- Il 3 aprile in Ungheria non si vota solo per le elezioni parlamentari, ma anche per un “referendum” anti lgbt voluto da Orbán. In realtà è costruito come un sondaggio di opinione: non serve ad abrogare nessuna legge, semmai consolida una legge omofoba già in vigore dall’estate scorsa e sulla quale l’Ue ha avviato una procedura di infrazione.
- La comunità lgbt è l’ennesimo bersaglio del premier ungherese, che già nel 2016 ha avviato un referendum anti migranti e che ispirandosi a Russia e Polonia ha individuato proprio nei temi lgbt la sua nuova crociata politica.
- L’obiettivo è anche quello di creare fratture nel campo dell’opposizione, un fronte politicamente unito ma composto da molte anime diverse. L’effetto delle iniziative omofobe del premier, dicono gli attivisti per i diritti a Budapest, è quello di creare un clima di paura e autocensura.
«Il mondo ha perso la brocca, l’Europa occidentale dorme», dice Viktor Orbán. Meno male che «ci siamo noi in Ungheria a mettere fine a questa mania del genere». Oggi nel paese non si vota solo per le elezioni parlamentari, che hanno il valore di un referendum sulla permanenza al potere di Orbán. In concomitanza, e per volere del premier stesso, si tiene anche un “referendum” anti lgbt. In realtà è costruito come un sondaggio di opinione: non serve ad abrogare nessuna legge, semmai consolida una



