Ora che Vox è scappato con Orbán, i Conservatori aprono a una formazione persino più estrema. Se Acabó La Fiesta è protagonista di assalti fisici e digitali che ricordano l’attacco a Capitol Hill
Ricordate Q-Shaman, al secolo Jake Angeli, il complottista trumpista che, corna di bufalo in testa, guidò l’assalto a Capitol Hill nel 2021? Se vi dicessi che i Conservatori e riformisti europei (Ecr), il partito presieduto fino a pochi giorni fa da Giorgia Meloni e di cui Fratelli d’Italia è l’azionista principale, hanno accettato nel loro gruppo all’Europarlamento di Strasburgo due membri della formazione fondata da Q-Shaman, trasalireste, vero? Ecr non era quella destra radicale «moderata» e «sensata» – una contraddizione in termini, detto en passant – con cui ormai Ursula Von der Leyen può arrivare ad accordi?
Ovviamente, Jake Angeli non ha fondato un partito né si è presentato alle elezioni europee del 2024. Ha passato un paio d’anni in carcere per l’assalto a Capitol Hill e di lui si sono perse per ora le tracce. In Europa, però, abbiamo un personaggio che non ha nulla da invidiare al fantomatico Q-Shaman.
Alt-right in Ue
È spagnolo, il suo nome è Luis Pérez Fernández, ma si fa chiamare Alvise. Alle scorse europee è stato eletto a sorpresa con una sua lista elettorale, Se Acabó La Fiesta (Salf), letteralmente “È finita la festa”. Ottocentomila voti, quasi il cinque per cento e tre europarlamentari. Che sono ancora più a destra di Vox. (Promemoria: dopo aver mollato Meloni, Vox, il partito di Santiago Abascal, è entrato nei Patrioti per l’Europa di Orbán, Le Pen e Salvini). Fino a Natale i tre eletti di Salf sono rimasti tra i non iscritti a Bruxelles. Neppure con il gruppo estremo guidato da Alternative für Deutschland l’unione è andata in porto. Ma ora due di loro – non direttamente Alvise Pérez, poi vedremo il perché – sono diventati membri a pieno titolo di Ecr, ricevendo l’ok da Meloni e dai suoi uomini di fiducia a Bruxelles (la delegazione FdI è guidata da Carlo Fidanza, il gruppo dei Conservatori da Nicola Procaccini).
Per carità, finora Alvise Pérez non si è fatto vedere in giro con delle corna di bufalo in testa, ma per tutto il resto la sua traiettoria ha molto in comune con quella di Q-Shaman. Il leader di Salf è infatti un influencer della alt-right spagnola che si è fatto conoscere per l’incessante diffusione di fake news e delle più strampalate teorie della cospirazione.
Assalti squadristi
Sui suoi canali social, principalmente Telegram dove ha più di 700mila follower, insulta e disumanizza quotidianamente gli avversari politici, definiti «pedofili» e «narcotrafficanti», o i giornalisti, tacciati nel migliore dei casi di «mercenari».
Nel novembre 2023, inoltre, è stato uno dei principali istigatori dell’assedio alla sede del Partito socialista nella calle Ferraz di Madrid. Durante più di due settimane, gruppi neonazisti e neofalangisti, insieme a membri di Vox e della fasciosfera iberica, hanno tentato di invadere l’edificio, accusando di «traditore», «infame» e «presidente illegittimo» il premier socialista Pedro Sánchez per la legge di amnistia a favore degli indipendentisti catalani.
Il modus operandi ricorda Capitol Hill, o, senza per forza andare oltreoceano, l’assalto squadrista alla sede della Cgil di Roma dell’ottobre del 2021. L’unica differenza è che a Madrid le forze dell’ordine hanno evitato il peggio.
In cerca di immunità
Per i fatti di Ferraz, Pérez è sotto processo in Spagna, e i suoi problemi con la giustizia sono infiniti. Alle elezioni europee si è presentato proprio per ottenere l’immunità parlamentare e, di conseguenza, dilatare i processi in corso.
È accusato di diffamazione, calunnie, stalking e divulgazione di dati personali di politici, giornalisti e magistrati.
In alcuni processi è già stato condannato, come nel caso dell’ex sindaca di Madrid, Manuela Carmena, o della giornalista Ana Pastor.
A settembre ha ammesso poi di aver ricevuto durante la campagna elettorale 100mila euro in nero da un impresario di criptomonete; un altro caso su cui i tribunali spagnoli stanno investigando.
