È una famiglia allargata, quella dell’eurozona nel 2023. Dal primo gennaio la Croazia, oltre a entrare nello spazio Schengen, adotta anche l’euro: è il ventesimo paese dell’Unione europea a scegliere la moneta comune.

Prima di Budapest e Varsavia

La Croazia arriva prima della confinante Ungheria, o della Polonia, e il governatore della banca centrale croata Boris Vujčić è convinto che la scelta sia a maggior ragione giusta «in un momento di crisi, se la moneta locale si deprezza rispetto all’euro e quindi il debito vale di più»; il riferimento è anche a fiorini ungheresi e złoty polacchi.

La festa dopo un lavoro lungo

Il cambio è stato accolto con entusiasmo tanto dalla presidente della Bce Christine Lagarde quanto da Ursula von der Leyen, che guida la Commissione Ue e che questa domenica per l’occasione era a Zagabria; ma è l’esito di un processo in corso da tempo. L’euro costituiva già la metà dei depositi bancari croati.

«Spero che presto altri paesi raggiungano lo stesso obiettivo, a beneficio di tutta l’Ue», ha commentato Sergio Mattarella facendo avere i suoi auguri alla Croazia.

Cosa cambierà

Certo è che la svolta croata avrà effetti anche per gli altri stati membri. Sloveni e ungheresi, ad esempio, potranno spostarsi con più facilità nella stagione turistica; viceversa, i confini dello spazio Schengen – dunque i controlli – si sposteranno verso Serbia, Montenegro e Bosnia Erzegovina.

Lo scacchiere balcanico

C’è da scommettere che la maggiore integrazione della Croazia nell’Ue – con moneta comune e libera circolazione – avrà un impatto anche nelle complesse dinamiche politiche dell’area dei Balcani occidentali. Per il governo Plenković, Sarajevo «il vicino più importante».

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