- Viktor Orbán fa della sfrontatezza un’arma negoziale. Mentre Bruxelles e i governi europei decidono se continuare a drenare fondi all’Ungheria o far valere lo stato di diritto, e in quale proporzione, il despota amico della destra italiana fa licenziare altri insegnanti. Tiene in ostaggio la tassazione delle multinazionali, gli aiuti a Kiev, le adesioni alla Nato. Spera di cavarsela come al solito.
- Scendere a compromessi con Orbán, come ha fatto a lungo von der Leyen, sta diventando troppo imbarazzante persino per lei. Così la Commissione Ue congela uno spicchio di fondi all’Ungheria e aggiunge 27 precondizioni al suo via libera per i fondi del Pnrr ungherese.
- Entrambi i passaggi dovranno essere avallati dal Consiglio, cioè dai governi. E l’Italia di Meloni sta col premier ungherese, come si vede da un voto recente in Ue, e dalle risposte dell’eurodeputato meloniano Procaccini a Domani.
Meloni vuol salvare Orbán ora che l’Ue inizia ad arrabbiarsi
30 novembre 2022 • 20:09