Sembrerebbe questa l’unica ragione per cui Ecr lo ha lasciato momentaneamente fuori, non di certo per tutto il resto. Ovviamente, Pérez tira di vittimismo, dice di essere perseguitato da un sistema corrotto e rivendica la libertà di espressione, come tutti gli ultras di destra, iniziando da Donald Trump.
La “fasciosfera” spagnola
In sostanza, il leader di Salf è uno dei principali esponenti in Spagna di quella che è stata definita con ragione la “fasciosfera”, un sottomondo cresciuto sui social negli ultimi anni che diffonde narrative estremiste, discorsi razzisti, fake news e teorie complottiste: dalla «grande sostituzione» ai supposti brogli elettorali in perfetto stile trumpista, fino alle post verità dei no-vax.
Durante la pandemia, ad esempio, Pérez, prima di mettersi “in proprio”, collaborava con Estado de Alarma TV (Eatv), un sito web di disinformazione comparabile alla Breitbart News di Steve Bannon o alla Infowars di Alex Jones. Non a caso, i canali social di Eatv, come quelli di Pérez, sono stati sospesi in più occasioni.
Un parapartito
Salf non è un vero e proprio partito, ma una lista elettorale di cui non esiste nemmeno un programma politico. Dalle pubblicazioni di Alvise Pérez, infarcite di insulti e un’aggressività costante che rasenta a volte la call to action, ossia l’invito a usare la violenza fisica, possiamo però riassumere la sua “proposta”, se così la si può chiamare: nazionalismo esacerbato, xenofobia, politiche securitarie, paleolibertarismo, tradizionalismo, antiprogressismo e machismo, il tutto infarcito di una retorica antipolitica.
Insieme ad HazteOír, organizzazione ultracattolica spagnola che è membro del Congresso mondiale della famiglia, ha organizzato un sit-in davanti ad una clinica di Madrid per impedire alle donne di poter abortire. Dulcis in fundo, Alvise e compagnia si sono inginocchiati sul marciapiede per recitare preghiere.
I suoi modelli e miti sono l’argentino Javier Milei e Nayib Bukele che ha instaurato un regime autocratico in El Salvador. Del primo, di cui ammira le politiche ultraliberiste, ha copiato il “sorteggio” online del suo stipendio da europarlamentare che, oltre al gancio populista, gli serve per ottenere i dati di migliaia di persone. Al secondo si ispira per le politiche punitiviste: vorrebbe costruire una mega prigione fuori Madrid in cui «rinchiudere tutti i politici». La supposta lotta alla corruzione del sistema, un evergreen in ogni latitudine, spiega anche il simbolo della sua lista elettorale: uno scoiattolo con la maschera di Anonymous. I suoi follower li definisce appunto scoiattoli, incaricati di raccogliere le “noci” di un “albero” malato, il sistema politico spagnolo.
I due membri Ecr
Gli altri due eletti di Se Acabó La Fiesta sono ancora oggi dei perfetti sconosciuti, senza nessuna esperienza politica alle spalle. Al di là dei post pro Trump, Milei e Bukele, di Diego Solier, ingegnere informatico di formazione, si sa solo che negli anni scorsi ha lavorato per Walt Disney Company e per un’azienda che fabbrica pannoloni. Di Nora Junco che ha lavorato in imprese immobiliari e di eventi. Quest’ultima è stata una dei firmatari della lettera che chiede a Roberta Metsola di invitare Elon Musk a intervenire davanti al parlamento europeo in sessione plenaria. Come Solier e Junco siano stati scelti per accompagnare Alvise Pérez nelle liste di Salf è tuttora ignoto e opaco; si suppone quindi che tra i criteri ci sia anzitutto la sintonia con il leader. Sicuramente condividono con Pérez le sue idee antidemocratiche.
Ai polacchi del Pis, che hanno tentato durante due legislature di instaurare un’autocrazia elettorale a Varsavia seguendo l’amico Orbán, e ai rumeni di Aur, euroscettici, integralisti cristiani e irredentisti (vorrebbero annettersi la Moldavia), ora i Conservatori e riformisti aggiungono anche i membri dell’alt-right complottista spagnola. Questi sono gli alleati europei della «moderata» Meloni.
Steven Forti è professore di Storia contemporanea all’Universitat Autònoma de Barcelona. È autore di Democracias en extinción. El espectro de las autocracias electorales (Akal, 2024) e di Estrema destra 2.0. Cos’è e come combatterla, in corso di pubblicazione in Italia.
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