Che AfD avrebbe avuto un ottimo risultato in queste elezioni europee si sapeva, ma il 16 per cento che ha ottenuto alla fine in Germania era oltre la maggior parte delle previsioni. Il partito di estrema destra da domenica è il secondo partito in Germania, subito dopo la Cdu/Csu, che ha ottenuto il 30 per cento delle preferenze. 

Il voto tedesco ha restituito l’immagine di un elettorato pesantemente deluso dalla coalizione che guida il paese dal 2021. La Spd del cancelliere Olaf Scholz ha portato a casa il peggior risultato di sempre, finendo terzo partito a due punti da AfD. Peggio ancora i Verdi e i liberali, che hanno chiuso rispettivamente al 12 e al 5,2 per cento. 

La grande rivelazione, insieme ad AfD, è stato Bündnis Sahra Wagenknecht, il nuovo partito rossobruno della ex leader della Linke. Alle sue prime elezioni, la formazione ha raccolto quasi il 7 per cento dei consensi con una linea che riesce a raccogliere voti all’estrema destra e all’estrema sinistra, con un pacifismo spinto al limite del filoputinismo e proposte per uno stato sociale estremamente generoso, ma solo per i tedeschi e molto meno per gli immigrati. Insomma, un’ondata populista ha travolto la coalizione Semaforo. Anche se si tratta solo in parte di un voto di protesta: da diversi sondaggi emerge infatti che chi sceglie AfD lo fa perché condivide le priorità del partito e solo in minima parte per polemica. Altra questione allarmante: dalle indagini statistiche emerge anche che il neonazismo che regolarmente emerge dalle parole dei rappresentanti del partito non preoccupa particolarmente l’elettorato potenziale. 

Quasi superflua dunque la decisione dei neoeletti di AfD di escludere Maximilian Krah dal gruppo parlamentare di estrema destra del nuovo europarlamento: il partito resta in ogni caso talmente estremo da essere stato espulso da Identità e democrazia, gruppo non esattamente noto per la moderazione dei suoi componenti Matteo Salvini e Marine Le Pen. Il capolista Krah aveva messo in imbarazzo il partito di Alice Weidel e Tino Chrupalla con una serie di dichiarazioni problematiche sulle Ss, che non sarebbero «automaticamente criminali». La frase gli era costata la permanenza nel gruppo dirigenziale del partito e la presenza in campagna elettorale. Nonostante tutto, è rimasto in lista ed è stato eletto. Ora però sarà una delle decine di parlamentari che non appartiene a nessun gruppo. 

Le dinamiche del voto

A colpire gli analisti è stata sia la distribuzione geografica che quella anagrafica del voto per l’estrema destra. AfD ha da sempre i suoi territori di riferimento nell’est della Germania, ma stavolta il partito ha raggiunto nuovi massimi. Un dato molto rilevante (e preoccupante) in vista delle regionali in programma per il prossimo autunno: in Turingia ha preso il 30,7 per cento, in Brandeburgo 27,7 per cento e in Sassonia 36,7 per cento. Nonostante il grande successo a livello delle europee, però, AfD ha dovuto fare i conti con una sconfitta cocente a tutti i nove ballottaggi in Turingia a cui ha avuto accesso dopo il primo turno di fine maggio. 

AfD è stato anche uno dei partiti più votati dai giovanissimi. In Germania era possibile votare dai sedici anni in su: tra i 16 e i 24 anni il 17 per cento ha votato per la Cdu/Csu, altrettanti per AfD. Subito dopo i Verdi, con l’11 per cento delle preferenze, poi la Spd con il 9 per cento. Secondo le valutazioni degli osservatori, sarebbe un voto riconducibile alle paure dei giovani di un peggioramento delle loro condizioni di vita provocato soprattutto dall’ingresso di tanti migranti. AfD ha anche colto prima degli altri partiti le potenzialità di TikTok, dove i candidati dell’estrema destra sono tra i politici più seguiti sulla piattaforma. 

Il giudizio sul Semaforo

Si tratta in ogni caso di un fallimento totale dell’alleanza di governo. Un passo indietro è escluso, ha fatto sapere il cancelliere attraverso il suo portavoce Steffen Hebestreit, che ha risposto alla richiesta del capo della Csu bavarese Markus Söder di indire elezioni anticipate. Anche il confronto con la Francia, dove Emmanuel Macron ha sciolto le camere dopo il risultato fuori misura del Rassemblement national non regge, secondo Hebestreit. «Neanche per un secondo abbiamo pensato alle nuove elezioni in Germania. Il nostro sistema politico è molto diverso da quello francese, le elezioni sono nel settembre 2025». 

Resta il fatto che il risultato punisce una maggioranza litigiosa che ha incontrato un grosso limite nella propria capacità comunicativa. I Verdi hanno quasi dimezzato i loro voti e hanno visto ridursi in maniera drastica la dimensione della delegazione che andrà a Bruxelles. Non è piaciuta la legge sulle pompe di calore che il ministro per il Clima Robert Habeck ha voluto imporre per facilitare la transizione ecologica, ma molti elettori criticano anche l’impostazione filoucraina che i Verdi – rinominati “Olivgrüne”, traducibile pressappoco come “Verdi militari” – hanno portato avanti fin dall'inizio del conflitto ucraino. Secondo i più pacifisti, è stato un tradimento dell’impostazione originaria del partito. 

Forte anche l’impatto di temi come la sicurezza e la gestione dell’immigrazione, cavalli di battaglia dell’estrema destra, che fanno presa soprattutto nella Germania orientale, dove a quasi quarant’anni dalla caduta del muro il benessere continua a essere meno diffuso che all’ovest. La combinazione di un punto di partenza più fragile e delle difficoltà economiche dovute ai conflitti e all’inflazione galoppante hanno fatto crescere il malcontento nei Land dell’est, dove il sostegno per i partiti di governo sembra ormai evaporato, complice il disinteresse per questi temi percepito dall’elettorato in Germania orientale. Di fronte a quest’evidenza, l’opinione di Scholz che la Commissione europea debba essere sostenuta da partiti tradizionali (leggi dai socialisti) appare molto lontana dalla realtà dei fatti. Solo il voto regionale potrà confermare o smentire il trend dell’estrema destra, ma di sicuro l’ultimo anno di governo della coalizione semaforo si preannuncia in salita. Friedrich Merz della Cdu l’aspetta al varco, con la tentazione di aprire le porte alla collaborazione con AfD che si fa sempre più forte. 

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