I manifestanti «ci fanno coraggio. Difendono la nostra repubblica e la nostra Costituzione contro i suoi nemici. Difendono la nostra umanità»: l’elogio del presidente federale Frank-Walter Steinmeier certifica definitivamente una nuova divisione sociale in Germania, quella tra amici e nemici della democrazia. Governo e capo dello Stato sono entrati in prima linea nel confronto tra chi manifesta contro le riunioni neonaziste segrete e chi vi partecipa e il cancelliere e pronto a mettersi alla guida del movimento spontaneo che ha portato in piazza lo scorso fine settimana oltre un milione di persone in tutto il paese, 350mila soltanto a Berlino, mentre in altre città le mobilitazioni sono state chiuse per sovraffollamento. 

Effettivamente sono scese in piazza persone con convinzioni molto diverse, se non che tutti sono d’accordo sull’antinazismo. L’intervento delle autorità ha anche dato allo scontro un carattere esistenziale per lo stato democratico tedesco. Scholz ha parlato venerdì scorso di un «attacco alla democrazia» da parte dell’estrema destra. «Vogliono distruggere la nostra coesione. Se c’è qualcosa che in Germania non deve esserci mai più, è l’ideologia populista delle razze propria del nazionalsocialismo». 

L’evocazione del nazionalsocialismo è un passo grave per gli standard del dibattito politico tedesco. Ma il pericolo resta reale: la prima settimana di proteste non ha avuto nessuna conseguenza tangibile nei sondaggi, dove Alternative für Deutschland è ancora secondo partito, fisso al 22-23 per cento, a meno di dieci punti dalla Cdu/Csu, che si muove intorno al 30 per cento. La Spd viaggia sul minimo storico, il 13 per cento dei consensi e forse va cercata anche nella crisi di gradimento del suo governo – oltre che nel serio timore che AfD possa diventare qualcosa di più del partito dei politicamente reietti che è stato finora nel panorama politico – che va cercata la ragione dello slancio di Scholz.

Chiaramente la portata di questo scontro, vista la storia recente della Germania, non è riducibile a una sfida in termini di gradimento politico, ma se Scholz dovesse riuscire a raccogliere dietro di sé tutti coloro che vogliono respingere AfD con tutte le loro forze la sua prospettiva personale e quella del suo governo migliorerebbero in maniera consistente. Il governo vuole mostrare di essere in grado di porre un freno a chi ha già proposto una Dexit sul modello della Brexit, qualora la modifica delle fondamento dell’Unione europea che AfD spera di realizzare dopo le elezioni europee dovesse fallire. 

Manifestazione interrotta per affluenza record: presenti 50mila persone

Nei Land

In tre Land orientali AfD rischia infatti di essere oltre il 33 per cento: è il caso della Sassonia, della Turingia e del Brandeburgo, le Regioni che vanno al volo a settembre. In tutti e tre gli estremisti superano soglia necessaria per esempio per bloccare qualsiasi decisione che ha bisogno della maggioranza qualificata dei due terzi: come rileva il settimanale Zeit sono a rischio le elezioni del presidente della Corte dei conti, dei giudici della corte costituzionale ed eventuali modifiche alla Costituzione. Ovviamente, se dovesse risultare primo partito, AfD avrebbe anche la prima possibilità di formare un governo regionale: perfino la promessa degli altri partiti di non appoggiare in nessun caso un presidente dell’estrema destra non risolve l’impasse: in quel caso, infatti, si rischia addirittura che il parlamento regionale non si riunisca. 

La stessa AfD teme che i tempi possano essere fin troppo stretti e che non ci sia classe necessaria sufficiente per occupare tutte le poltrone che un eventuale governo regionale richiederebbe. Al momento ovviamente si tratta di ragionamenti senza consistenza, ma l'osservato speciale a questo punto è la Cdu/Csu. Accusato negli ultimi mesi di fare il gioco degli estremisti rincorrendo alcune priorità di AfD e votando alla stessa maniera in alcuni voti su base locale, il partito di Angela Merkel sta cercando di ricostruirsi una credibilità come Brandmauer, il muro di fuoco contro la destra che i cristianodemocratici hanno sempre giurato di essere. 

Il leader Friedrich Merz da un lato ha aderito alla narrazione politica del governo, utilizzando la definizione di “nazionalsocialista” per parlare di Björn Höcke, capo del partito in Turingia, dal lato raccomanda di non sventolare il pericolo del ritorno del nazismo in maniera esagerata. La strategia per sconfiggere AfD, però, ancora non si trova. Ma i mesi passano veloci. 

© Riproduzione riservata