Qualche settimana fa destò una certa preoccupazione in tutta Europa la richiesta al presidente federale Steinmeier da parte del tribunale costituzionale federale tedesco di Karlsruhe (Bundesverfassungsgericht) di non firmare la legge di ratifica per Next Generation EU (NG). Veniva così accolto il ricorso di alcuni cittadini, riunitisi nella rete Bürgerwille il cui portavoce è Bernd Lucke, fondatore ed ex presidente del partito populista e no-euro Afd, che questo giornale ha intervistato.

La tesi dei ricorrenti è ormai classica: se le istituzioni europee compiono atti non previsti dai trattati e che superano le competenze che sono state loro attribuite (in gergo ultra vires), non è solo un problema ‘europeo’ perché a essere danneggiati sono soprattutto i parlamenti nazionali, che vedono sottrarsi competenze senza averlo espressamente autorizzato. Next Generation Eu, prevedendo un indebitamento per certi aspetti storico dell’Ue, è esattamente un atto non previsto dai trattati. Altro punto critico è costituito dai rischi: la Germania, secondo i ricorrenti, avrebbe potuto rispondere per tutti i debiti contratti. In questo modo il parlamento vedrebbe limitato e per lunghissimo tempo il suo diritto di disporre pienamente del bilancio dello stato (violando così, secondo la giurisprudenza del tribunale, il principio democratico alla base dello stato tedesco).

Con la decisione di ieri il tribunale, però, ribalta il ragionamento dei ricorrenti: certamente non si può affermare che il ricorso sia chiaramente infondato (e per questo occorrerà attendere la sentenza di merito) ma non c’è motivo di bloccare la legge. L’urgenza era stata richiesta dai ricorrenti perché, a loro avviso, una volta approvata la legge di esecuzione, la Germania non avrebbe più potuto sottrarsi agli impegni (e ai rischi connessi). Secondo il tribunale esistono ragioni per credere che alcuni aspetti del ricorso richiedano un’analisi approfondita e possano trovare accoglimento ma: «Da un esame sommario non si può rilevare una elevata probabilità che la legge di ratifica possa violare il Grundgesetz». È questo un colpo rilevante alle ragioni dei ricorrenti. Il Bundesverfassungsgericht ritiene che i diritti del parlamento tedesco siano sufficientemente tutelati perché, anche nel caso in cui uno stato membro non ripaghi la sua quota (perché esce dall’Ue o perché fallisce: i due scenari ipotizzati dai ricorrenti) grandezza durata e scopo delle risorse sono limitati e, dunque, lo è anche la responsabilità della Germania. Non si può escludere in via di principio l’incostituzionalità: per questo il tribunale ritiene che si dovrà accertare se con Next Generation Eu si stabiliscono meccanismi taciti che impongono oneri ulteriori agli Stati membri o che ledono significativamente i diritti del Bundestag, che restano sempre al centro delle preoccupazione di Karlsruhe. E che saranno al centro della valutazione di merito: una significativa limitazione delle prerogative del Bundestag lede, infatti, il principio democratico e va, quindi, contrastata. Anche su questo aspetto, però, il tribunale effettua importanti osservazioni quando precisa che non esistono nel piano automatismi di rinnovo del piano: lo sviluppo di Next Generation Eu o la sua trasformazione in un’unione fiscale richiederanno ulteriori ratifiche dei Parlamenti nazionali e, dunque, il loro pieno controllo dello sviluppo dell’integrazione. Si tratta di una ulteriore smentita delle tesi principali alla base del ricorso. 

Ecco perché il tribunale chiarisce che, al momento, sono proprio i ricorrenti a dover retrocedere: si tratta di scegliere tra due scenari. Il primo prevede che la ratifica tedesca possa arrivare solo dopo la valutazione di costituzionalità. Vale a dire che Next Generation Eu debba attendere, perché per il ricorso di merito occorre tempo. Ad avviso del tribunale questo ritardo «metterebbe in pericolo gli obiettivi del piano, tra cui il contrasto alla agli effetti della pandemia». Si tratterebbe davvero di una situazione «irreversibile» che produrrebbe, qui il tribunale cita la memoria del Governo federale tedesco, «tensioni europee e internazionali». Sarebbe la morte di Next Generation Eu e, quindi, un rischio davvero enorme. Troppo grande: soprattutto perché le istituzioni tedesche (compreso il Bundesverfassungsgericht) sono vincolate all’obiettivo dell’integrazione europea. La stessa giurisprudenza di Karlsruhe deve essere europafreundlich, vale a dire favorevole al processo di integrazione. Nell’altro scenario (non a caso scelto dal tribunale), il provvedimento entra in vigore e solo successivamente viene (può essere) dichiarato incostituzionale. In questo caso i rischi, contrariamente alla tesi dei ricorrenti, sono certamente minori: lo scenario di un peso scaricato solo sulla Germania, che vincolerebbe il bilancio tedesco fino al 2058, è considerato dal governo Merkel «irrealistico». Il tribunale ricorda comunque che esiste sempre la possibilità che sia proprio la Corte di giustizia dell’Unione europea a dichiararle nullo  NG qualora sussistano le ragioni avanzate dai ricorrenti. Dunque, non c’è bisogno di attendere la verifica della costituzionalità della legge perché essa sia ratificata: il presidente Steinmeier può firmare e, almeno da parte tedesca, non ci sono più ostacoli all’avvio di Next Generation Eu. È una buona notizia.

Resteranno da seguire il ricorso di merito su Next Generation Eu e quelli sul Pepp, il programma della Bce per contrastare la pandemia. In questi ultimi il giudizio sarà sicuramente complesso, vista la bocciatura, nel maggio scorso, del Pspp, un analogo piano di acquisti della Bce. Ma con tempi certamente molto lunghi: oltre all’analisi di Karlsruhe ci sarà quasi sicuramente l’invio dei ricorsi alla Corte del Lussemburgo.

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