a sorpresa è arrivato a Kiev anche il premier britannico Boris Johnson.

La sua presenza nella capitale ucraina non era stata annunciata, ma i preparativi erano stati anticipati dalla stampa inglese. L’evento è importante sul fronte simbolico perchè si tratta del primo leader del G7 a visitare l’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa del 24 febbraio.

Sul piano concreto, inoltre, il colloquio tra i due leader ha riguardato il sostegno a lungo termine all’Ucraina da parte del Regno Unito e Johnson ha fornito aggiornamenti sul «nuovo pacchetto di aiuti militari e finanziari alla resistenza di Kiev», ha fatto sapere il portavoce di Downing Street.

Si tratta di 100 milioni di sterline di aiuti finanziari e militari al paese, e, tra le attrezzature che il Regno Unito si è impegnato a fornire ci sono120 veicoli blindati e nuovi sistemi missilistici anti-nave, armi anticarro e antiaeree e i cosiddetti "droni suicidi", che vagano sul campo di battaglia prima di attaccare il loro obiettivo.

«Il primo ministro del Regno Unito Boris Johnson è uno degli oppositori da principio dell'invasione russa, leader nella pressione delle sanzioni sulla Russia e nel sostegno alla difesa dell'Ucraina», ha scritto su telegram Zelensky, pubblicando la foto dell’incontro.

Dure sono state anche le parole di Johnson, che ha parlato di «incrollabile sostegno al popolo ucraino», che «ha sfidato la sorte e ha respinto le forze russe alle porte di Kiev, realizzando la più grande impresa bellica del XXI secolo» e ha definito gli aiuti «una testimonianza del nostro impegno nella lotta del suo paese contro la barbara campagna russa».

L’ingresso in Ue

Parallelamente, l’Ucraina sta lavorando per entrare in Unione europea. «L’Ucraina ha ricevuto il questionario per l'adesione all’Ue. Abbiamo già fatto molto lavoro di preparazione, quindi siamo pronti a muoverci rapidamente. Ci aspettiamo di ottenere lo status di Paese candidato a giugno. Fa parte della nostra ripresa e vittoria sull’aggressore russo che vuole invertire il percorso democratico dell'Ucraina», ha scritto su Twitter Olga Stefanishyna, vice ministro per l’Integrazione europea. Parole che fanno seguito alla visita di von der Leyen, in cui era appunto stato consegnato il questionario e la presidente della Commissione aveva spiegato che «Se lavoriamo assieme potrebbe essere anche una questione di settimane».

Ora, anche l’ambasciatore dell’Unione europea in Ucraina, Matti Maasikas, è tornato a Kiev e l’ambasciata ha riaperto.

Le trattative

Nonostante le stragi scoperte nelle cittadine intorno a Kiev dopo il ritiro dei russi, il presidente Zelensky ha assicurato che l’Ucraina è «pronta per i negoziati e cercherà in qualsiasi modo di porre fine alla guerra», ma ha precisato che è pronta anche ad affrontare le forze russe, presenti nell’est del paese. «Vediamo i preparativi per un’importante, e qualcuno dice, una battaglia decisiva nell’est del nostro stato. Tuttavia, la vicepremier Iryna Vereshchuk ha ribadito il no all’ipotesi di cedere la Crimea e il Donbass alla Russia in cambio della pace.

 

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