Dopo la mobilitazione, gli studenti ottengono un incontro per discutere dei rapporti con Israele. Così l’istituzione ha dato legittimità a manifestazioni che altrove finiscono con la repressione
«Abbiamo occupato perché tutto quello che avevamo provato prima non ha funzionato»: a parlare è Thomas (nome di fantasia), uno degli studenti che la settimana scorsa hanno occupato l’università parigina Sciences Po in solidarietà con la Palestina, e che preferisce non rivelare il suo vero nome per timore di subire le intimidazioni che hanno subito molti manifestanti pro Palestina negli scorsi mesi. «Da mesi protestavamo contro la risposta di Sciences Po alla situazione in Palestina, un silenzio



