DENTRO IL THINK TANK ORBANIANO

Orbán lancia l’offensiva culturale dal suo avamposto illiberale a Budapest

(Il Danube Institute si trova su un bastione nella parte alta della capitale, a Buda, e domina la città.\\u00A0Foto Fdb)
(Il Danube Institute si trova su un bastione nella parte alta della capitale, a Buda, e domina la città. Foto Fdb)
  • «Intendo continuare la mia offensiva culturale», dice Orbán dopo la sua vittoria elettorale. Gli avamposti dell’offensiva sono due think tank foraggiati dal governo: il Danube Institute e il Mathias Corvinus Collegium. Oltre a elaborare un apparato intellettuale a corredo della orbaniana «democrazia illiberale», svolgono il ruolo di snodi di una rete internazionale. Qui si rinsaldano le alleanze con la destra Usa, italiana, francese e non solo. 
  • A presiedere il Danube Institute c’è John O’Sullivan. Una volta era il consigliere di Margaret Thatcher, oggi «la mia ex amica Anne Applebaum mi considera un traditore». O’Sullivan racconta perché la sua strada si è intrecciata con quella di Orbán, e dove porta.
  • Ma al Danube Institute c’è anche altro da scoprire. Le librerie sono sguarnite, non c’è biblioteca, e in compenso un gorilla tiene d’occhio il corridoio. Come mai? La risposta rivela fino a che punto il “pensatoio” è connesso al potere politico.

C’è qualcosa che Viktor Orbán dice di non voler toccare, qualunque sia la portata delle difficoltà economiche che attraverserà in questo suo nuovo mandato, nel quale conta su una maggioranza che gli consente di fare tutto, anche cambiare di nuovo la costituzione. «Non taglierò mai le spese per la cultura», dice. E poi precisa meglio il suo manifesto per i tempi a venire: «Io intendo continuare la mia offensiva culturale». Gli avamposti per l’offensiva, Orbán li ha già. Il Danube Institute e

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