Con un ritardo di appena trent’anni rispetto all’Italia, in Germania rischia di sbarcare il potere mediatico di Silvio Berlusconi. La mediaholding Mfe, controllante di Mediaset, ha infatti pianificato di ampliare la propria quota all’interno di ProsiebenSat.1, uno dei principali gruppi televisivi privati in Germania, di cui detiene una parte delle azioni fin dal 2019.

L’intenzione di Mfe è quella di arrivare dal 22,7 per cento attuale al 29,9: dal 30 per cento scatta l’obbligo di offerta pubblica d’acquisto, ma già con il 29,01 per cento che il gruppo milanese, che è già azionista di maggioranza, si è assicurato a inizio novembre può facilmente raggiungere la maggioranza alla prossima assemblea generale.

Domenica scorsa Mfe – che possiede anche il 56 per cento di Mediaset Espana – ha già comunicato alle autorità austriache di aver acquisito il «controllo esclusivo de facto» dell’offerta nel paese alpino di Prosieben Sat.1, provocando l’apertura di una verifica del rispetto delle leggi della concorrenza da parte dell’autorità. Dal giorno della comunicazione scatta anche il termine di due settimane in cui presentare un eventuale ricorso. Non è però ancora chiaro se la comunicazione fornitae all’ente regolatore corrisponda a una percentuale di proprietà precisa che è stata superata dai lombardi: secondo Mfe, che ha ribadito a diversi media di non aver intenzione di acquisire il gruppo, la formulazione era necessaria «perché un azionista che detiene più di un quarto della proprietà raggiunge spesso una maggioranza perché non sempre alle assemblee partecipano tutti gli azionisti», scrive ManagerMagazin citando fonti dell’azienda.

In Germania l’autorità corrispondente bavarese, competente per ProsiebenSat.1, qualche mese fa – quando la partecipazione era ancora poco oltre il 22 per cento – ha effettuato un esame sull’influenza di Mfe sul gruppo, senza arrivare però a rilevare una situazione di controllo di Cologno Monzese sull’azienda tedesca.

La Bayerische Landeszentrale für neue Medien (Blm) si è riservata però di tornare a esaminare la situazione una volta superata la proprietà del 25 per cento delle partecipazioni. In realtà, secondo le informazioni diffuse da Mfe stessa, l’azienda italiana deteneva il 25 per cento già ad aprile, mentre la Blm lunedì la certificava ancora al 22,7 per cento.

La politica

La comunicazione all’autorità austriaca accende però i riflettori sulla questione, già da tempo sotto l’occhio della politica. Non è un caso che il parlamento bavarese abbia appena approvato una nuova legge che permette di limitare la presenza di un investitore proprio al 25 per cento se a parere della Blm la sua influenza dovesse mettere a rischio l’indipendenza e la pluralità dell’informazione.

I commentatori vedono una relazione chiara con il rischio che Mfe prenda il controllo de facto del gruppo. Ma anche fuori dalla Baviera le manovre di Cologno Monzese provocano preoccupazione. l tabloid Bild si è chiesto se «Prosieben e Sat 1 faranno presto televisione Bunga-bunga?» e ha interpellato i politici sulla prospettiva di un gruppo televisivo attivo in Germania controllato da Berlusconi.

Mentre la responsabile economia della Cdu Julia Klöckner spiega che la scalata sarebbe «sconcertante. Deve essere assicurato che le notizie siano riportate in maniera libera e indipendente», dai liberali della Fdp (che sono nel governo Semaforo) spiegano che è importante sapere «che influenza ha oggi e quanta ne avrà in futuro sul gruppo Mfe e se può decidere di dire la sua sui contenuti elaborati dalla redazione». Il tabloid sottolinea anche il nesso tra Berlusconi e Vladimir Putin, emerso da un audio pubblicato in campagna elettorale.

In primavera Mfe si era assicurata la minoranza di blocco, esacerbando la tensione con l’allora amministratore delegato Rainer Beaujean, ostile ai piani europei di Mediaset e più interessato a sviluppare il mercato nazionale dell’azienda anche sul web.

A ostacolarlo nei suoi progetti sono però stati i deboli risultati aziendali che ha raccolto negli ultimi anni: dopo il suo rinnovo a fine 2021, a ottobre Beaujean ha dovuto lasciare il suo posto a Bert Habets, già membro del cda. Ma contro l’aumento della quota di Mfe si è espresso anche il sindacato dei giornalisti tedesco, che a inizio novembre aveva chiesto di limitare l’acquisizione di partecipazione di Mfe a un tetto massimo del 25 per cento. Il sindacato aveva anche chiesto che si vietasse un’«influenza sui contenuti giornalistici e un intervento sull’indipendenza della redazione», evidenziando il fatto che Berlusconi ha più volte utilizzato le sue televisioni in chiave politica in passato.

Il sindacato cita anche il principio di indipendenza dell’informazione rispetto allo stato: l’aumento della partecipazione rischia di infrangersi anche sul giudizio della Kommission für Zulassung und Aufsicht (Zak), l’organo della Blm che si pronuncia su questo aspetto. Le due analisi, quella sull’influenza di Mfe sul gruppo e quella sull’indipendenza dell’informazione dallo stato, dovrebbero concludersi nel giro di pochi mesi.

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