L’ex presidente è uscito in tempo record dalla prigione in cui si trovava per i finanziamenti libici, ma oggi si aggiunge un altro capitolo tra i suoi tanti processi: la Cassazione conferma il verdetto per i finanziamenti della campagna 2012. Il mezzo anno senza condizionale era già stato convertito in domiciliari
Era appena riuscito a uscire di prigione in tempo record per il caso dei finanziamenti libici, sul quale si terrà nel marzo 2026 un processo d’appello. L’ex presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy si ritrova con l’ennesima condanna, stavolta definitiva: la Corte di cassazione ha rigettato il suo ricorso per quel che riguarda l’«affaire Bygmalion», per il quale conferma una condanna a un anno di carcere, di cui mezzo anno di reclusione, senza condizionale.
Va sottolineato tuttavia che la corte in appello aveva già concesso di convertire il mezzo anno senza condizionale in domiciliari con braccialetto elettronico, risparmiando all’ex presidente l’ennesimo passaggio in cella.
Il caso Bygmalion
Bygmalion è il nome di un’agenzia di comunicazione e i fatti risalgono alla campagna per le elezioni presidenziali del 2012. Sarkozy è stato condannato anzitutto per aver partecipato con l’agenzia a un sistema di false fatture volto ad aggirare i limiti alle spese di campagna.
Lo scandalo è stato scoperchiato dalla testata Le Point nell’ormai lontano 2014, ma soltanto nella primavera 2021 ha preso il via il processo per «finanziamento illegale di campagna elettorale». Nell’autunno di quell’anno, oltre una dozzina di indagati è stata dichiarata colpevole. A inizio 2024 l’ex presidente ha affrontato un processo d’appello con condanna a un anno di carcere, di cui sei mesi senza condizionale, che a febbraio di quell’anno erano stati convertiti in domiciliari sotto sorveglianza elettronica.
La Cassazione conferma oggi quel verdetto, respingendo il ricorso sarkoziano.
Il pluriprocessato Sarkozy
Già nel 2024, Nicolas Sarkozy era scampato al carcere nell’ambito di un altro dei tanti casi nei quali è implicato, l’“affaire des écoutes” o “affaire Bismuth”: lì l’ex presidente se l’era cavata col braccialetto elettronico. Questo 25 settembre è tornato a tormentarlo l’”affaire libico”, con condanna a cinque anni di carcere per «associazione a delinquere». La sua potente squadra di avvocati è riuscita a farlo uscire di prigione, nella quale era entrato il 21 ottobre, il 10 novembre, e si prepara al processo in appello previsto per marzo.
© Riproduzione riservata


