Lo scandalo della corruzione qatariota si diffonde al punto che neppure i cieli, ormai, sono rimasti immacolati. L’Europarlamento è in subbuglio: e se anche il piano di liberalizzazione Ue-Qatar sui voli fosse stato inquinato? Come mai l’Unione europea aveva ignorato le allerte del comparto industriale europeo, che faticava a riprendersi dopo la pandemia, e aveva presentato l’accordo col Qatar sull’aviazione come un grande affare per noi europei? Sono rimasti in pochi, nell’aula europea e fuori, a credere che davvero la rete corruttiva qatariota abbia puntato solo allo “human rights washing” in vista dei Mondiali di calcio. Anche perché le indagini delle autorità belghe sono senz’altro precedenti a fine novembre, quando il Parlamento Ue ha votato la risoluzione sui lavoratori qatarioti il cui dibattito e i cui emendamenti appaiono inquinati dalle influenze improprie.

L’accordo sospetto

Nel tentativo di rintracciare le influenze indebite, è in corso l’allerta sull’accordo tra Unione europea e Qatar sull’aviazione che Bruxelles ha stretto un anno fa ma che ha ancora bisogno dell’approvazione finale dell’aula. Parte ora il tentativo di congelarlo per verificare se l’iter europeo sia stato inquinato per i fenomeni corruttivi sui quali le autorità belghe stanno indagando. «Chiederò alla Commissione Ue a che punto è il processo di ratifica e quando è prevista la procedura di approvazione», ha fatto sapere ai coordinatori dei gruppi la presidente della commissione Trasporti dell’Europarlamento, la verde francese Karima Delli. Che spinge una operazione trasparenza: «Se serve, intendo togliere il segreto da tutte le dichiarazioni fatte durante la riunione dei coordinatori e relative al Qatar». Di solito sono riservate, ma dopo lo scandalo corruzione ci si domanda come certe posizioni possano esser state prese.

Influenze

Questo giovedì, quando l’aula voterà la risoluzione sul caso Qatar e quando gli eurodeputati chiederanno di sospendere i dossier sospetti, Leïla Chaibi della France Insoumise proporrà – con un emendamento presentato a nome della sinistra europea – che tra questi sia inserito anche l’accordo sui cieli Ue-Qatar. Chaibi rilegge con altro sguardo tutti gli inviti che aveva ricevuto negli scorsi anni, mesi e settimane, anche se lei è tra quelli che li hanno declinati. «Un paio di settimane fa l’ambasciata del Qatar mi ha invitata a un cocktail in uno dei più lussuosi hotel di Bruxelles. Qualche mese prima ero stata invitata anche a un viaggio in Qatar, e in passato mi è arrivato pure un invito relativo a Qatar Airways», racconta Chaibi, che fa parte della commissione Trasporti e vuol fermare l’accordo sui cieli. Di che si tratta esattamente?

Aeroporti italiani

A ottobre 2021 l’Ue e il Qatar siglano quello che la Commissione europea definisce come un «landmark agreement», una vera e propria bussola, e che – garantisce – sarà «foriero di grandi opportunità» per l’Europa. Il Qatar stesso viene definito come «un partner chiave». Nella sintesi di Bruxelles, «le compagnie aeree potranno operare con voli diretti da qualsiasi aeroporto in Ue verso il Qatar e viceversa per le compagnie aeree qatariote». Vengono citati anche investimenti in paesi tra i quali figura l’Italia: «Gli aeroporti europei in Germania, Francia, Italia, Belgio e Olanda saranno soggetti a espansione fino al 2024». E poi: «Ci sarà concorrenza alla pari». Insomma, una liberalizzazione del trasporto aereo.

Commissaria ex deputata

Per la Commissione europea, si esprime Adina Vălean, che ha la delega ai Trasporti: «Questo accordo, il primo tra l'Ue e la regione del Golfo, è un punto di riferimento globale per gli accordi di trasporto aereo orientati al futuro. È la testimonianza del nostro impegno comune per un'aviazione sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Questo accordo porterà nuove opportunità, più scelta e standard più elevati per i passeggeri, l'industria e l'aviazione». Interessante che la commissaria europea in questione, Vălean, fino al 2019 fosse all’Europarlamento, a guidare una commissione cruciale, quella su Industria ed Energia (la Itre), della quale poi nella legislatura successiva hanno fatto parte figure come Eva Kaili, trovata col contante in casa e destituita lunedì dal ruolo di vicepresidente d’aula.

Cosa non torna

Quando Bruxelles lancia l’accordo col Qatar, specifica che «le parti riconoscono l’importanza delle questioni sociali, concordano di cooperare a riguardo e di migliorare le rispettive leggi e politiche sociali e sul lavoro». Qui si intravede una apertura dell’Ue a riconoscere «gli sforzi» del Qatar sui diritti, che è proprio l’elemento anomalo ricorrente nei testi poi risultati sospetti per l’influenza indebita.Ma a essere ancora più sospetto – questo è il j’accuse dell’eurodeputata Chaibi – è che questo accordo possa esser stato presentato alla commissione Trasporti del Parlamento Ue «come una questione tecnica, che per noi non avrebbe potuto che portare vantaggi, un accordo win-win».Peccato che così facendo il Qatar avrebbe avuto accesso a un mercato europeo da quasi mezzo miliardo di cittadini, «noi da uno di meno di tre milioni», nota l’eurodeputata.

Più Qatar che società civile

Nel difendere l’accordo, l’Ue aveva di fatto ignorato le rimostranze arrivate da alcuni portatori di interessi e rappresentanti della società civile europei. Ad esempio la E4FC (Europeans for Fair Competition, europei per la concorrenza leale), che aggrega compagnie aeree e sindacati europei «a favore di una industria dell’aviazione competitiva», aveva messo in guardia che «garantire subito diritto di traffico aereo aggiuntivo al Qatar avrebbe impatto negativo sulla ripresa del settore europeo dell’aviazione, metterebbe a rischio le assunzioni e distorcerebbe il mercato». Insomma, uno scenario tutt’altro che win-win, come invece lo presentava la Commissione. Col senno di poi, troppo non torna: ecco perché c’è chi invoca lo stop all’accordo.

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